11 si può darsi

3.2K 149 7
                                    

11

Si può darsi, Frah Quintale.

Quando tornai a casa, non riuscii a togliermi quello stupido sorriso dalla faccia.
Persino la signora Verdani del piano di sotto, mi chiese cos'avessi fatto per essere così felice.
Passai tutto il resto della domenica a pulire casa, per quanto sapessi che mio padre sarebbe tornato sabato prossimo, non volevo fare le rincorse all'ultimo.
Misi Dj Khalid a tutto volume, improvvisando qualche mossa di danza per rendere il tutto più divertente.
Mi cucinai anche dei pop corn da mangiare come snack-ricompensa fra un servizio e l'altro.
Fu solo quando il mio cellulare squillò, che mi accorsi che ore fossero.
Le tre e mezzo.
Avevo saltato il pranzo.
Alzai gli occhi al cielo, ringraziando che mio padre non fosse presente.
Odiava quando saltavo i pasti, anche se onestamente a volte mi capitava completamente a caso.
Semplicemente mi distraevo facendo altre cose e se non avevo fame, mi passava di mente.
Chiara ogni volta si meravigliava, lei amava mangiare e abbuffarsi di qualsiasi schifezza, anche se a giudicare dal suo fisico mingherlino, nessuno l'avrebbe mai detto.
Sorrisi quando mi accorsi che mi stava chiamando Serena per una videochat.
Non appena accettai, un'espressione impaurita mi accolse cogliendomi di sorpresa.
"MA ALLORA SEI VIVA?" urlò, facendomi sobbalzare.
La guardai confusa, annuendo.
"Non dovrei?" chiesi incerta, sedendomi sul divano.
Lei in tutta risposta mi fulminò con lo sguardo.
"Ieri sera Alessandro ha incontrato Luca alla festa e lui gli ha detto che non riusciva a trovarti, ti ho scritto una marea di messaggi!" Spalancai gli occhi, andando subito nei messaggi, sentendomi morire quando realizzai che aveva ragione.
Diciannove messaggi persi e tutti dove lei imprecava e mi chiedeva dove fossi finita.
Sorrisi imbarazzata, tornando a guardare il suo volto.
"È inutile che sorridi, non mi compri" aggiunse, alzando gli occhi al cielo "piuttosto che hai fatto?"
"Beh..." decisi di dirle tutto, omettendo alcune parti.
Non so perché ma non volevo sapesse che gli avevo raccontato di Carlotta e Benedetta, né che avevamo ballato.
Erano entrambi dei ricordi molto dolci, molto importanti, dei quali in qualche modo ero abbastanza gelosa.
Serena mi rivolse uno sguardo languido "quindi ora devo obbligatoriamente conoscere questo Sangiovanni" disse, facendomi l'occhiolino.
Risi, alzando gli occhi al cielo.
"Siamo solo compagni di banco" provai a sviare, guardando altrove.
"Sisi, e noi siamo solo compagne di corso" sbuffò, scuotendo la testa.
"A proposito com'è andata con Alessandro?" le chiesi maliziosa, cercando di cambiare argomento.
Lei mi fulminò con lo sguardo, facendomi ridere.
"Si è dichiarato" ammise, annoiata.
"COSA?" urlai, possibile che non le avevo scritto per un giorno e mi ero persa una cosa così importante?
"Beh si, alla fine della lezione mi ha dato una rosa che teneva nello zaino chiedendomi di uscire insieme martedì dopo la lezione" aggiunse con un tono piatto.
"E tu che hai detto?" pregai dentro di me che almeno gli avesse detto di no gentilmente, conoscendola, ero pronta al peggio.
Serena sbuffò, alzando gli occhi al cielo.
"Gli ho detto di sì"
"COSA? TU? SI?" spalancai gli occhi, incredula.
Serena non usciva con un ragazzo da anni.
Pensandoci, non ero sicura fosse nemmeno mai uscita veramente con qualcuno.
"Hey non farmene pentire!" Serena alzò le mani, arrossendo violentemente. "Mi dispiaceva dirgli di no, alla fine è sempre stato gentile con me e non pare il solito idiota che vuole solo arrivare al dunque. Una possibilità era d'obbligo" aggiunse, evitando il mio sguardo.
Risi compiaciuta.
"Quindi martedì sei di appuntamento?" provai maliziosa, ottenendo solo uno sguardo torvo.
"Si ma non incominciare o gli dico di no! Non so nemmeno dove mi porterà" per quanto provasse a nasconderlo, percepii una nota di eccitazione nella sua voce.
Alla fine, Alessandro era un bel ragazzo, aveva dei bellissimi occhi azzurri, e un fisico scolpito.
Inoltre, era di una dolcezza infinita.
Praticamente un principe azzurro moderno.
"Se lo dici a qualcuno ti ammazzo!" esclamò quando il mio citofono suonò.
Alzai gli occhi al cielo, promettendole di tenere la bocca cucita, prima di spegnere la chiamata.
Non mi sorpresi quando sentii la voce di Luca ma fui felice non appena notai il sacco di pizzette che aveva portato con sé.
Lui sorrise divertito, "so che hai saltato il pranzo, ti conosco fin troppo bene, quindi ti ho portato queste e.." tirò fuori qualcosa dalla tasca del suo giubbotto di pelle "questo"
Urlai felice quando vidi l'esthaté, prendendolo al volo e andando verso la cucina.
Amavo quella bevanda, era la mia droga.
"Quindi com'è andata la festa?" gli chiesi cercando di sviare subito qualsiasi domanda relativa alla mia notte con Sangiovanni.
Conoscendolo sarebbe impazzito, avrebbe cercato di ammazzarlo e poi mi avrebbe chiuso nella torre più alta come Raperonzolo.
In tema di ragazzi era sempre stato molto protettivo.
L'unico ragazzo che aveva da sempre approvato era Sebastian, forse perché sapeva che non ci sarebbe mai stato niente.
Per quanto mi piacesse da almeno sette anni, non c'era mai stato un periodo in cui avessi veramente mai avuto una possibilità.
Per i primi due anni correvo via ogni volta che lo vedevo, non permettendogli di conoscere nemmeno il mio nome.
Poi non appena riuscii a rimanere in sua presenza, si fidanzò con una certa Mirella, una ragazza della sua classe al liceo.
Stettero insieme per cinque anni, lasciandosi poco prima dell'inizio del mio ultimo anno, così che lui ora non volesse alcuna storia seria.
E, per quanto mi piacesse l'idea anche solo di uscirci insieme, non avrei mai accettato di essere solamente un'avventura.
Dopo tutto questo tempo sarebbe stato veramente deprimente.
Sette anni.
Un'avventura.
Meglio di no.
E poi, non penso abbia mai preso veramente in considerazione l'ipotetica e assurda idea di uscire con me visto che ero la cugina di Luca, ed entrambi sapevamo quanto potesse essere protettivo.
Quando all'inizio Deddy mi rivolgeva piccole attenzioni per gentilezza, lo fulminava con lo sguardo, tenendogli il muso per giorni.
Gli ci vollero mesi per capire che Deddy mi vedeva come una sorellina più piccola e io un po' come un fratellone.
Risi al ricordo, bei tempi.
"Ho incontrato Martina" la voce triste di Luca mi richiamò alla realtà, costringendomi a voltarmi per incontrare i suoi occhi lucidi.

MALIBUDove le storie prendono vita. Scoprilo ora