07 - Quel primo giorno di palestra

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Quel giorno Hayley era particolarmente emozionata, avrebbe iniziato il suo primo giorno di palestra e non stava più nella pelle, anche se era quasi sicura di pentirsene qualche secondo dopo aver iniziato un esercizio, ma per il momento era contenta di iniziare e di fare qualcosa per il suo corpo e per lei.

Preparò il suo borsone da palestra, indossò la sua tuta a maniche corte, interamente rosa e dopo essersi data l'ultima occhiata sul suo outfit, si precipitò fuori casa.

Impiegò giusto quei dieci minuti a piedi per raggiungere il grande edificio e una volta raggiunto, non potè contenere la sua felicità.

Entrò e la prima persona che vide a pochi metri di distanza, mentre era intento ad allenare i muscoli delle braccia su uno strano macchinario fatto apposta, fu proprio Nicolò.

I due al solito non si scambiarono saluti o altro, si guardarono ma nessuno dei due era intenzionato a proferire parola all'altro.

Hayley andò subito a posizionarsi su un altro strano macchinario che aveva la funzione di allenare le braccia. Era una seduta, tipo lettino, sopra la sua testa vi era una specie di fune che bisognava tirare per far sì che i pesi andassero su e giù a seconda del movimento.

"Che sarà mai" pensò una volta presa posizione, Nicolò dal canto suo la osservava, talvolta ridendo, un sorriso fine, quasi di scherno, gli incorniciava il volto. Questo non passò di certo inosservato agli occhi della ragazza, ma decise di non dargli corda.

Si allungò il giusto per far sì che le sue braccia arrivassero ad afferrare la cordicella, poi con quanta più forza avesse in corpo tirò... ma non successe nulla.

C'era sicuramente qualcosa che non andava, ma non sapeva spiegarsi cosa.

E il problema era che non sapeva a chi domandare visto che in quel momento lì c'era solo Nicolò e di sicuro non gli avrebbe chiesto niente.

Ci riprovò una seconda volta, ma anche quella volta non successe nulla.

"Che strano" pensò "evidentemente la palestra non fa per me".

<<Se è la tua prima volta, ti conviene mettere meno peso e regolare la manovella che trovi alla tua sinistra, sai... prima di te c'è stato uno grosso il doppio>>.

Hayley alzò gli occhi al cielo, purtroppo quell'accento sardo l'avrebbe perseguitata ovunque, ma almeno era stato utile quella volta, perciò senza ringraziarlo, girò la manovella nella sua direzione e si riposizionò afferrando nuovamente la cordicella, tirò con tutta la sua forza e... ancora nulla.

<<Ti faccio vedere, levati>>.

Nicolò si alzò dalla sua posizione e Hayley, anche se di malavoglia, si alzò per lasciargli lo spazio in modo tale da poter aggiustare quell'aggeggio infernale e permetterle finalmente di fare esercizio. L'aveva sempre visto fare in tv ed era curiosa di provarlo anche lei, ma non immaginava fosse tanto difficile.

Improvvisamente la porta d'entrata si spalancò e da essa entrò un altro ragazzo, anche lui ben piazzato e con un borsone sulle spalle.

<<Scusate il ritardo, oggi c'è stato un casino dietro l'altro>>.

Prese posto dietro una scrivania, poggiò alcuni fogli su di essa, si tolse la giacca e poi guardò i due ragazzi.

<<Tu sei nuova?>> domandò ad Hayley, avvicinandosi. Lei non proferì parola, si limitò ad annuire mentre il ragazzo, ormai prossimo davanti a loro, la squadrò <<io sono Federico, piacere, mi occupo di questo posto e credo che sarò il tuo coach, aspetta che controllo>> esclamò allontanandossi nuovamente per dirigersi ancora una volta alla scrivania, recuperare la cartelletta e tornare di nuovo davanti a lei <<sei Hayley giusto?>> le domandò e lei, ancora una volta annuì senza riuscire a proferire parola <<sì allora sì, lavoreremo insieme, c'è qualche problema con i macchinari?>>.

Che strana coincidenza, si chiamava proprio come il suo migliore amico d'infanzia, comunque decise di non accennare a quel piccolo particolare.

Hayley guardò prima quello strano tipo, poi puntò gli occhi su Nicolò che se ne stava di fianco a lei a osservare la scena e infine puntò gli occhi sulla macchina posta dietro di lei.

<<Sì, non riesco a fare questo esercizio, mi metto in posizione, ma quando devo iniziare, i pesi non scendono. È la mia prima volta qui e sono un po' imbranata>> affermò leggermente in imbarazzo.

<<Comunque non c'è bisogno che intervieni, ci stavo pensando io>> prese parola Nicolò, fulminandolo con lo sguardo.

<<Qui il coach sono io, quindi se non ti dispiace, torna a fare i tuoi esercizi che qui ci penso io>> lo liquidò con un gesto della mano.

Ovviamente ad Hayley non sfuggì il nervovismo palpabile negli occhi di Nicolò, tutto di lui avrebbe voluto farlo a pezzi, saltargli addosso e picchiarlo fino a che non avrebbe chiesto pietà. Avrebbe potuto vederlo dalle sue mani che si stringevano a pugni o dai suoi denti che mordevano freneticamente il suo labbro inferiore.

Era sicura che nessuno prima di allora avesse osato parlargli in quel modo, lui era il maschio alfa, se voleva una cosa, la otteneva, se voleva fare qualcosa, l'avrebbe fatta, anche a costo di rimetterci qualche dente. Si era alzato dalla sua postazione per andare ad aiutare una ragazza, che poi fosse la sua peggior nemica era una cosa di poco conto e non avrebbe permesso a nessuno di immischiarsi in affari che non gli riguardavano. Ne andava del suo orgoglio.

Ma quella volta, l'orgoglio decise di lasciarlo da parte.

Si allontanò senza dire altro e tornò alla sua posizione, senza però togliere mai gli occhi dai due.

Hayley sembrava davvero a suo agio con quel suo nuovo coach, lo guardava, lo ammirava, spesso le capitava di osservare anche il suo fondoschiena quando si abbassava per spiegarle l'esercizio, si ravvivava i capelli per attirare l'attenzione e tutto questo faceva ridere Nicolò.

Si limitò a osservarli da lontano, l'imbarazzo della ragazza era palpabile e tutto questo lo divertiva.

Già si immaginava la faccia divertita del suo migliore amico quando gli avrebbe raccontato cosa era successo. Di sicuro la prossima volta sarebbe venuto anche lui per tenerla d'occhio, così diceva sempre.

Nicolò si fissò nuovamente su di Hayley, questa volta era sola, quel bellimbusto platinato si era finalmente allontanato.

Sarebbe voluto andare da lei, prenderla in giro sul suo atteggiamento, ma si arrestò sui suoi passi quando il suo sguardo si alzò e incrociò quello della ragazza che già lo stava fissando, lasciandolo per un istante senza parole e senza alcuna voglia di muoversi da lì.

Dimmi che ne vale la pena || Nicolò BarellaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora