16 - La vendetta è un piatto che va servito freddo

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Nicolò se ne stava lì in bella compagnia.
A vederlo da lontano sembrava anche felice, rideva spensierato, incurante del fatto che da lì a poco non avrebbe riso più.

Hayley aveva già messo in conto che se prima la odiava, dopo quello che aveva intenzione di fare, l'avrebbe odiata fino a morire se fosse possibile.

Strinse a sè la felpa di Nicolò che stava indossando e con passo deciso si avvicinò ai due ragazzi.

Quando fu a un passo dai due, si tolse la felpa e con uno sguardo del tutto innocente la porse a Nicolò.

<<Nico, hai dimenticato questa a casa mia ieri notte>>.

La ragazza che stava con lui e di cui ignorava il nome guardò prima la mora e dopo il ragazzo al suo fianco senza capirci molto, glielo si poteva leggere in faccia lo smarrimento che provava.

<<Che significa?>> domandò infatti poco dopo.

<<Non ne ho idea>> esclamò lui fissando male la ragazza davanti a loro <<cosa stai cercando di fare?>>.

<<Sto solo facendo la gentile, ti ho riportato una cosa che avevi dimenticato da me e tu mi tratti così?>> rispose Hayley senza scomporsi minimamente.

<<Nico ma... tu e lei... siete stati insieme?>>.

La ragazza faticava persino a parlare, in molti le avevano detto che tipo fosse Nicolò, ma con lei si era dimostrato tutto l'opposto: era affascinante, premuroso, apprensivo, era dolce e tutte quelle qualità erano svanite con l'arrivo di un'altra presunta ragazza. Non poteva essere vero, ci doveva per forza essere una spiegazione a tutto quello che stava succedendo.

<<Certo che no, è lei che è pazza e si inventa le cose>>.

<<E come lo spieghi il fatto che ha in mano un tuo indumento?>>.

La ragazza non demorse, voleva sapere se poteva fidarsi o meno, ma era anche vero che i fatti non erano a suo favore.

<<Non lo so come abbia fatto ad avere la mia felpa, ti giuro che io con quella non ci sono stato e probabilmente non ci starò mai>> provò a difendersi ancora Nicolò senza ottenere risultato, mentre Hayley che stava assistendo a tutta la scena, non potè fare a meno di sorridere vittoriosa.

<<Mi fai schifo, ti credevo diverso>> esordì infine la ragazza accanto a lui, si alzò in piedi e se ne andò lasciandolo quasi senza parole.

<<Bene, io la felpa te l'ho data, arrivederci>>.

Prima che potesse aggiungere altro, Hayley si dileguò dalla sua vista, ma Nicolò, che era più veloce di lei, con un solo balzo la raggiunse e la afferrò per un polso facendola voltare verso di lui, questo era un colpo basso persino per una ragazza come lei.

<<Che cosa hai intenzione di fare eh?>> le rivolse uno sguardo fulmineo, il sorrisino improvvisamente scomparve dalle sue labbra. Doveva andarsene o sarebbe finita male.

<<Lasciami andare, mi fai male>> cercò di liberarsi, ma a ogni strattonata, la presa sul suo braccio diventava più ferrea <<se non mi lasci mi metto ad urlare>> lo aveva minacciato scatenando però le sue risate.

<<Mi piacerebbe sentirti urlare, ma prima abbiamo una questione in sospeso>> sussurrò avvicinandosi al suo volto.

A causa della forte stretta sul braccio, Hayley non potè indietreggiare, quindi fu costretta a sorbirsi la troppa vicinanza del ragazzo, non sapeva bene quali erano le sue intenzioni, ma a giudicare da come la vena gli pulsava sulla fronte, doveva essere davvero arrabbiato.

<<Nicolò lasciami il braccio, mi stai facendo male>> lo implorò ancora una volta.

<<Se eri gelosa che uscivo con un'altra, bastava dirlo, trovavamo una soluzione>>.

