15 - Il momento di agire

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Hayley quel giorno si svegliò davvero di buon umore, come prima cosa scrisse il messaggio del buongiorno nel gruppo che condivideva con i suoi amici, poi corse in bagno a fare la sua solita doccia, prese intimo e vestiti puliti e si chiuse in bagno.

Il momento della doccia era quello che più preferiva, si sentiva appagata una volta conclusa. Era quel momento in cui poteva far emergere la cantante che c'era in lei, perchè in quel bagno lì aveva fatto le sue migliori performance. Il suo pubblico erano i flaconi di shampoo e bagnoschiuma posti nella vasca, come microfono utilizzava il sifone della doccia e ogni tanto, quando era certa di essere davvero da sola, senza il suo migliore amico nella stanza accanto, improvvisava anche qualche balletto.

Per lei tutto quello era divertente e anche quel giorno lì non fece eccezione.

Aveva appena concluso una delle sue migliori performance, quando sentì il campanello di casa sua.

Prese di corsa un asciugamano e se lo avvolse in vita, in seguito tamponò i suoi lunghi capelli neri con un altro asciugamano leggermente più piccolo e se lo avvolse come turbante in modo da tenerli tutti ed evitare di sgocciolare in giro per casa, poi, ancora scalza, scese al piano di sotto e andò ad aprire immaginando di trovare Federico dall'altra parte della porta, invece rimase delusa quando al suo posto c'erano Lorenzo e Ciro.

Senza neanche attendere il permesso della ragazza, entrarono in casa, si tolsero le scarpe e si buttarono sul divano, il tutto di fronte allo sguardo sbigottito di Hayley, che, ancora mezza nuda, teneva la maniglia della porta mentre li seguiva con lo sguardo.

<<Per caso disturbiamo?>> chiese Lorenzo facendo come se fosse a casa sua.

<<Veramente dovrei uscire tra poco, ma cosa siete venuti a fare?>>.

Era davvero strano trovare lì tutti e due, di solito si facevano sempre vedere insieme in gruppo, era davvero raro vederli divisi, ma era anche vero che non vivevano in simbiosi e che ognuno aveva la propria vita.

<<Volevamo farti una domanda e volevamo fartela in privato, sai... senza che ci senta Federico>> rispose Ciro alzando di poco il busto per guardarla.

<<Per l'ennesima volta, non mi piace Federico, siamo solo amici e probabilmente non mi piacerà mai>> rispose alla domanda inespressa dei due, era sicura che volessero chiederle quello, ormai le facevano quella domanda un giorno sì e l'altro pure.

<<In realtà non era questo, quello che volevamo chiederti>>.

<<E cosa volevate sapere allora?>> rispose ancora una volta la ragazza, versandosi un po' di caffè in una tazza e portandosela alla bocca <<Volete un po' di caffè?>> domandò gentilmente. I due rifiutarono e tornarono a guardarla, poi spostarono lo sguardo in una sedia posta al suo fianco e infine si guardarono complici. Hayley ci capiva sempre meno ma non ci badò più di tanto.

<<Per caso hai una storia con Nico?>>.

Il caffè che stava bevendo le andò di traverso e dovette tossire più volte prima di rianimarsi del tutto. Quando si riprese guardò i due ragazzi che ora la stavano fissando più intensamente.

<<Ma dico io, ma vi siete bevuti il cervello?>>.

<<E allora cosa ci fa la felpa di Nico sulla tua sedia?>>.

Tutti e tre puntarono lo sguardo in quella direzione, Hayley si era dimenticata di averla portata giù, ma c'era una spiegazione a tutto.

<<Ieri sera me l'aveva prestata perchè stavo morendo di freddo, poi come al nostro solito abbiamo litigato e sono scappata in casa. La felpa è lì perchè oggi gliela restituisco, non voglio niente di quel bradipo in casa mia>>.

<<Se vuoi gliela portiamo noi, tanto dobbiamo passare da lui lo stesso>>.

Certo che quando ci si mettevano erano davvero insistenti, che scusa avrebbe potuto usare per farli andare via senza continuare con quelle domande inopportune e senza senso?

<<Non ce n'è davvero bisogno, voglio chiedergli scusa per ieri quindi ne approfitto e gli restituisco anche la felpa, ma grazie ragazzi, siete davvero gentili>>.

Era la scusa più stupida e più falsa che avesse mai utilizzato con qualcuno e si stupì quando si accorse che nel giro di due giorni, aveva raccontato un sacco di bugie ai suoi amici più cari, questo la faceva stare male, ma non poteva raccontare loro la verità.

I ragazzi fecero finta di crederci e dopo aver annuito concorde tra loro, la salutarono e se ne andarono.

Una volta chiusa la porta alle sue spalle, si lasciò andare a un sospiro carico di tensione che aveva accumulato fino a quel momento.

Maledetta lei e la sua testa, proprio in quel momento aveva dovuto portare giù quell'indumento? E loro proprio oggi dovevando andare a farle il terzo grado sulla sua vita sentimentale? Una cosa era certa: la loro curiosità non sarebbe finita mai.

Guardò l'orologio e vide che c'era ancora tempo, mangiò un panino al volo e subito dopo uscì di casa.

Il tragitto sarebbe stato abbastanza lungo e per lei che non aveva ancora la macchina, lo sarebbe stato il doppio visto che doveva cambiare due autobus prima di arrivare a destinazione.

Prese la giacca di Nicolò, la indossò ed esattamente come la sera scorsa, portò il colletto al naso, odorandone quello che restava del suo profumo, poi prese le chiavi di casa ed uscì.

Arrivò alla fermata dell'autobus e attese quei dieci minuti in cui il mezzo sarebbe arrivato a destinazione e una volta arrivato di fronte a lei, salì, salutò cordialmente l'autista e prese posto in uno dei sedili liberi infondo.

Tirò fuori le cuffie e mise una delle sue solite playlist che l'avrebbero accompagnata per tutto il viaggio.

Dopo aver cambiato anche il secondo autobus ed essersi goduta appieno il paesaggio e la musica che fuoriusciva dalle cuffie, vide in lontananza il luogo in cui sarebbe dovuta andare.

Si posizionò di fronte la seconda porta del mezzo, suonò il pulsante e attese che l'autista fermasse l'autobus e la facesse scendere.

Finalmente dopo più di un'ora di tragitto, tra cambi e attese, poteva finalmente sgranchirsi le gambe.

Prima di entrare allo zoo e di conseguenza pagare il biglietto, decise come prima tappa, di fare sosta in quel giardino di cui le aveva parlato Federico, magari se era fortunata, li avrebbe incontrati anche prima.

E infatti, come se fosse stato fatto apposta, seduti per terra al centro del giardino e appoggiati a un grandissimo albero, vi era Nicolò e quella che presumibilmente fosse la sua cotta.

Era un peccato rovinargli quel momento, ma dopo tutto il male che le aveva fatto, le sembrava il minimo. Non riusciva bene a identificare chi fosse e come fosse fatta la ragazza al suo fianco poichè era girata di spalle, ma all'apparenza sembrava molto carina e aggraziata.

Non era il momento dei convenevoli, era arrivato il momento di vendicarsi.

Dimmi che ne vale la pena || Nicolò BarellaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora