Capitolo 67

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Approfitto del fatto che Alex debba sistemare la Vespa in garage per precederlo lungo la scalinata e avviarmi da sola verso la nostra abitazione. Il mio scopo è quello di sottrarmi ad ulteriori inutili discussioni, tanto ormai è chiaro che ci risulta impossibile comportarci da persone civili. Ma i miei tentativi di evitarlo sono vani perché Alex è molto più veloce di me e ci mette un attimo a raggiungermi. Sento i suoi passi proprio alle mie spalle e quando sono costretta a fermarmi per aprire il cancelletto del nostro terrazzino me lo ritrovo praticamente addosso.

Lui non parla ed io mi affretto ad entrare in casa senza degnarlo di uno sguardo. Ad ampie falcate raggiungo la mia camera, se così la si può definire visto che non esistono porte a separarla dall'ambiente circostante, e afferro la valigia che giace a terra ancora in attesa di essere svuotata. Alex non è salito sul soppalco, non ho sentito l'ormai familiare rumore dei gradini che scricchiolano per cui deve ancora essere nei paraggi solo che io non ho il coraggio di cercarlo, rischierei di essere risucchiata da quelle pozze scure che si ritrova al posto degli occhi e allora sarei perduta.

Apatica, inizio a trascinare la valigia dirigendomi verso il bagno, riesco quasi a sentire il suo respiro pesante alitarmi sul collo. È vicino, troppo vicino.

- Che cosa credi di fare ora? - continuo a non degnarlo di uno sguardo consapevole del fatto che incrociare anche solo per un istante quelle iridi scure potrebbe indurmi ad abbandonare i miei propositi di vendetta.

- Non so tu ma io sono venuta in vacanza per divertirmi quindi ho tutte le intenzioni di uscire questa sera - non sento più alcun rumore oltre il cigolare delle ruote del trolley che scorrono sul pavimento, deve aver smesso di seguirmi.

- Stai scherzando vero? Io e te dobbiamo parlare! - il suo tono è sempre arrabbiato ma adesso sento anche un briciolo di delusione nelle sue parole. Non devo lasciarmi abbindolare dalla sua voce calda e profonda, non devo cedere proprio ora, questa volta andrò fino in fondo.

- Federico mi ha detto che lui e Cate questa sera vanno in un locale qui vicino con degli amici, passano a prenderci per le dieci - mi limito ad aggiungere prima di spingere la valigia dentro il bagno e richiudermi la porta alle spalle. Alex non emette più neppure un fiato e poco dopo sento i suoi passi che ti allontanano e lo scricchiolio dei pioli della scala che porta al soppalco.

Finalmente l'aria torna a riempire i miei polmoni, neppure mi ero accorta di aver smesso di respirare. Scivolo lungo la parete del bagno alla quale mi sono appoggiata per paura di non riuscire a reggermi in piedi e mi rannicchio sul pavimento. Devo assolutamente calmarmi altrimenti impazzirò.

Pochi minuti dopo mi infilo sotto la doccia, l'acqua che scroscia lungo il mio corpo riesce a rilassarmi allontanando parte della tensione accumulata durante la giornata. Lascio che il getto del soffione massaggi i miei muscoli per un tempo infinito, non ho alcuna intenzione di uscire dal bagno prima delle dieci, non voglio assolutamente ritrovarmi ancora da sola con lui.

Aspetterò di sentire la voce squillante di Caterina e, solo quando sarò sicura che i nostri vicini siano arrivati, uscirò dal mio rifugio, per questa sera Alex può anche non lavarsi!

Con il corpo avvolto nell'asciugamano mi avvicino alla valigia in cerca di un abito intravisto la sera precedente. Ieri lo avevo subito scartato consapevole che non mi sarei mai sentita a mio agio con quel coso striminzito addosso. Deve trattarsi di uno dei "regali" di Penny, nessun altro avrebbe avuto un'idea così malsana se non la mia migliore amica.

Oggi però mi sento più intraprendente, se davvero voglio tentare di farlo ingelosire per scatenare una qualche reazione da parte sua, devo rinchiudere in un angolino oscuro della mia mente la parte più pudica di me e andarci giù pesante.

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