20 18 anni

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18 anni, ARIETE.

Alla fine, dopo un'oretta, quando il signore del piano di sotto aveva smesso di urlare, mi rialzai, andando sul terrazzo.
Fumai almeno un pacchetto di sigarette, non riuscendo più ad addormentarmi.
La strada sotto di me, in alcuni momenti, sembrò morta, riprendendo vita solo all'alba.
Riconobbi il signore del primo piano andarsene via con la sua Ford rossa e la signora Alberti, dell'ultimo piano, andarsene in bicicletta da qualche parte.
Nelle cuffie, avevo ascoltato praticamente tutta la discografia di Rosalìa, sonnecchiando tra una canzone e l'altra.
In realtà, avevo sempre sofferto un po' di insonnia, eppure in quei giorni ero sempre riuscita a dormire perfettamente.
Ma ieri sera, non aver avuto un messaggio o un saluto da Sangio, era come se mi avesse risvegliato dalla bolla in cui mi trovavo, riportandomi alla realtà.
Fu solo quando buttai l'ultima sigaretta che lo notai.
Il suo, ormai familiare, motorino, sfrecciò nella mia via, parcheggiandosi proprio davanti al portone.
Confusa, guardai l'ora dal cellulare.
Erano le sette del mattino.
Lo vidi prendere in mano una busta dal bauletto, appoggiandovi il casco.
Che ci faceva qui?
Sobbalzai quando sentii arrivare una notifica, era un suo messaggio.

Buondì
Ho la colazione, salgo?

Tornai a guardarlo, solo per arrossire nel costatare che mi aveva visto.
Mi salutò con la mano, indicando la busta.
Sorrisi, era pazzo.

Ma tutto okay ?

Chiesi, guardandolo confusa.

Tutto okay.

E lui non mi aiutava.
Cedetti, facendogli segno con la testa di salire.
Mi guardai allo specchio dell'ingresso, solo per constatare che non potevo presentarmi coi vestiti di ieri.
Mi cambiai velocemente, mettendomi dei jeans neri e una felpa rossa.
Non mi piaceva spendere troppo nei vestiti, infatti avevo l'armadio pieno di cose puramente basic ed essenziali.
Quando aprii la porta, l'odore di cornetto appena sfornato mi pervase, risvegliando il mio stomaco che iniziò a brontolare rumorosamente.
Sangio rise, dandomi un bacio sulla guancia come saluto.
"Allora ho fatto bene ha portarlo" disse, entrando in casa.
Dalla busta tirò fuori un paio di cornetti vuoti e due ginseng.
"Come facevi a sapere che amavo il ginseng?" chiesi stupida, bevendone subito un sorso.
Lui si passò una mano fra i capelli, imbarazzato.
"Ne parlasti con Luca a cena, sabato, e boh me lo sono ricordato" rispose evasivo, incuriosendomi.
Non mi ricordavo di averne fatto parola, eppure mi piaceva il pensiero che c'avesse fatto caso.
"Tieni," mi porse il cornetto, tirando un morso al suo. "Buona colazione"
"A te" ripetei, arrossendo.
Mi piaceva come si prendeva cura di me.
Per quanto potesse sembrare strano, visto che erano passati pochi giorni e per quanto mi infastidisse l'idea che forse si stava stancando di me o di star correndo, con lui sembrava tutto così naturale.
Ogni tanto, guardandolo, mi pareva di conoscerlo da una vita.
"Oggi primo giorno" esordì, cogliendomi di sorpresa.
Annuì, oggi primo giorno.
Sprofondai nella sedia all'idea di tornare in quell'inferno, vedere le facce antipatiche di Carlotta, Benedetta e tutte le altre, non era la cosa più allettante.
Sangio rise di fronte alla mia espressione, stringendomi il braccio.
"Dai dai, saremo compagni di banco, ci divertiremo!"
A quelle parole, mi ricordai l'espressione di Carlotta appena l'aveva visto alla festa.
Il suo sguardo languido e lo sgomento nel realizzare che fosse con me.
Oh si.
Non sarebbe stata una brutta giornata.
Improvvisamente il mio umore cambiò, cogliendolo di sorpresa.
"Preparo lo zaino" dissi, andando in camera.
Mi cambiai, volevo essere il più attraente possibile.
Se dovevo farle invidia.
Lo dovevo fare bene.
Mi misi una felpa aderente, con sotto un top nero e un paio di jeans attillati.
Decisi di non truccarmi troppo, andavo comunque a scuola.
Mi piastrai i capelli, riempendomi del profumo più buono che avessi in casa.
Quando tornai in cucina, Sangio stava guardando il cellulare accigliato, non accorgendosi della mia presenza.
Tossii, catturando la sua attenzione.
Spalancò gli occhi non appena mi vide, arrossendo leggermente.
"Wow" mormorò, facendo esplodere le farfalle nel mio stomaco.
"Sono pronta" annunciai, prendendo in spalla il mio zaino.
Lui annuii, imbarazzato, raccattando il suo dal pavimento.

