Capitolo 59

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Sono da poco passate le dieci quando lascio la macchina nel posto auto riservato al 4B e raggiungo l'ingresso del palazzo dove si trova l'appartamento che condivido con Edoardo. Ho cenato con Bianca, Simone e le due pesti. La chiacchierata con Gabriele è riuscita in qualche modo a tranquillizzarmi ed il resto della serata è stato particolarmente gradevole, soprattutto se si considera che normalmente consumo il mio pasto riscaldato tutta sola davanti alla televisione in attesa che Edo rientri. Mi ha decisamente fatto bene cambiare aria per qualche ora, mi sento come rigenerata.

Oggi ho deciso di concedermi una piccola pausa e il manuale di Diritto Costituzionale che mi ero portata per ripassare è rimasto abbandonato su di un ripiano della cucina di mia sorella per tutto il pomeriggio. Nonostante ciò mi sento comunque spossata e non vedo l'ora di raggiungere la mia confortevole camera da letto per raggomitolarmi sotto le coperte e permettere alle rotelline che girano freneticamente nel mio cervello di rallentare un poco la loro corsa. Non ho nessuna intenzione di arrovellarmi per cercare una soluzione ai miei problemi, per lo meno non questa sera, infondo come diceva Rossella O'hara "domani è un altro giorno".

Sono questi i pensieri che mi accompagnano mentre frugo nella borsa alla ricerca delle chiavi di casa per poi infilarle nella toppa. Ancora non so quanto lontani dalla realtà siano i miei piani per la serata. Ripongo le chiavi nel portaoggetti accanto all'ingresso e sfilo le scarpe provando un'immediata sensazione di sollievo.

- Sono a casa - urlo per farmi sentire. Edoardo dovrebbe già essere rientrato a quest'ora, è difficile che si trattenga in ufficio fino a così tardi a meno che, sapendo che avrei trascorso la serata da mia sorella, non abbia deciso di fermarsi un po' di più per portarsi avanti con il lavoro.

Il silenzio che avvolge l'intero appartamento per un attimo sembra avvalorare questa ipotesi ma poi la mia attenzione viene catturata da una flebile luce proveniente dal corridoio che conduce alla zona notte. Lo imbocco e ciò che vedo mi lascia senza parole: una fila di candele percorre tutta la distanza tra il punto in cui mi trovo è l'ingresso della nostra camera da letto.

Lentamente muovo un passo dopo l'altro in quella direzione cercando di respirare regolarmente nonostante il cuore mi sia improvvisamente risalito fino alla gola.

Raggiungo l'uscio e mi sporgo per sbirciare all'interno. Ci sono altre candele accese e petali di rose sparsi ovunque, è senza ombra di dubbio la cosa più romantica che qualcuno abbia mai fatto per me, ma allora perché mi sento così... terrorizzata?

Raccolgo tutto il coraggio di cui dispongo ed entro nella stanza guardandomi intorno alla ricerca del mio compagno. Di lui nessuna traccia ma c'è qualcos'altro che attira la mia attenzione, si tratta di una piccola scatolina quadrata di velluto blu riposta con cura al centro del mio cuscino. Mi avvicino di più per essere sicura di non aver preso un abbaglio. No, nessuna allucinazione, è proprio lì. Mi porto le mani alla bocca per trattenere lo stupore mentre il cuore prende a galoppare ancora più freneticamente di prima, tanto che ne sento il battito assordante rimbombare incessantemente nelle orecchie. Forse se chiudo gli occhi tutto questo sparirà! Ditemi che è solo un sogno, non sono pronta per assumermi un impegno del genere.

Ho ancora le palpebre serrate quando due braccia mi avvolgono la vita e un inconfondibile profumo di gelsomino invade le mie narici.

- Finalmente sei tornata, era un po' che ti aspettavo - sussurra al mio orecchio per poi lasciare una scia di baci nell'incavo del mio collo.

Devo raccogliere tutto il coraggio di cui dispongo per riuscire a voltarmi e puntare i miei occhi nei suoi.

- Che cosa significa tutto questo? - la voce mi trema a tal punto che giunge incerta persino alle mie orecchie.

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