04 rond de jambe à terre

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Rond de Jamie à Terre, Søren Bebe.

Non appena entrai nello spogliatoio, riconobbi subito una testa di ricci molto familiare.
"Eccola, la traditrice." disse, rivolgendomi uno sguardo torvo.
Le lanciai un'occhiata confusa, io?
Serena annuì, incrociando le braccia sul petto.
"Oggi pomeriggio mi dai buca! Mi toccherà stare da sola con Alessandro.." mugolò, alzando gli occhi al cielo.
"Aaaah" iniziai a ridere all'idea.
Alessandro era un ragazzo più grande di noi, che da un paio di mesi si era preso una bella cotta per Serena.
"Ma è così dolce, dovresti dargli una possibilità" aggiunsi, facendole gli occhi dolci nella speranza di strapparle un sorriso, che non ottenni.
"Stronza" disse solo, abbassando lo sguardo sulle sue punte, perfettamente sistemate.
Risi di nuovo, iniziando a sistemarmi.
"Serena! Grazie al cielo sei qui" la voce stridula della maestra Polivari mi fece sobbalzare. "Dopo bisogna ripassare tutti gli esercizi, ma tanto già li sai, no?" rise nervosa, entrando nella sala.
I suoi lunghi capelli biondi erano più spettinati del solito, per quanto fosse brava nel suo lavoro, nessuno avrebbe mai detto che insegnava danza classica.
Di solito le maestre sono sempre estremamente in ordine e precise, mai un capello fuori posto e vestite sempre con colori neutri.
Invece la signora Polivari indossava solo colori accesi, come il suo caratteristico foulard di paillettes rosa e non aveva mai i capelli in ordine.
Chissà come fece quando lavorò all'Opera di Roma.
Serena le sorrise, annuendo.
"Tranquilla maestra, ho già ripassato tutto ieri, andrà benissimo" aggiunse con un tono calmo.
La Polivari fece un sospiro di sollievo, lanciando uno sguardo al resto della stanza, accorgendosi solo in quel momento della mia presenza.
"Giulia!" il suo sguardo si addolcì. " come stai piccola?"
"Tutto bene" sorrisi, andandole incontro, godendomi il suo abbraccio.
Da quando mia madre aveva iniziato a passare metà anno in Spagna, la signora Polivari mi faceva quasi da madre.
D'altronde passavo quasi tutto il mio tempo in quella scuola.
Seguendo quattro corsi differenti che avevano quattro lezioni settimanali ciascuno, era difficile non vivere lì dentro.
Eppure, per quanto tutto questo impegno non mi regalasse un sacco di tempo libero, ero felice.
La danza era da sempre stata la mia salvezza, ballare mi faceva dimenticare qualsiasi problema.
Ogni volta mi sembrava di entrare in una realtà parallela dove la cattiveria delle persone non poteva raggiungermi.
La Polivari mi dette un piccolo bacio sulla guancia, prima di tornarsene in sala dove qualcuno la stava chiamando.
Serena rise, scuotendo la testa.
"Cosa?" le chiesi confusa, togliendomi la felpa.
"Ormai c'ho rinunciato, sarai sempre tu la sua preferita" rispose, entrando in sala.
Risi di gusto, seguendola.

La lezione passò velocemente, essendo una delle prime, non si impararono cose nuove ma si ripassarono solamente degli esercizi dell'anno prima.
"Odio ripassare sempre le stesse cose" mormorò Serena, una volta uscite dalla sala.
Risi, spostando la mia roba accanto alla sua.
"E ancora di più odio te per oggi" aggiunse, iniziando a levarsi le punte.
"Prometto che mi farò perdonare!" dissi divertita, sciogliendo lo chignon.
Lei mi fece il verso, cercando le mezze punte nella sua borsa.
"Serena!" una voce maschile molto familiare ci raggiunse, e da come Sere alzò gli occhi al cielo, non ci misi molto a capire chi fosse.
"Alessandro!" lo salutò girandosi verso di lui col sorriso più falso mai visto in vita mia.
Lui ricambiò genuinamente felice, raggiungendoci.
"Giulia che bello rivederti!" disse non appena mi vide, dandomi un abbraccio veloce.
Gli sorrisi, "anche per me".
"Hai preparato tutto?" chiese Serena dimenticando immediatamente la sua finta felicità.
Alessandro spalancò gli occhi.
"Cazzo" mormorò, uscendo velocemente dalla stanza.
La mia amica sbuffò, lanciandomi un'occhiataccia.
"È tutta colpa tua, sappilo" disse, chiudendo la borsa. "Ti scrivo appena ho finito"
Annuì, mandole un bacio in aria prima che uscì dallo spogliatoio seguendo Alessandro nel magazzino.
Risi, non avevo mai capito perché facesse tanto la difficile coi ragazzi.
Ogni volta che qualcuno palesava un interesse nei suoi confronti, lei si chiudeva a riccio, cercando di allontanare tutti.
Alzai le spalle al pensiero, prendendo il cellulare e inviando un messaggio a Luca.
Ho finito, vieni? 
Sbuffai quando vidi che il suo ultimo accesso risaliva a due ore prima.
Se l'era dimenticato.
Cercando di dargli fiducia, uscii fuori dalla scuola ad aspettarlo.
Nel mentre, aprii instagram.
Per quanto l'odiassi, in quelle situazioni era l'ideale.
Non appena entrai, mi arrivò subito una notifica.

Sangiovanni1 ha chiesto di seguirti.

Spalancai la bocca, cosa?
Di già?
Come mi aveva trovata?
Gli avevo solo detto il mio nome!
Cliccai subito sulla notifica per guardare il suo profilo, imprecando non appena notai fosse privato.
Nella sua bio c'era solo scritto: chiamatemi pedro e l'immagine del profilo lo ritraeva con un cappello a pescatore zebrato.
Risi, era un pazzo.
Accettai la sua richiesta, inviandone subito una a lui.
Scossi la testa, aprendo spotify per avviare la playlist "This is Rosalìa".
Amavo troppo quella donna, e amavo le sue canzoni ancora di più.
Dime si me echas de meno' aún
Dime si no me perdonas aún
¿Qué harás con to' este veneno? Na' bueno
Dime si me echas de meno' aún
Iniziai a canticchiare le parole, andando a guardare qualche tweet su twitter.
Era il mio social preferito, nessuno sapeva chi fossi e la gente faceva decisamente ridere.
Nessuno ti giudicava, e potevi esprimere i tuoi interessi liberamente.

Sangiovanni1 ha accettato la tua richiesta, ora puoi guardare il suo profilo.

Sangiovanni1 ti ha inviato un messaggio: beccata.

Spalancai la bocca, guardando scioccata le mie nuove notifiche.
L'avevo già detto che era un pazzo?
Iniziai a pensare a cosa potessi rispondere, quando mio cugino mi salvò.
"Hey bella addormentata, non ho tutto il giorno!" la sua voce mi fece sobbalzare, costringendomi a spegnere il cellulare per raggiungere la sua macchina.
Gli sorrisi, arrossendo violentemente.
Luca mi guardò incuriosito, ma inspiegabilmente decise di fare finta di niente, iniziando a guidare.
La voce di Sfera Ebbasta riempì l'abitacolo della macchina, mentre cercava di superare una fila di macchine facendo una manovra che molto probabilmente era da ritiro della patente.

MALIBUDove le storie prendono vita. Scoprilo ora