Il viso di Nicolò si avvicinò ancora di più, ormai sembrava averci preso l'abitudine con tutta quella vicinanza.

<<Non mi toccare, non ti azzardare a toccarmi>> alzò leggermente il tono di voce, ma le persone accanto a lei sembravano far finta di non vedere cosa stava succedendo.

<<Oh tranquilla, per il momento non ti toccherò, ma so che un giorno sarai tu a chiedermi di farlo>> esclamò lasciandole di scatto il braccio e sorridendole sornione. Sapeva quello che diceva e in genere sapeva anche che nessuna donna, neanche la più forte e con un carattere tosto come il suo, sarebbe riuscita a resistergli.

<<Contaci>> sussurrò poco dopo lei.

Dopo averla squadrata per l'ennesima volta, se ne andò.

Cos'era stata quella sensazione?

Nicolò non le piaceva eppure degli strani ma piacevoli brividi iniziarono a impossessarsi della sua pelle.

Improvvisamente si ritrovò a immaginare le sue mani lungo tutto il suo corpo mentre le procuravano piacere, la sua bocca esperta che le solleticava un orecchio, la sua lingua mentre percorreva la tratta che dal suo collo portava al suo seno.

Scosse la testa e si diede della stupida mentalmente. Non doveva pensare a quelle cose, non sul suo peggior nemico almeno.

Ma la sua voce, con quel suo accento sardo carico di erotismo, l'avevano fatta viaggiare un po' troppo.

Si riscosse dopo un bel po' di tempo constatando che fosse da sola e che nei paraggi non vi era più anima viva.

Forse aveva bisogno di un bel caffè, magari bello forte per risvegliarsi da quello stato di torpore in cui era caduta.

Uscì dal parco e si diresse nel primo bar che incontrò, sperando di non fare ancora altri incontri spiacevoli, per quel giorno ne aveva avuti abbastanza, ma come a farlo apposta, il destino ci mise del suo per far sì che il suo desiderio non si avverasse.

Era seduta al bancone, ordinò uno dei caffè più forti che avessero e per renderlo ancora più forte, decise di non metterci lo zucchero, per un giorno ne avrebbe fatto a meno.

Alle sue spalle apparve la figura imponente dell'unico ragazzo che avrebbe preferito evitare per tutta la vita e che solo qualche minuto fa le aveva fatto fare la peggior figura di tutta la storia.

<<Se mi stai seguendo, sappi che sei denunciabile per stalking>> proferì la ragazza senza voltarsi, sapeva che se l'avesse fatto, la sua pelle avrebbe ricominciato a bruciare, poi ormai aveva imparato a riconoscere i suoi passi anche a chilometri di distanza.

<<Seguire te è l'ultima cosa che vorrei, credimi>> le rispose Nicolò sedendosi accanto a lei <<cosa stai bevendo?>> domandò chiamando il barista e ordinando qualcosa anche lui.

La ragazza, senza rispondere, gli mostrò il contenuto della sua tazzina, anche se era facile intuire cosa fosse quel colore marroncino al suo interno. Nicolò sorrise.

<<Cosa c'è di tanto divertente in un caffè?>> gli domandò portandosi alla labbra quella bevanda amara.

<<Niente, pensavo al fatto che se io e te stessimo insieme e che per mia sfortuna tu fossi la mia ragazza,  probabilmente quel caffè te lo avvelenerei>> esclamò lui portando anch'egli la sua bevanda alle labbra.

La ragazza rimase un attimo di sasso a sentire quella frase, ma senza scomporsi puntò i suoi occhi neri negli occhi marroni del ragazzo.

<<Guarda tu che coincidenza, se tu fossi il mio ragazzo, probabilmente lo berrei>>.

Gli fece l'occhiolino prima di finire il suo caffè.

Diede un'altra rapida occhiata al ragazzo e poi se ne andò.

Questa volta aveva vinto lei, ma non era ancora detta l'ultima.

Dimmi che ne vale la pena || Nicolò BarellaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora