38 rosé

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Rosé, Peter White.

Ci vollero sia mia madre che Jorge per convincere Sangiovanni ad andare al pronto soccorso.
Ci teneva così tanto che passassi del tempo con mia madre che metteva me davanti alla sua.
Fu solo quando mise in moto la macchina che tirai un sospiro di sollievo, rilassandomi sul seggiolino.
Lo vidi con la coda dell'occhio stringere il volante così tanto che le nocche erano diventate bianche.
Sospirai, odiavo vederlo così.
"Andrà tutto bene" dissi, cogliendolo di sorpresa.
Mi rivolse uno sguardo veloce, provando a farmi un sorriso, veramente poco credibile.
Guardai di fronte a me la strada trafficata di Roma, ogni tanto era faticoso abitare in una città di questo tipo.
Il costante traffico in situazioni in cui dovevi veramente correre da qualche parte poteva essere snervante.
Decisi di mettere un po' di musica, solo per essere fermata da Sangio che ruppe il silenzio.
"Bella la tua famiglia" disse, rilassando debolmente la presa sul volante.
Sorrisi di riflesso, "gli sei piaciuto un sacco", era la verità, non avevo mai visto Jorge così coinvolto in una conversazione.
"Bene, menomale" il suo commento fu più un sussurro che però nel silenzio dell'abitacolo riuscì a sentire.
"Menomale?" chiesi confusa.
"Beh si," Sangio rispose come se fosse la cosa più ovvia "ci tengo veramente a te, a noi, quindi ci tengo tanto a piacere alla tua famiglia."
Le sue parole mi colsero di sorpresa, strappandomi un sorriso.
Guardai verso il finestrino, cercando di distrarmi per far scomparire il tripudio di farfalle che non aveva tardato ad arrivare nel mio stomaco.

Sangio rimase in silenzio per tutto il resto del viaggio, le sue nocche sul volante di tanto in tanto diventano bianche dalla tensione.
Avrei voluto fare o dire qualcosa, ma niente mi sembrò realmente appropriato o utile così decisi solamente di prendergli la mano una volta scesi dalla macchina.
Lui mi rivolse un piccolo sorriso, prima di farmi cenno di andare verso l'entrata.
Per quanto la struttura fosse enorme, non fu difficile trovare il pronto soccorso.
"Salve, desiderate?" la voce squillante di una piccola infermiera coi rasta ci colse di sorpresa.
"Cercavo Lidia Ascanaio, sono suo figlio" mi si strinse il cuore nel sentire la voce di Sangio spezzarsi dall'ansia.
Provai a stringergli la mano mentre seguivamo l'infermiera, venendo un pochino rincuorata da un suo mezzo sorriso che mi rivolse timidamente.
Quando l'infermiera entrò in una stanza, si fece serio, stringendomi istintivamente la mano.
Mi avvicinai a lui, come se in qualche modo potessi fare da scudo a quello che stavamo per vedere.
Una signora dai lunghi capelli grigi, perfettamente in ordine, si voltò di scatto, distogliendo lo sguardo dalla finestra, per rivolgerlo a Sangio.
Trattenni il respiro quando vidi il suo volto, i lineamenti delicati venivano offuscati da numerosi lividi che le ricoprivano la faccia, talvolta accompagnati da piccoli tagli, come quello che le spezzava il labbro inferiore.
Sentii Sangio accanto a me sussultare, prima di irrigidirsi, stringendomi la mano quasi a tal punto da non farci circolare più sangue.
Non mi lamentai, né glielo feci minimamente notare, anzi mi avvicinai ancora di più a lui ottenendo un'occhiata sorpresa dalla madre che, per la prima volta da quando ero entrata, mi notò.
Le mani ossute, anch'esse ricoperte da qualche livido, rimasero intrecciate sul suo grembo quando con la testa ci fece cenno di avvicinarci.
"Giovanni amore mio, presentaci" disse, rivolgendomi un gran sorriso.
Provai a ricambiare nonostante non riuscissi a distogliere lo sguardo da un profondo taglio che aveva sulla tempia.
"Lei è Giulia" il tono freddo di Sangio mi colse di sorpresa, "la mia ragazza"
Il sorriso della madre s'ingigantì ulteriormente a quelle parole, non facendo caso al tono distaccato di suo figlio.
"È un piacere Giulia, io sono Lidia, la madre di Giovanni" allungò una mano che strinsi molto delicatamente, cercando di non premere in alcun modo sui lividi.
"Cosa è successo davvero?" Sangio, che non aveva sbattuto ciglio, la fulminò con lo sguardo quando lei alzò gli occhi al cielo di fronte alla sua domanda.
"Amore non ti devi preoccupare" rispose tranquilla, "è stato tutto solo un incidente"
Sangio serrò la mandibola, "Giulia per favore puoi andarmi a prendere una bottiglia d'acqua?"
Annuì, sorpresa da quella richiesta ma grata per avere una scusa decente per lasciarli da soli.
Dopo aver rivolto un sorriso veloce alla madre, uscii dalla stanza.
Non era corretto, né leale nei suoi confronti, ma decisi di indugiai qualche minuto fuori dalla porta.

"Non ci sono scuse mamma, sono venuto dall'America per questo, perché sapevo che mi mentivi!" rabbrividii nel sentire Sangio così adirato, sono venuto dall'America per questo?
"Tesoro non devi preoccuparti, si risolve tutto" la voce della madre rimaneva pacata, meravigliandomi.

"Hey chi sei tu?" mi voltai di scatto, trovandomi a fissare due profondi occhi azzurri.
Le mie guance si tinsero di rosso mentre iniziai a cercare una scusa plausibile per giustificare cosa stessi facendo.
L'uomo davanti a me mi rivolgeva uno sguardo infastidito, mentre serrava le braccia sul petto, mettendo ancora di più in luce i suoi muscoli.
Deglutii a fatica, limitandomi a sorridere, "Sono Giulia, lei è?" provai a sviare il discorso, non ottenendo l'effetto desiderato.
"Sono Valentin, sono il compagno della signora dentro questa stanza, ma ripeto, tu chi sei?" mi fulminò con lo sguardo, assottigliando ancora di più le palpebre.
"Sono la ragazza di Giovanni, la figlia della signora dentro" mormorai, arrossendo ancora di più.
Valentin mi colse di sorpresa quando quasi immediatamente sciolse la sua espressione infastidita in un sorriso, abbracciandomi.
"Giulia! Ma che piacere!" esclamò non appena mi allontanai, estremamente in imbarazzo.
"Piacere mio" balbettai, non sapendo esattamente cosa dire.
"Cosa ci fai qui fuori? Vieni, entriamo subito!" mi disse, appoggiando un braccio sulle mie spalle.
Gli feci un sorriso forzato, cercando di sembrare il più tranquilla possibile mentre mi accompagnava dentro la stanza.

"Devi smetterla di fare così mamma!" l'urlo incazzato di Sangio ci accolse dentro la stanza, non facendo fare una piega a Valentin che annunciò subito il nostro ingresso.
"Amore! Giovanni! Ma che piacere vedervi!" il tono della sua voce si addolcì totalmente non appena vide la madre di Sangio, che gli rivolse un'enorme sorriso.
Il mio ragazzo invece si voltò di scatto, rivolgendo a Valentin uno sguardo glaciale.
Mi guardò confuso, assottigliando gli occhi quando vide il braccio di Valentin sulle mie spalle.
Rabbrividì non appena gli urlò contro

"Togli subito il tuo lurido braccio dalla mia ragazza"

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a/n
Siamo a metà !! 💘🥳

MALIBUDove le storie prendono vita. Scoprilo ora