Finisco la mia serie di trazioni in pochissimo tempo. Arsenij mi lancia un asciugamano e finalmente tampono le goccioline di sudore che mi scendono dal sopracciglio. Oggi ci abbiamo dato parecchio giù, ma la tensione era alle stelle. Stanotte ci hanno rubato un altro carico di armi. È il terzo questo mese e la cosa non mi piace. Vedo mio padre preoccupato e questo mi fa male. Nessuno sapeva della spedizione, tranne quattro persone: mio padre, mio fratello minore, Arsenij ed io. Ciò significa che uno di noi ha cantato. La cosa mi fa incazzare come una belva perché so bene che non è stato mio padre, così come so che Arsenij non c'entra nulla perché è stato sempre con me e poi di lui mi fido ciecamente; gli affiderei la mia vita. So per certo di non essere stato io, quindi non resta che mio fratello. Non posso e non voglio fare accuse senza avere prima le prove necessarie, ma sono quasi certo che lui abbia a che fare con questa storia. È sempre stato un ribelle ed è incazzato come una bestia perché mio padre l'ha escluso dal suo ultimo progetto. Ho provato a parlargli ma mi ha sbattuto la porta in faccia. Ho dovuto contare fino a mille per evitare di sfondare la porta e pestarlo a sangue.
«A che pensi?» Mi chiede Arsenij.
«Secondo te?»
«Mmm... avrei delle idee. Sono indeciso tra la bionda che ti sei fatto stamattina o la mora che ti sei fatto subito dopo.»
«Sei proprio un coglione.» Dico iniziando a fare la prima serie di addominali.«No, no, sul serio. È un'ardua scelta! Non so come farai a decidere.»
«Te l'hanno mai detto che non sei simpatico?»
«Ogni giorno della mia vita, eppure mi vuoi bene lo stesso.» Dice alzando il bilanciere con duecento chili come se nulla fosse. Rimaniamo in silenzio per un bel po'. Ognuno di noi è concentrato sull'esercizio fisico. Per noi è fondamentale. Io sono il braccio destro di mio padre e suo futuro erede; Arsenij è il mio. Siamo cresciuti insieme e sappiamo tutto l'uno dell'altro; ogni sporco segreto. Nella Bratva non puoi avere amici. Ci sei solo tu e il tuo bersaglio, ma con Arsenij è diverso. Lo considero un fratello.Veniamo interrotti da mio padre. «Vieni con me.» Mi dice. Il suo tono non ammette repliche. Mi asciugo il sudore e indosso una semplice maglia bianca. Lo seguo e noto come la sua postura sia più curva del solito. Ha quasi sessant'anni ma in questo momento ne dimostra di più. È un bell'uomo, tutto sommato. Le donne cadono ai suoi piedi, ma la carica che ricopre e i soldi che lascia loro, non sono da dimenticare. Entriamo nel suo studio ed io evito di sedermi per non sporcare la sedia di velluto verde con intarsi dorati. Mi avvicino ai liquori e verso un po' di vodka in due bicchieri e ne do uno a mio padre.
«Che succede?» Gli chiedo. Lo vedo estremamente preoccupato.
«Abbiamo perso cinque milioni di dollari e mi chiedi che cosa succede? Dovresti essere là fuori a stanare quegli stronzi.» Dice mio padre prendendo il bicchiere.
«Non ho indizi. Non posso cercare a vuoto. Hai novità?» Alla fine mi siedo e penso che del velluto verde non me ne frega un cazzo.«Ho parlato con in nostri amici italiani e ci manderanno qualcuno.»
«Perché?» Chiedo circospetto. Non è che non apprezzi un aiuto esterno, ma con gli italiani è sempre tutto complicato. Pensano di essere i migliori e questa cosa mi sta sulle palle. Hanno molto potere, troppo per i miei gusti.«Perché anche a loro hanno rubato alcuni carichi. Don Vincenzo è furioso e vuole la testa di qualcuno. Pensa che siano le stesse persone che hanno derubato anche noi e io concordo con lui. Inoltre so che anche la Camorra ha perso un bel po' di coca.»
«Pensi che sia un attacco mirato al Tavolo?» Dico senza giri di parole.
«Penso che qualcuno abbia voglia di scherzare con il fuoco.» Beviamo entrambi la vodka in un unico sorso. «Chi ci mandano?» Glo chiedo.
«Vito.» Risponde mio padre.
«Quel coglione...»
«Attento... sarà il prossimo in linea di successione. Trattalo con rispetto.»
«Come potrà mai aiutarci quell'idiota di città.»
«Hanno molti agganci, persino qui. La famiglia Russo è molto potente, deve sempre essere tua amica, ricordatelo.»
«Siamo più forti di loro.» Dico con decisione. In fondo è la verità.
«Forse nel numero.» Commenta mio padre. «Noi rappresentiamo la Bratva russa al Tavolo e sediamo nel circolo degli eletti. Abbiamo amici molto potenti e siamo un gran numero, ma dobbiamo guardare le cose con obiettività. Siamo inferiori alla Mafia sotto molti aspetti. Questo non rende peggiori noi e migliori loro, ci rende solo diversi. Loro hanno bisogno di noi per molte cose, non dimenticarlo. Una buona alleanza non va mai sprecata.» Ed ecco che le sagge parole di mio padre sortiscono il loro effetto.
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Fino all'ultimo respiro
ChickLitAlyssa fa parte di una delle famiglie più potenti e pericolose del mondo. Ha tutto ciò che una ragazza possa desiderare: soldi, fama e potere. Peccato che lei desideri l'unica cosa che non può avere... la libertà. Alyssa non vuole far parte della ma...