23 - In vino veritas

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Hayley rimase del tutto allibita, sia dalle parole del moro, sia dalle sensazioni che in quel momento stava provando.

Era possibile provare tutte quelle cose insieme per un semplice bacio di qualche secondo? Era possibile sentire lo stomaco in subbuglio e volerne altri e altri ancora, anche se il soggetto in questione era lui?

Poi il modo in cui la guardava, non sapeva bene come identificare il tutto, ma quegli occhi le avevano catturato l'anima e non volevano sentire ragione sul lasciarla libera.

Poi si ricordò che in quella stanza c'erano anche i suoi amici, era facile intuire i loro pensieri a riguardo, infatti fece un po' di fatica a sollevare lo sguardo nella loro direzione. Come immaginava però, tutti li stavano guardando con occhi e bocca spalancati per lo stupore, mai si sarebbero immaginati che avrebbe accettato tale obbligo senza neanche tentare di persuadere chi glielo aveva fatto e senza stare lì a ribadire quanto preferiresse morire piuttosto che dare un bacio, anche un semplice schiocco di labbra, a Nicolò, suo acerrimo nemico per eccellenza e acerrimo rivale in quanto da tempo si contendevano i loro amici.

Quella volta invece aveva accettato senza opporre resistenza e la cosa parve un po' ambigua a chi li conosceva da parecchio tempo. L'unico a non sembrare sorpreso era proprio Matteo, colui che aveva lanciato quell'obbligo e che ora li stava guardando con un'espressione come per dire: "io lo sapevo che c'era qualcosa sotto" e forse non aveva neanche tutti i torti.

Per uscire da quello stato di imbarazzo in cui era piombata e in cui aveva fatto piombare tutti i presenti, Hayley decise di usare la scusa più vecchia del suo repertorio...

<<Ora che mi avete obbligato a fare questa cosa, credo di aver bisogno di ubriacarmi e anche pesante>>.

Non seppe se era per evitare le domande che da lì a poco sarebbero piombate su di lei o se per uccidere tutte quelle farfalle che avevano inziato a svolazzarle nello stomaco.

Oh al diavolo Matteo e i suoi stupidi obblighi... al diavolo Lorenzo e questi giochi da bambini di terza elementare, era stanca delle loro insinuazioni e dei loro continui borbottii su chi era meglio per lei o chi invece doveva proprio evitare. La vita era la sua, ed essere loro amica non gli dava di certo il diritto di poter scegliere per lei.

Si avvicinò al tavolo dei cocktail e iniziò a ingurgitare un bicchiere dopo l'altro, poco importava se erano rossi, gialli, verdi o blu, l'importante per lei era che le scendevano fino in gola, facendole bruciare anche l'esofago. Aveva bisogno di questa sensazione, aveva bisogno di spegnere il cervello per qualche ora, dimenticare quanto accaduto e sperare che gli altri facessero lo stesso.

<<Vacci piano con quella roba>>.

La voce di Nicolò le arrivò quasi ovattata, se non era per il suo profumo, forse a stento sarebbe riuscita a riconoscerlo.

<<E tu cosa vuoi? Mi stai complicando la vita caro mio. Non potevi odiarmi come sempre?>> gli domandò puntandogli un dito contro a mo' di minaccia.

<<Io continuerò sempre a odiarti, forse il sentimento sta cambiando per te?>> rispose alla domanda con un'altra domanda, questa volta più sfacciata. Hayley scoppiò a ridergli in faccia.

<<Ti piacerebbe, così potrai vantarti di aver fatto innamorare la tua più grande nemica. No, io ti odio, ti odio con tutto il cuore e... e credo di dover vomitare>>.

Neanche a finire quello che stava dicendo, che si voltò dalla parte opposta a lui e iniziò a rigurgitare tutto quello che aveva bevuto. In poco meno di cinque minuti aveva fatto fuori tutti i bicchierini di alcol presenti sul tavolo, era normale che poi si era ridotta a stare peggio di un cane.

<<Chiamo Federico e ti faccio portare a casa, sei uno straccio>> proferì guardandola emettere l'ultimo rantolo prima di sedersi a terra e tenersi la testa con le mani.