Quando salimmo sul motorino, mi strinsi al lui, cogliendolo di sorpresa.
Con la mano sul suo petto, potevo sentire il suo cuore battere più veloce.
Mi piaceva l'effetto che avevo su di lui.
Ma ancora di più mi piaceva il pensiero della faccia esterrefatta di Carlotta non appena c'avrebbe visto.
Per la prima volta, dopo anni avrei vinto io.
E il sapore della vittoria non era mai stato così dolce.

Infatti, gli occhi spalancati di Benedetta e l'espressione scioccata di Carlotta non appena ci videro, ricompensarono almeno una parte degli anni di prese in giro.
Lasciai il casco a Sangio, che mi guardò confuso, prendendomi per mano per andare verso la nostra classe.
Quando entrammo fece un fischio di apprezzamento, osservando intorno a sè l'edificio enorme.
"Me l'aspettavo più piccola" rivelò, guardando i ragazzi intorno a noi, che a loro volta ci guardavano confusi.
Per la prima volta Giulia la solitaria, aveva qualcuno.
Sorrisi, camminando con fierezza verso la mia classe.
Tutti i miei compagni si voltarono verso di noi, e Sangio salutò, leggermente imbarazzato.
"Ciao, sono Sangio il ragazzo nuovo" disse, sorridendo a tutte quelle persone che non potevo vedere.
Quando ci sedemmo all'ultimo banco, mi guardò divertito.
"Perché fai quella faccia?" chiese curioso, mettendo un braccio sulle mie spalle.
Scossi la testa, non avrebbe capito.
Anzi, forse l'avrebbe offeso sapere il motivo del mio sorriso soddisfatto.
Piuttosto, gli feci un riassunto sommario su come fossero le professoresse.
Quel giorno avevamo solamente due materie pesanti: matematica e fisica, per il resto sarebbe stata una giornata tranquilla.
Quando Carlotta e Benedetta entrarono in classe, ci squadrarono, guardandoci dall'alto al basso, mentre si sedevano al primo banco.
Come ogni anno, dovevano farsi vedere dai professori, e in qualche modo rimanere sempre al centro dell'attenzione.
Sbuffai, fulminandole con lo sguardo.
Sangio rise divertito, "Ah ora ho capito" mormorò, annuendo.
Lo guardai confusa, rimanendo sorpresa quando mi baciò davanti a tutti.
Non fu un bacio dolce come quello della sera prima, fu molto di più.
Mi prese il volto fra le mani, baciandomi quasi con urgenza.
Rimasi senza fiato quando si allontanò, arrossendo non appena notai gli sguardi scioccati di tutta la classe.
Sangio sorrise soddisfatto, tenendo il braccio sulle mie spalle e stringendomi a sè.

MALIBUDove le storie prendono vita. Scoprilo ora