09 notti in bianco

3.2K 155 4
                                    

9

Notti in bianco, Blanco.

"Allora perché ti trattano così?" la sua domanda fatta a bruciapelo spezzò il silenzio che si era creato fra di noi, troppo impegnati a mangiare.
Spalancai gli occhi, cosa avrei potuto dirgli?
"Ehm" iniziai ad annaspare, completamente sotto shock.
Lo conoscevo da meno di ventiquattro ore.
Non potevo raccontargli tutto, delle prese in giro, dei nomignoli, o si?
Lo guardai, stava tranquillo mentre finiva di mangiare le ultime schiacciatine, come se non mi avesse chiesto niente di che.
"Non c'è un motivo esatto" mormorai, sperando che fosse abbastanza.
Lui rimase in silenzio, appoggiando il patto, ormai vuoto, accanto a sè, stendendosi a guardare le stelle sopra di noi.
"Non mi piace quella Carlotta" constatò, scuotendo debolmente la testa.
Risi di fronte a quella affermazione, finendo l'ultima pizzetta che avevo, per sdraiarmi accanto a lui.
Rimanemmo in silenzio per non so quanto tempo, lasciandoci trasportare solamente dal rumore delle macchine che ogni tanto passavano.
D'un tratto lo guardai, teneva gli occhi chiusi, il viso completamente rilassato, sembrava un angelo.
Capii il motivo del suo soprannome.
Non so per qualche strano motivo, ma sentii come il bisogno di raccontargli tutto, come se qualsiasi cosa gli avessi mai potuto raccontare sarebbe rimasta lì, in quell'attimo, per sempre.
"È iniziato tutto alle elementari, quando Benedetta è arrivata in classe nostra.." iniziai, spostando lo sguardo da lui al cielo.
"ha iniziato a prendermi in giro dicendomi che ero pazza, strana, non ero normale, scleravo e ridevo tutto il tempo"
Lo sentii muoversi ma con un'occhiata fugace, constatai che teneva ancora gli occhi chiusi.
"Con lei, tutti gli altri la seguirono, iniziandomi a criticare per tutto." continuai, rabbrividendo al ricordo "Alle medie ho toccato il fondo"
Sospirai pesantemente, spostandomi una ciocca di capelli dal viso e abbassando lo sguardo sulle mie scarpe.
Non ne avevo mai parlato con nessuno che non fosse uno dei miei genitori o Luca.
Era veramente difficile buttare tutto fuori.
"Mi iniziarono a rovinare gli oggetti che avevo, mi tagliarono a pezzettini anche un giubbotto di pelle al quale tenevo da morire"
Lo sentii avvicinarsi, e alzando lo sguardo su di lui vidi che si era seduto proprio di fronte a me e mi guardava coi suoi grandi occhi azzurri.
"Un giorno risi ad una battuta di una ragazza e lei mi disse che prima di ridere di nuovo avrei dovuto aggiustare i miei denti" mormorai le ultime parole, sentendo le lacrime bagnarmi gli occhi.
Istintivamente mi abbracciai le ginocchia, nascondendo il mio viso coi capelli, non volevo mi vedesse piangere.
Ad un certo punto, sentii le sue braccia avvolgermi e stringermi in un abbraccio.
Iniziai a piangere sommessamente, tirando fuori tutto quello che avevo tenuto dentro per un sacco di tempo.
Non so perché lo feci, ma c'era qualcosa in quel ragazzo che mi faceva sentire a casa.
Tutto di lui mi faceva sentire al sicuro.
"In tutte le cose che hai detto.." iniziò "per me c'è qualcosa di bello"
Alzai lo sguardo per incontrare i suoi occhi.
"Eri quella diversa dagli altri" mormorò, spostandomi delicatamente una ciocca di capelli dal viso "cosa c'è meglio di questo?"
Sorrisi, vendendo immediatamente ricambiata.
"Io indosso un casco rosa, a volte mi metto lo smalto sulle unghie eppure cosa mi importa?" alzò le spalle "cosa importa a te?"
Piegai la testa di lato, assorbendo tutto quello che mi stava dicendo.
Sangio prese in mano una mia ciocca di capelli, iniziando a giocarci delicatamente.
"Sei diversa e questo lo devono accettare tutti" aggiunse, dandomi un leggero bacio sulla guancia.
Arrossii violentemente, abbracciandolo di nuovo, nascondendo il mio volto sul suo collo.
Non sapevo cosa stesse succedendo, come fossimo arrivati ad abbracciarci così o a dirci queste cose, ma mi piaceva.
Mi piaceva davvero.
"Ho trovato il mio porto sicuro nella danza" mormorai contro la sua pelle, "lì mi sento libera di essere me stessa".
Lui mi strinse più forte a sé, prima di allontanarsi di getto e guardarmi, con un sorriso a trecentosessanta gradi.
"E allora balliamo!" esclamò.
Lo guardai confusa, mentre tirava fuori dalla tasca dei jeans il suo cellulare.
"Ma che stai-" la voce di Gazzelle mi interruppe non appena avviò una canzone a tutto volume.
Spalancai gli occhi, "ma è notte! Disturberai tutti!"
Lui rise, appoggiando il cellulare per terra e alzandosi in piedi, porgendomi una mano che afferrai senza indugiare.
"E allora? Verranno a ballare con noi"
Con un movimento deciso, mi riprese fra le sue braccia, iniziando a improvvisare una specie di tango.
Iniziai a ridere, venendo seguita da lui che mi faceva eco.
Come due pazzi iniziammo a ballare, pestandoci i piedi a vicenda, completamente imbranati.
Le canzoni iniziarono a susseguirsi e a noi sembrava sempre di essere alla prima.
Era come se il tempo si fosse fermato a guardarci divertire insieme, completamente liberi.
Fu solo quando per poco non caddi in un casqué che ci fermammo a guardare il cielo, constatando che si era fatta l'alba.
Il nero della notte iniziava a lasciare il passo a un rosa sempre più intenso, con sprazzi azzurri e gialli.
Sorrisi felice osservando quello spettacolo.
"Wow" sentii Sangiovanni soffiare accanto a me, mentre mi teneva ancora per mano.
Solo in quel momento me ne accorsi, arrossendo violentemente.
Lui abbassò lo sguardo sul mio volto, prima confuso ma poi divertito non appena capii il movente di quel mio repentino cambio di colore.
"Sei così bambina Lola" disse sorridendo, e per la prima volta quella frase, detta da lui, mi piacque da morire.
Ricambiai il sorriso, avvicinandomi leggermente per intrecciare le nostre dita.
Il suo sorriso si fece più grande e, con mio immenso piacere, notai che pure le sue guance si colorarono debolmente.
Non appena se ne accorse, tornò immediatamente a guardare il cielo e ridendo, feci lo stesso.
Gazzelle in sottofondo riempì il nostro silenzio, mentre ammaliati ci godevamo quello spettacolo che stava avvenendo sopra di noi.

Ma tu lo sai come si fanno gli aeroplani di carta?
E come mai i nostri non rimangono mai in aria?
Un po' come noi
Un po' come noi

MALIBUDove le storie prendono vita. Scoprilo ora