Capitolo 12

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Ultimo sabato di febbraio.

Finalmente è arrivata la sera della festa tanto attesa; attesa da tutti eccetto me naturalmente.

All'inizio scoprire che Penny non sarebbe venuta mi ha indispettita ma ora mi rendo conto che la malattia è stata una manna dal cielo. Se la mia migliore amica non fosse costretta a letto, ora sarebbe qui e mi costringerebbe a indossare abiti dai colori psichedelici, troppo stretti e troppo corti per i miei gusti!

Per non parlare delle scarpe che secondo lei devono avere almeno un tacco dodici per potersi definire tali.

Oggi mi ha chiamata una dozzina di volte per snocciolare un numero imprecisato di suggerimenti non richiesti, ai quali dovrei attenermi scrupolosamente.

Per fortuna non può ancora uscire di casa quindi mi basterà assecondarla il più possibile per poi, una volta interrotte definitivamente le comunicazioni, dimenticare tutto ciò che mi ha detto e fare esattamente come pare a me. Anzi è giunto il momento di darci un taglio con le sue continue interruzioni, mi ha già fatto perdere fin troppo tempo.

Luca sarà qui a momenti ed io sono ancora imbambolata davanti allo specchio a fissare la mia immagine riflessa.

Alla fine ho deciso di indossare un semplice paio di jeans a vita bassa con un top bianco che mi lascia scoperto l'ombelico e anche così mi sento a disagio, figuriamoci se avessi seguito le indicazioni di Penny.

Sono quasi pronta, infilo i miei adorati anfibi neri (con buona pace del tacco dodici) e ci siamo. So che la mia amica ne sarebbe inorridita ma mi mette a disagio ballare di fronte a degli sconosciuti per lo meno lasciatemelo fare indossando qualcosa di comodo e adatto a me. Per non parlare della figuraccia che avrei fatto inciampando sui tacchi vertiginosi che Penny pretendeva che indossassi.

Anche il trucco non è per niente appariscente. Un leggero strato di fondotinta, una passata di gloss per illuminare le labbra e un tocco di mascara.

I capelli ho rinunciato a sistemarli più di un'ora fa. Ho provato a dargli la piega desiderata ma niente da fare, sembra che vivano di vita propria.

Il campanello annuncia l'arrivo del mio accompagnatore.

Prima di uscire mi affaccio alla porta del salotto per salutare i miei genitori.

- Ciao mamma, ciao papà, io vado - è l'ultimo film di Bruce Willis quello? Non so che darei per infilarmi il pigiamone di pile e intrufolarmi tra di loro per gustarmi lo spettacolo. Forse ha ragione Nick quando mi accusa di essere vecchia dentro.

- Ciao tesoro, ti sei ricordata di prendere le chiavi? - beccata, e non ho scordato solo le chiavi ma tutta la borsa con tanto di documenti e cellulare.

- Certo mamma, per chi mi hai presa? – senza farmi vedere recupero la tracolla e li supero per uscire di casa.

L'auto di Luca è parcheggiata nel vialetto d'ingresso. Salgo a bordo e mi sporgo verso il sedile del guidatore per salutarlo con un bacio a fior di labbra.

In macchina con noi ci sono anche Andrea, il migliore amico di Luca, e la sua fidanzata Angela. Stanno insieme da circa sei anni e la loro è una relazione a distanza. Lei vive a Roma per cui non si vedono molto spesso. Le cose però cambieranno a breve. Dopo la laurea, infatti, Andrea cercherà lavoro nella capitale e andranno a vivere assieme. È un grande passo per due ragazzi così giovani ma la loro è una relazione ormai rodata e non credo ci saranno problemi, per lo meno non da parte di Andrea, su Angela non mi esprimo, la conosco troppo poco per poterla giudicare e mi sembra una persona piuttosto difficile da interpretare. Un attimo prima non fa che dispensare sorrisi e quello dopo ti guarda in cagnesco come se le avessi appena fatto un enorme torto. Chi la capisce è bravo.

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