73 pillole

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Pillole, Ariete.

"Giulia!"
Il suo tono di voce smascherava l'ansia che provava a nascondere con la sua espressione ferma, di finta sicurezza.
Sospirai, non sapevo realmente cosa avrei dovuto provare per quella donna ma tutto quello che sentivo era dispiacere.
Alla fine, oltre a Sangiovanni, la prima vittima di tutto era lei.
Rinchiusa in una gabbia di paura, ora si trovava a pregare che suo figlio non morisse per colpa di Walter.
Sinceramente, non riuscivo a trovare tortura peggiore per una madre.
"Come sta?" provai, ottenendo un sorriso che non raggiunse però i suoi occhi.
"Sono stata meglio," sospirò, passandosi una mano fra i capelli "e tu?"
Alzai le spalle, "lo stesso" risposi, trovando divertente come per quanto fossero completamente diversi, il suo volto nell'insieme mi ricordasse così tanto Sangiovanni.
"Grazie per quello che hai fatto a mio figlio" disse, cogliendomi completamente di sorpresa.
"Io?" chiesi, seguendola mentre andava a sedersi nella sala d'aspetto.
Lei annuì, sorridendomi debolmente.
"Non avevo mai visto Sangiovanni così felice come nelle ultime settimane" si voltò, incrociando i nostri sguardi "con te"
Le sue parole mi colpirono, facendomi perdere qualche battito.

Provai a sorriderle, non sapendo realmente che dire visto che le sue parole non fecero altro che ferirmi ancora di più.

Nemmeno io ero mai stata così felice come con lui, per questo la paura di non rivedere più il suo sorriso, di non sentire più il suo tocco contro la mia pelle o ascoltarlo mentre mi raccontava qualsiasi cosa mi toglieva qualsiasi voglia di continuare ad alzarmi la mattina, di continuare a sorridere.

Non le dissi niente di tutto ciò, limitando semplicemente a dire "Anche io ero felice" abbassando lo sguardo sulle mie mani, appoggiate sul mio grembo.

"Sai, non è stato facile... lo so che forse penserai che sono stata una stupida, che non dovevo aspettare di arrivare a tanto" alzai lo sguardo su di lei, solo per incontrare nel suo volto quel senso di colpa che emergeva dalle sue parole.

Mi si strinse il cuore, non era colpa sua, non lo era mai stata.

Per quanto non riuscissi a non provare rancore per tutto quello che aveva passato Sangio, sapevo che alla fine lei era la persona che aveva vissuto la parte peggiore della storia.

"Non devi-" provai, venendo interrotta.

"No, fammi finire" disse, prendendo le mie mani fra le sue. "L'incubo è finito, io.." sospirò gravemente, abbassando per un attimo lo sguardo "ho deciso di denunciarlo, ho deciso di porre fine a questo.. tanto lui non cambierà, non l'ha mai fatto finora e mai lo farà"

Cercò di nuovo i miei occhi, guardandomi seriamente, come per darmi la certezza che ciò che diceva era vero.

Annuì, stringendole le mani per rassicurarla.

"Ho deciso comunque di, ammesso che Sangio si risvegli" la sua voce si incrinò quando le sue parole ferirono entrambe, "andremo a vivere a Vicenza"

Trattenni il fiato, non riuscendo a credere a quello che stavo sentendo.

A Vicenza?

Dopo tutto quello che era successo, se si fosse risvegliato voleva portarmelo via di nuovo?

Dovetti aver fatto una faccia strana, perché lei spalancò gli occhi, scuotendo velocemente la testa.

MALIBUDove le storie prendono vita. Scoprilo ora