Nicolò si voltò verso i suoi amici alla ricerca di Federico, lo trovò dopo qualche minuto steso sul divano che dormiva.

I suoi amici poi non erano da meno, c'era chi ballava a petto nudo sul tavolo della cucina, chi dormiva appoggiato alla parete del salotto e infine c'era chi riprendeva tutto col cellulare la patetica scena a cui stava assistendo, peccato che il cellulare sembrava essere spento.

L'unico sobrio e con ancora la testa attaccata alle spalle sembrava essere proprio Nicolò, non era amante dell'alcol o dei drink in generale, quando era a una festa preferiva divertirsi e poi tornare a casa con la consapevolezza che poi il giorno dopo si sarebbe ricordato tutto.

Guardò di nuovo la ragazza che adesso se ne stava spalmata con la faccia rivolta al pavimento e un braccio a farle da cuscino, le faceva tenerezza in quel momento, quindi decise di prenderla in braccio e portarla a casa.

Una volta usciti fuori da casa di Lorenzo, la coprì bene con il suo corpo, il freddo venticello di fine ottobre iniziava a farsi sentire sulla pelle, si sbrigò ad aprire la macchina e appoggiò delicatamente la ragazza sui sedili posteriori.

Si infilò anche lui nel posto davanti, mandò un messaggio a Federico dicendogli che avrebbe portato la ragazza a casa e poi si mise alla guida.

Mentre passeggiavano per le vie di Firenze, il moro ogni tanto guardava dietro per vedere se la ragazza dava segni di vita, ma durante tutto il tragitto, non si erano uditi rumori di nessun genere.

Parcheggiò sotto casa sua e dopo aver cercato le chiavi e averle trovate nella tasca posteriore dei jeans, entrò e si precipitò immediatamente in camera sua.

Aveva deciso di portarla a casa sua e non a casa della ragazza per il semplice fatto che non sapeva se aveva con sè le chiavi o meno.

Decise di cederle il letto per quella notte, si adagiò fino a far incontrare la schiena di lei con il soffice materasso alle sue spalle, poi mentre se ne stava andando per lasciarla riposare, la sua mano afferrò il suo braccio.

<<Non è vero che ti odio, forse è un riflesso incondizionato al sentimento che tu provi per me>> gli disse mentre teneva ancora gli occhi chiusi. Nicolò stette in silenzio, aspettando che continuasse, era sicuro che a parlare fosse l'alcol e non lei, l'indomani si sarebbe già dimenticata tutto <<mi hai insegnato a odiarti fin da piccoli, sei sempre stato cattivo con me e io lo sono stata di conseguenza con te, ma non credo di averti mai odiato, anzi...>> proferì ancora.

Il cuore di Nicolò era quasi più leggero a sentire quelle parole, sperava che continuasse e infatti dopo qualche minuto di silenzio, le sue preghiere furono accontentate.

<<Dimmi perchè mi odi? Cos'ho io che non va?>> lo stava dicendo con tanta di quell'enfasi da sembrare reale.

Nicolò stava per andarsene, ma ancora una volta, la mano di Hayley si posò sul suo braccio, facendolo voltare di nuovo nella sua direzione.

<<Non te ne andare, ho bisogno di te>> esclamò voltandosi dalla parte opposta <<ti amo e ho bisogno di te>>.

A sentire quelle ultime parole ebbe quasi un tuffo al cuore, da quanto non sentiva più dire da qualcuno che lo amava? Era sempre più convinto che a parlare fosse l'alcol per cui non ci badò molto. Restò ancora un po' in ascolto, ma quando sentì il suo respiro farsi pesante, si rese conto che stava già dormendo.

<<Domani ti dimenticherai tutto e potremmo tornare a odiarci, so che infondo mi odi e che quelle cose me le hai dette solo perchè sei ubriaca come una spugna>> le sussurrò mentre continuava a guardarla <<buonanotte>> disse infine prima di lasciarle un bacio sulla fronte, voltarsi ed andare a dormire sul divano.

Dimmi che ne vale la pena || Nicolò BarellaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora