Capitolo 32

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** ATTENZIONE: questo capitolo contiene scene erotiche riservate ad un pubblico adulto che potrebbero risultare non adatte a lettori minorenni **

31 Gennaio

Gli ultimi tre giorni sono stati un vero inferno.

La mia migliore amica non ha perso occasione per farmi la predica, neanche lei non si fosse mai concessa un bicchierino durante il turno di lavoro.

Nicolas, invece, stentava a crederci. Ci ho messo un sacco di tempo per convincerlo che non si trattava di uno scherzo e quando alla fine, grazie all'intervento di Penelope, ha capito che non stavo mentendo si è limitato a dire: "Avrei venduto l'anima al diavolo per di vederti in quelle condizioni".

E, dulcis in fundo, c'è la mia dolce sorellona che da quella notte mi tiene sotto scacco minacciando di rivelare ai nostri genitori che non sono la figlia perfetta e irreprensibile che credono. Con tutte le volte che ho coperto le sue fughe adolescenziali mi sarei aspettata un po' più di riconoscenza da parte sua.

Per una volta che sono io a fare una sciocchezza sono tutti lì, pronti a giudicarmi come se avessi perpetrato un crimine della peggior specie. Per la miseria ho solamente commesso uno stupido errore che non ho la minima intenzione di ripetere, per quanto ancora pensano di farmelo pesare?

E quando non sono gli altri a tormentarmi lo fanno i mille pensieri che vorticano assordanti nella mia testa.

Ho sempre pensato che perdere la memoria a causa dell'alcool fosse una baggianata, una storia che ci s'inventa perché fa più comodo fingere di non ricordare che ammettere di essersi resi ridicoli, ma mi sono dovuta ricredere.

Ho perso completamente due ore della mia vita, totalmente svanite, il buio più nero.

Cosa ho detto ad Alex quella sera? Ci ho pensato e ripensato ma i ricordi proprio non vogliono saperne di fornire il benché minimo indizio. Spero solo di non essermene uscita con un'altra eclatante dichiarazione d'amore riuscendo a spaventarlo ancora di più di quanto già non fosse!

In ogni caso tra non molto lo scoprirò visto che il giorno della resa dei conti è finalmente arrivato.

Penelope ha insistito per accompagnarmi fino a casa sua promettendo che, se le cose fossero andate male, sarebbe subito venuta a recuperarmi.

In caso contrario si è offerta di reggermi il gioco con i miei, dicendo loro che dormirò da lei. Io non avevo neppure preso in considerazione l'eventualità che Alex m'invitasse a fermarmi per la notte e anche ora continuo a essere piuttosto scettica. Al contrario della mia amica che, notando quanto quella considerazione mi avesse sconvolta, ha commentato: "non dirmi che non ci avevi pensato? Perché credi ti abbia detto che i suoi sono ancora fuori città?". Per lei era così ovvio che quella frase avesse certe implicazioni che per il resto del tragitto non ha fatto altro che ridere della mia ingenuità.

Mi ha lasciata di fronte a casa di Alex dieci minuti fa e ancora non ho trovato il coraggio di suonare. Passeggio sul marciapiede indecisa se muovere qualche passo in direzione dell'ingresso o rimanere qui, rimandando l'inevitabile.

Dal punto in cui mi trovo posso vedere la recinzione che delimita l'ampio piazzale sul quale si affaccia il basso fabbricato che ospita gli uffici della ditta di famiglia.

L'abitazione principale si trova sul lato opposto. Si tratta di una villetta bifamiliare piuttosto ampia il cui aspetto è molto simile a quello di tutte le altre abitazioni della zona. Al piano superiore vive il cugino, trasferitosi qualche mese fa da Bergamo, mentre loro occupano il piano terra.

Affondo le mani nelle tasche alla ricerca di un po' di tepore.

L'aria fredda, che mi entra nei polmoni, è come una sferzata di energia che m'induce a muovere i primi timidi passi verso l'ingresso.

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