Capitolo 24

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24 Gennaio

Ero appena entrata nella vasca da bagno quando il campanello ha cominciato a suonare freneticamente e senza sosta. Ma chi diavolo sarà a quest'ora?

M'infilo in fretta l'accappatoio e, completamente fradicia, vado ad aprire la porta.

- Finalmente! Credevo che mi avresti fatta aspettare qui per tutto il giorno – Penny, con la grazia e l'eleganza che la contraddistinguono, mi dà uno spintone e senza troppi complimenti entra in casa.

- Non dovevi arrivare prima delle 17:00! - urlo irritata per essere stata costretta a interrompere uno dei rari momenti di relax che mi concedo.

Meglio spostarsi dalla sua traiettoria onde evitare che mi urti "involontariamente" mentre si fa strada per i corridoi di casa mia che conosce come le sue tasche.

- Che diavolo c'è lì dentro? – domando, notando l'enorme trolley che si trascina dietro.

- Visto il lavoro che dobbiamo fare ho pensato di anticipare l'appuntamento di un paio d'ore e ho portato con me gli attrezzi del mestiere – ve l'ho già detto che ogni tanto Penny riesce davvero a spaventarmi? Ecco questo è uno di quei momenti.

- Forza, subito al lavoro, non c'è tempo da perdere! - con fare teatrale Penelope si sfila la giacca abbandonandola sul divano.

- Non dirmi che stavi facendo la doccia? - che intuito, sono davanti a lei completamente bagnata e vestita solo dell'accappatoio, che altro avrei potuto fare conciata così?

- Ero comodamente stesa nella vasca e mi stavo rilassando alla grande prima che tu facessi irruzione in casa mia! - sto letteralmente congelando, ci manca solo che mi prenda un raffreddore adesso.

- Bene allora torniamo in bagno e cominciamo da lì - afferra la maniglia del trolley e si avvia lungo il corridoio seguita dal lieve cigolio delle ruote che scivolano sul pavimento. Sono terrorizzata ma almeno nella stanza da bagno il tepore della stufetta elettrica mi darà un po' di sollievo.

Una volta sistemata la sua roba, Penelope fa scorrere la cerniera della valigia svelandone finalmente il contenuto.

Riconosco immediatamente la sua inseparabile trousse con tutto il necessario per un trucco. Sapevo che l'avrebbe portata, perciò vederla non mi stupisce più di tanto, è tutto il resto a farmi paura. Mi preoccupa in particolare uno strano marchingegno, adagiato in mezzo alle altre cose, di cui ignoro completamente la funzione.

Questa sera esco a cena con Alex e Penny si è offerta di darmi una mano con i preparativi. Sapevo che avrebbe tentato di stravolgere il mio aspetto proponendomi abiti stravaganti o troppo succinti ma non potevo immaginare che si sarebbe presentata qui, alle tre del pomeriggio, con un numero imprecisato di boccette, tubetti e altri strani arnesi.

Da quel giorno a casa di mia sorella Alex ed io ci siamo incontrati solamente in palestra, lì però è difficile avere un contatto.

Durante la lezione mi tratta come qualsiasi altra allieva e dopo è sempre impegnato con qualcuno che ha bisogno di spiegazioni extra. Rimanere soli è praticamente impossibile, tanto che è stato costretto a usare un modo alternativo e tutto nostro per invitarmi a cena.

Una sera, uscendo dal centro sportivo, ho trovato un bigliettino pizzicato sotto il tergicristallo della mia auto:

"Avevo pensato di mandarti un sms ma come avrai capito trovo tutto ciò che ha a che fare con la tecnologia troppo freddo e distaccato, perciò ho pensato che fosse carino utilizzare il tuo stesso metodo per invitarti a cena fuori. Passo a prenderti lunedì prossimo per le 20:00. Lascia a casa il cellulare, il cerca persone e qualunque altro aggeggio elettronico con il quale potrebbero rintracciarti. Questa volta mi assicurerò che tutto fili liscio! A lunedì A.".

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