29 - Il ragazzo col cuore di "ghiaccio"

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Per tutti i giorni in cui Nicolò fu tenuto in osservazione in ospedale, i ragazzi andarono a trovarlo, si sedevano in sala d'aspetto e attendevano pazientemente il dottore per il via libera, solo che Nicolò quel via libera non gliel'aveva dato neanche una volta, non li voleva vedere e aveva lasciato detto al dottore, che ogni volta che sarebbero venuti a chiedere di lui, di inventarsi qualsiasi scusa.

Non era cattiveria la sua, solo che non voleva farsi vedere in quello stato da nessuno, nemmeno dai suoi migliori amici, voleva preservare la sua aria da ragazzo duro che aveva avuto fino ad allora.

Ma i ragazzi non demorsero, ogni giorno, puntuali, si recavano sotto la finestra in cui era ricoverato e iniziavano a parlare, dapprima tra di loro e successivamente cercavano di coinvolgere anche lui, ma non ci fu verso di farlo affacciare, mai, nemmeno una singola volta.

Nicolò però aveva promesso loro che li avrebbe rivisti tutti quando finalmente sarebbe uscito dall'ospedale, il che sarebbe dovuto avvenire di lì a poco.

La sua gamba non era ancora al massimo della forma, ma poteva camminare grazie all'aiuto delle stampelle.

Quel giorno era a casa, Federico era stato da lui poco prima per accertarsi delle sue reali condizioni e per dirgli che qualora avesse avuto bisogno di qualcosa, di non farsi problemi e di contattarlo immediatamente, che sarebbe andato lì di corsa, neanche fosse in fin di vita, era solo stato vittima di un incidente, ma che si sarebbe ripreso presto, di questo ne era certo.

Ma Federico era un tipo davvero premuroso, ogni giorno, da quando era stato dimesso, era sempre lì col suo migliore amico, un po' per fargli compagnia, un po' perchè lo aiutava nelle varie faccende domestiche, cose che per lui, ora come ora, erano quasi impossibili.

A turno, tutti i suoi amici erano andati a trovarlo, tutti eccetto Hayley, non se l'era sentita di andare a casa sua come se niente fosse, non sapeva più in che rapporti erano, se fosse cambiato qualcosa tra di loro o se il loro legame, se così si poteva definire, fosse rimasto freddo proprio come in passato.

Dopo vari tentennamenti e anche dopo aver parlato con i suoi amici, si decise ad andare da lui, andò nella sua pasticceria di fiducia e prese una torta, poi dopo aver pagato, uscì e si diresse a casa del moro.

Cambiò idea quattro volte durante tutto il tragitto, ma una volta che si trovò proprio di fronte alla sua porta, capì che non poteva più andarsene, quindi bussò e attese pazientemente fino a che qualche minuto dopo, la porta non si aprì e rivelò la faccia assonnata di Nicolò, si stropicciò gli occhi più volte per accertarsi che la figura lì fuori fosse proprio la ragazza ed in seguito sbuffò.

<<No grazie, di sfiga ne ho avuta anche abbastanza>> le comunicò tentando di chiudere la porta, ma Hayley fu più veloce e ci mise in mezzo il piede, costringendolo così a lasciare uno spiraglio tra lei e lui.

<<Dai fammi entrare, ho portato anche la tua torta preferita>> gli disse facendo uno dei suoi migliori sorrisi.

Nicolò si arrese e lasciò aperta la porta, prese le sue stampelle e si diresse in soggiorno per potersi mettere sul divano.

A dire il vero non sapeva se quella era o no la sua torta preferita, ma ogni volta che andavano a fare colazione tutti insieme, prendeva sempre una fetta di quella all'arancia, quindi andò per esclusione.

<<Cosa sei venuta a fare qui?>> domandò Nicolò buttandosi a peso morto sul divano, lei prese posto su una sedia lì accanto.

<<Volevo sapere come stai, ho saputo da Federico che i ragazzi sono stati qui quasi sempre, mancavo solo io>> affermò mordendosi il labbro.

Il gesto non passò inosservato agli occhi di Nicolò, si perse a guardare le sue labbra per un secondo, ma si rianimò immediatamente tornando a puntare i suoi occhi color cioccolato, negli occhi neri della ragazza.

<<Non ho sentito la tua mancanza>> mentì.

Era chiaro che stava dicendo una bugia, nella sua testa era passato più volte il pensiero di lei, si domandava perchè non voleva andarlo a trovare e in cuor suo sperava che ciò sarebbe accaduto, ma non avrebbe mai avuto il coraggio di dirlo ad alta voce.

<<L'incidente ti ha reso ancora più odioso>> gli sussurrò guardandosi le mani <<pensavo di fare un qualcosa di buono a venire qui e invece mi sbagliavo... che stupida a pensare che forse ti avrebbe fatto piacere>>.

Alzò la voce e tornò a guardare il moro davanti a lei, era sicura che non avrebbe fatto i salti di gioia quando l'avrebbe vista, ma non si aspettava neanche un comportamento del genere.

<<Cosa ti aspetti? Il tuo fidanzato mi ha colpito di proposito, mi ha causato uno strappo muscolare che mi terrà lontano dal campo per settimane, o mesi nella peggiore delle ipotesi e tutto per quale motivo? Perchè nella sua testa bacata era sorto il dubbio che io e te potevamo essere qualcosa?>> sorrise all'ultima affermazione <<quando lo vedi ringrazialo da parte mia e ricordagli che io e te non saremo mai niente>>.

Forse era stato leggermente cattivo nei confronti della ragazza, ma l'odio che provava in quel momento per l'altro ragazzo, non lo faceva ragionare lucidamente. Si pentì delle sue parole solo dopo che furono uscite dalla sua bocca.

La ragazza lo guardò per un breve istante, aveva gli occhi lucidi, ma il sorriso stampato in volto, un sorriso di circostanza, non uno di quelli veri, si alzò dalla sedia e si diresse verso la porta.

<<Punto uno: non è il mio ragazzo, gli ho detto che non volevo vederlo più dopo quello che ti ha fatto, punto due: mi dispiace essere venuta qui, forse non dovevo e punto tre...>> segnò il tre con le dita, trattenne le lacrime a fatica, ma continuò <<hai ragione, io e te non saremo mai niente>> gli disse aprendo la porta.

Il tutto avvenne sotto lo sguardo di Nicolò, aveva capito di aver esagerato e cercò in tutte le maniere possibili di rimediare.

<<Aspetta nana>> la richiamò usando quel soprannome tanto odiato da lei <<ho esagerato, non te ne andare, resta>>.

Non le aveva chiesto scusa, ma le aveva chiesto di restare e quel tanto bastò per farle richiudere la porta alle sue spalle e andare ad accomodarsi dov'era prima.

Dimmi che ne vale la pena || Nicolò BarellaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora