Capitolo 13

42 1 0
                                    

Quando ero piccola, la mamma mi diceva sempre di contare fino a dieci prima di dire o fare qualcosa di cui poi avrei potuto pentirmi.

Dubito fortemente che potrei pentirmi di una qualsiasi delle cose che ho pensato di fare negli ultimi cinque minuti, ma nonostante ciò mi sforzo di seguire il consiglio della mia genitrice. Beh, è un consiglio pessimo!

Devo ricordarmi di dire alla mamma che questa storia del contare fino a dieci non serve proprio a nulla. Sono arrivata a 178 e la furia cieca che si è impossessata di me non accenna neppure a diminuire.

Li aggredisco o cerco di chiarire le cose come farebbe una persona matura ed equilibrata? Infondo ho solo diciannove anni, credo che nessuno lo troverebbe inopportuno se decidessi di cavare gli occhi a entrambi.

Per quanto pensassi che partecipare a questa festa non fosse una buona idea, mai avrei creduto, uscendo di casa poche ore fa, che mi sarei ritrovata ad affrontare il mio ragazzo che si nasconde in un lurido cesso con la compagna del suo migliore amico! È talmente inverosimile che quasi stento a crederci.

Come ho fatto a essere così stupida? L'ho sempre difeso nonostante i suoi assurdi comportamenti, giustificandolo con la scusa di aver avuto una madre anaffettiva e un padre assente, ma non c'è nulla che possa scagionarlo di fronte a un comportamento del genere.

Se c'è una cosa di cui non ho mai dubitato è la sua sincerità ma evidentemente mi sbagliavo. Chissà quante altre cose non so di lui.

Sento che il mondo si sta sgretolando sotto ai miei piedi e io non posso fare niente per impedirlo.

Disprezzo: questa è l'unica cosa che provo nei suoi confronti, tanto disprezzo da riuscire persino ad attenuare la rabbia.

Non gli permetterò di distruggermi, li affronterò a testa alta. Non verserò una sola lacrima a causa di quei due traditori, sarò glaciale, lo tratterò con sufficienza. Ecco cosa farò.

Un'ultima rinfrescata al viso e mi sento finalmente pronta per andare in scena.

Da dietro la porta incriminata non si sente volare una mosca, mi pare evidente che quei due vigliacchi abbiano deciso di aspettare che io esca dal bagno per di sgattaiolare fuori dal loro nascondiglio. Credono ancora di riuscire a farla franca e invece, quando si decideranno finalmente a uscire da lì troveranno una bella sorpresa ad attenderli.

Ruoto il rubinetto interrompendo il flusso dell'acqua ed esco dal bagno preoccupandomi di fare abbastanza rumore da essere sentita.

Il corridoio che conduce alla sala principale è ancora deserto. Cammino freneticamente su e giù in attesa di poterlo finalmente affrontare.

Il tempo sembra essersi fermato. Continuo a pensare a cosa gli dirò quando me lo ritroverò davanti, ma la mia mente è completamente vuota.

Finalmente il cigolio della porta mette fine a questa interminabile attesa. Sollevo il viso per poterlo guardare dritto negli occhi, non intendo lasciargli alcuna via di scampo.

È solo, probabilmente hanno ritenuto opportuno evitare di farsi vedere insieme.

- Non sapevo che ti fossi messo a frequentare il bagno delle donne – uso un tono ironico ma deciso perché capisca subito che non sono lì per scherzare.

- Ali posso spiegarti tutto, davvero - cerca di avvicinarsi a me ma d'istinto indietreggio per mantenere le distanze, non riuscirei proprio a sopportare le sue mani sul mio corpo, il solo pensiero mi disgusta.

- Davvero? Allora sentiamo, sono proprio curiosa di scoprire cosa ti inventerai per giustificare il fatto che ti ho beccato in un disgustoso cesso con i pantaloni calati mentre ti scopavi la ragazza del tuo migliore amico. Perché sai, i movimenti del tuo bacino non lasciavano adito a equivoci - se uno sguardo potesse uccidere ora Luca sarebbe incenerito.

Sei tu il mio "tanto così"?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora