24 - I postumi del giorno dopo

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La mattina successiva Hayley si svegliò più tardi del solito, non sapeva che ora fosse, nè tantomeno dove avesse lasciato il cellulare. Tastò con la mano sul comodino accanto a lei, ma non c'era l'ombra nè del cellulare, nè tantomeno del comodino, eppure era sicura che lì ce ne fosse uno, insomma... abitava in quella casa da ventidue anni, possibile si fosse dissolto nel nulla?

Alzò il busto troppo velocemente e un forte senso di vertigine e capogiro la colpì facendola ripiombare distesa sul letto.

Il cuscino aveva un odore di buono, ma che non riconobbe come suo.

Non ricordava molto della scorsa notte, i suoi pensieri erano offuscati e forse in parte era meglio così. Ricordava solo di aver giocato con i suoi amici a uno stupido gioco scelto da Lorenzo, poi dell'obbligo di Matteo in cui fu costretta a baciare Nicolò e infine che si era rifugiata nell'alcol per dimenticare tutto quanto. E c'era anche riuscita visto che non ricordava più niente, soprattutto non ricordava come era riuscita ad arrivare a casa sana e salva, forse l'aveva portata Federico, ma allora perchè non era rimasto a dormire lì come ogni volta che andavano a una festa? Poi da quando in qua il suo letto era a una piazza e mezza? Ricordava perfettamente che era matrimoniale, ci aveva invitato molte sue amiche a dormire nel letto con lei, com'era possibile che si era ridotto così tanto? Eppure era convinta che l'effetto dell'alcol fosse svanito, magari stava ancora sognando.

Si alzò in piedi, questa volta più cauta di prima e iniziò a ispezionare il luogo in cui si trovava.

Era sicura di non essere a casa di Lorenzo, conosceva ogni singola stanza di quella casa e quella stanza non la ricordava affatto. Inoltre era anche sicura di non trovarsi nè a casa sua, nè in quella di Federico.

Che fosse stata rapita? Era da escluderlo. Era a casa dei suoi amici, chi avrebbe potuto rapirla in quel momento?

Continuò a guardare ogni singolo pezzo di quella stanza sperando di farsi venire in mente qualcosa.
Alle pareti vi erano attaccati i poster di LeBron James, storica leggenda del basket e in particolare c'era una parete interamente dedicata a quello che presumeva fosse un calciatore ma non sapeva bene chi fosse, l'unica cosa ben nota era che indossava la maglia dell'inter con un cinque stampato dietro la schiena, ma non lo riconobbe.

Alle mensole vi erano parecchi trofei vinti, tutti molto grandi e con delle incisioni sulla base, continuò con l'ispezione per un altro po', finchè stanca, con la testa dolorante e lo stomaco che chiedeva pietà e che borbottava, scese al piano di sotto.

Drizzò le orecchie nella speranza di sentire anche un solo ronzio provenire dal basso, ma niente... tutto taceva.

In punta di piedi si affacciò alla balaustra delle scale che portava al piano inferiore e decise di scendere.

Alla sua sinistra trovò la cucina, mentre alla sua destra c'era una grande sala con un enorme divano a farla da padrone.

Cercò di fare il meno rumore possibile per avvicinarsi al divano e cercare di scoprire se con lei, in quella casa, c'era qualcun altro, ma una voce alle sue spalle la fece desistere.

<<Cerchi qualcuno? Ti sei persa?>>.

Nicolò se ne stava in piedi al centro del corridoio, in mano aveva quella che sembrava essere una fetta biscottata e nell'altra teneva una tazza di caffè fumante.

A trovarselo davanti quasi le venne un colpo, soprattutto perchè in un secondo momento e guardandolo bene, si accorse che non indossava nulla, se non un paio di boxer dai colori più sgargianti.

La sua prima reazione fu quella di urlare, ma prima di tappare la bocca per emettere qualche suono, pensò bene a tapparsi gli occhi, scatenando le risate del ragazzo.

<<È casa mia, non mi piace dormire in pigiama. Hai bisogno di mangiare, ieri eri messa veramente male>> le suggerì poco prima di dirgersi a piedi scalzi in cucina. Hayley lo seguì, era sicura che lui si ricordasse cose che lei aveva rimosso e soprattutto avrebbe risposto alla domanda che le frullava in testa da quando si era alzata, ovvero: perchè fosse lì e non a casa sua?

La ragazza prese posto davanti a lui e lo squadrò da capo a piedi, poi lo osservò mentre con maestria prendeva una tazza dalla credenza, la riempiva di caffè bello forte e glielo porgeva davanti senza tante cerimonie.

<<Senti io e te non... cioè non è che...>> non seppe come continuare la frase, perciò ci pensò Nicolò a finirla per lei.

<<Pensi che io e te abbiamo fatto qualcosa questa notte? Oh no, toglitelo dalla testa, non mi approfitto di chi non sa neanche reggersi in piedi, poi beh non sei proprio il mio tipo>> le disse cercando di mantenere quell'aria saccente con cui si era mostrato sempre.

<<Quindi perchè sono qui? E tu dove hai dormito?>> gli domandò sperando di non avere brutte sorprese con la sua risposta.

<<Sei qui perchè non trovavo le chiavi di casa tua e io ovviamente ho dormito sul divano. Te l'ho detto, non sei proprio il mio tipo. Ora mangia e fai silenzio, mi scoppia la testa>> le rispose con la solita strafottenza di cui era padrone. Era chiaro che volesse solo preservare la sua aria da duro, in realtà non lo era affatto.

<<Ti odio>> sussurrò la ragazza poggiando le labbra su quella bevanda calda. A sentire quelle parole, Nicolò trattenne a stento una risata, ma ciò non sfuggì agli occhi di Hayley <<perchè ridi? Ho detto o fatto qualcosa di divertente?>> gli domandò.

<<No niente, solo che ieri notte non sembrava che mi odiassi così tanto>> proferì lasciandola a bocca aperta, cosa aveva combinato? Come a leggerle nella mente, Nicolò continuò <<avevi detto che mi amavi>>.

Il cuore di Hayley perse un battito, davvero aveva detto quelle cose a lui? No, sicuramente se le era inventate.

<<Credo sia tutta colpa della vodka>> ipotizzò in un primo momento bevendo il caffè quasi tutto d'un sorso.

<<Avevi anche detto che avevi bisogno di me>>.

Se prima il suo cuore avrebbe voluto uscire dal petto, adesso era praticamente sul tavolo a chiedere di essere puganalato con forza.

<<È l'ultima volta che toccherò un goccio di alcol in vita mia>> disse nella disperazione più totale, si stava vergognando come mai prima d'ora. Finì il suo caffè in fretta e furia e poi si alzò dalla sedia senza degnarlo di uno sguardo <<io ora vado, grazie di avermi fatto stare qui e soprattutto non fare parola con nessuno di ciò che ho detto o fatto>> lo implorò mentre cercava un modo per sparire all'istante <<ci vediamo>> disse infine lasciandolo lì a ripensare alle sue ultime frase mentre lei fuggiva da casa sua come se fosse una ladra.

Dimmi che ne vale la pena || Nicolò BarellaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora