47 - Dimmi una bugia

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Nicolò era uscito da casa della ragazza più infuriato che mai, si sarebbe aspettato di tutto: una risata, una presa in giro per averle aperto il suo cuore, uno schiaffo, un "anche io", di tutto... ma non quel silenzio così assordante.

Conosceva abbastanza bene la ragazza da poter affermare con sicurezza che non avrebbe mai reagito nei modi sopracitati, ma neanche restare in silenzio in quel modo, non era concepibile una cosa del genere.

In quegli attimi in cui entrambi erano rimasti a bocca chiusa, Nicolò aveva sentito il suo cuore rompersi in mille pezzi... ed era una cosa che non capitava da tantissimo tempo.

Si era diretto verso casa sua, aveva voglia di spaccare qualasiasi cosa ingombrasse la sua traiettoria, sarebbe stato capace anche di mettersi a picchiare la gente che, tranquilla, se ne stava per i fatti propri, ma si riteneva più intelligente e non sarebbe stato un rifiuto a fargli perdere quella poca calma che ormai gli rimaneva.

Poi si mise a pensare che forse era stato troppo affrettato nel dichiararsi così in fretta, magari lei non era pronta, magari lei non provava le stesse cose... o magari era solo spaventata.

Perchè era stato così stupido?

Si fermò in mezzo alla strada e si guardò indietro, avrebbe voluto tornare indietro, ma qualcosa lo fermò...

E se dopo quella scemenza, lei non avrebbe più voluto vederlo?

Al diavolo, avevano iniziato quella specie di relazione da poco e già lui aveva rovinato tutto quanto.

Tornò indietro, ma qualcosa, o meglio qualcuno, questa volta lo fermò sul serio.

<<Ehi Nico>> proruppe l'accento napoletano di Lorenzo <<come mai da queste parti?>> chiese sorridendo sotto i baffi.

<<Ero andato a trovare Federico>> mentì, lui stesso sapeva che il suo migliore amico abitava da tutt'altra parte e i suoi amici sapevano chi abitava proprio in quella via.

Matteo guardò subito i due ragazzi e poi portò lo sguardo dietro di lui, esattamente dove sapeva, abitasse la ragazza, poi ritornò con lo sguardo al moro e sorrise complice, gli altri due invece fecero finta di crederci.

<<Ti vieni a bere qualcosa con noi?>> propose Ciro.

E per quanto l'idea fosse allettante, Nicolò aveva una cosa da risolvere, perciò declinò l'invito, ma i ragazzi non demorsero, così dopo varie suppliche e complimenti di vario tipo, si ritrovò ad accettare, sperando che il tempo passasse in fretta.

Arrivarono al primo bar della zona, non lontano dal luogo in cui Nicolò doveva andare.

La prima cosa che fece, fu ordinare diversi drink al barista.

Il suo intento non era quello di ubriacarsi, ma era quello di essere felice, di sentirsi felice, di sentirsi vivo... infondo anche lui se lo meritava no?

I drink arrivarono uno dietro l'altro, i suoi amici lo pregarono di andarci piano, che erano andati lì per bere qualcosa in compagnia e non per sentirsi male, ma Nicolò non ne voleva sapere niente, voleva dimenticare tutto quanto... e ci riuscì anche, fino a che una ragazza, dai lunghi capelli neri e un sorriso spettacolare, non gli si avvicinò e gli chiese se avesse una sigaretta.

Lui non fumava... ed era quasi sicuro che quella splendida ragazza, non era la sua dolce Hayley.

Strizzò gli occhi un paio di volte e la osservò bene, da capo a piedi.

No, non era lei, non aveva nulla di riconducibile a lei.

Nè la sua grazia, nè la sua bellezza, nè i suoi occhi da cerbiatto smarrito, o quel sorriso capace di fargli brillare anche l'anima.

Fu lì che capì di aver fatto la stupidaggine più grande di sempre.

Senza rispondere, si alzò in piedi, pagò i drink al barista e con passo barcollante si diresse fuori da quel bar.

Ma come si era ridotto? E per quale motivo poi?

Senza pensare a niente iniziò a correre.

Il fiato gli venne meno quando si ritrovò di fronte alla grande porta della ragazza, bussò senza pensarci due volte e attese che lei aprisse la porta.

Si dimenticò il discorso che aveva in mente e che si era portato dietro dal momento in cui aveva lasciato la sua abitazione, quindi cercò di improvvisare.

Poi lei aprì la porta...

E lui ebbe un tuffo al cuore.

<<Nico, pensavo fossi arrabbiato con me>> disse semplicemente lei... e tutta l'arrabbiatura di cui lui era in possesso, svanì, lasciando spazio solo alla voglia di baciarla e farla sua proprio lì, su quel pianerottolo.

<<La sai una cosa... non è vero quello che ho detto prima, non è vero che non mi importa se non mi rispondi, come non è vero che sto bene. Io non sto bene. Ti ho aperto il mio cuore e mi sono sentito chiedere se fossi serio, se fossi sicuro di quello che stavo dicendo>> disse tutto d'un fiato <<è così strano che io mi possa innamorare di qualcuna? È così strano che io possa amare te?>> chiese più a sè stesso che a lei. Non sapeva se fosse l'alcol a parlare o la sua parte interiore più recondita, fatto sta che continuò senza sosta <<io ti amo Hayley, mi sono innamorato di te nel modo più assurdo che possa esistere. Quando credevo che per te potessi provare solo repulsione, in realtà stavo nascondendo la mia parte protettiva, quella che voleva tenerti al sicuro e lontano dal mio egocentrismo, ma ogni volta che ridevi, ogni volta che nascondevi il tuo viso tra le mani, ogni volta che arrossivi... cazzo, io morivo dentro. Morivo dalla voglia di toccarti, di abbracciarti, morivo dalla voglia di stringerti forte a me e baciarti. Sto morendo anche adesso se è per questo>>.

<<Nico...>> lo interruppe lei, ma lui non glielo permise.

<<Lasciami finire ti prego>> lo supplicò con uno sguardo annebbiato dal troppo alcol, ma ancora abbastanza lucido da sapere quello che stava dicendo <<non accetto il tuo silenzio, perciò dimmi una bugia, dimmi qualsiasi cosa, dimmi pure che non mi ami, ma ti supplico, non restare più in silenzio di fronte a me, perchè io ti amo e tutto questo mi sta uccidendo dentro, non posso più fare a meno di te>> concluse infine, sentendo le gambe cedere.

Continuò a fissare la ragazza aspettando una sua reazione, poi qualcosa di improvviso accadde.

Hayley si catapultò su di lui e lo baciò dolcemente sulle labbra, scatenando in lui piccoli brividi che andarono a ricongiungersi al cuore.

<<Ti amo anche io, scusa se mi ci è voluto un po' per rendermene conto>> gli disse infine.

E questo bastò per far sorridere il moro, mentre la porta alle loro spalle si chiudeva.

Dimmi che ne vale la pena || Nicolò BarellaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora