43 - Hiroto

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«CAZZO!» Lancio tutto ciò che ho a portata di mano. «BASTARDO! PEZZO DI MERDA!»

«Signore, si calmi!»

«COME FACCIO A CALMARMI, EH?»

Quando in chiesa Viktor ha portato via Alyssa, i suoi uomini e quelli degli altri capimafia hanno iniziato a spararci addosso. Se non fosse stato per il mio braccio destro, a quest'ora sarei morto. Mi hanno trascinato con la forza fuori dalla chiesa e quando siamo tornati nella residenza momentanea qui in Russia, l'abbiamo trovata circondata da molti uomini.

Adesso siamo in volo e stiamo tornando a casa per leccarci le ferite e progettare un nuovo piano.

Non era così che dovevano andare le cose. Avevo un piano ben preciso e se tutto fosse andato come doveva andare, avrei impedito il matrimonio.

Mi risulta difficile pensare che Vito ci abbia traditi. Mi sembrava sincero quando ci siamo messi d'accordo sulla via di fuga.

Kishimoto mi passa una bottiglia d'acqua. La bevo e poi la lancio verso il finestrino del jet.

«Come vuole procedere, signore?» Kishimoto ha mantenuto il sangue freddo per tutto il tempo a differenza mia.

«Parlare con i Russo è ormai privo di senso. Devo mettermi in contatto con Vito e scoprire se mi ha tradito o meno. Se è come penso che sia, dobbiamo mettere su un nuovo piano.» Mi accascio sulla poltrona di pelle del jet.

«Proverò a contattarlo una volta atterrati.»

Viktor Kozlov morirà nella maniera più lenta e dolorosa possibile. Stringo così forte i pugni che le unghie penetrano nella mia pelle. Non oso immaginare quali terribili cose potrà mai farle.

Perché doveva andare proprio così? Perché non potevamo semplicemente essere felici? Una volta mio padre mi disse che quelli come noi trovavano raramente la felicità nelle piccole cose, ma io l'ho sempre contrariato. La mia felicità l'avevo trovata. Era a portata di mano; era nei pancake che mi preparava Alyssa quando eravamo ragazzi o nel bucato che stendevamo insieme quando ritornavamo dalle missioni. Ero felice quando la sera, dopo cena, andavamo in camera mia a guardare un film e il più delle volte lei si commuoveva con i film romantici o si metteva il cuscino in faccia quando preferivo guardare gli horror. Eravamo felici con le nostre piccole cose. Ma poi siamo dovuti crescere e tutto quello che pensavo bastasse poter condurre una vita serena, si è tramutato in qualcosa di molto più complicato. Sento gli occhi umidi e non riesco a ricacciare le lacrime indietro. Vorrei potermi trasportare da qualche parte; vorrei avere sottomano il collo di Kozlov per poterlo strangolare; vorrei essere dentro un ring nel quale dare libero sfogo a tutta la mia rabbia e alla mia frustrazione.

«Quanto manca all'atterraggio?» Chiedo smanioso di arrivare a casa e formulare un nuovo piano.

«Tra non molto, signore.»

Quando atterriamo, scendo senza preoccuparmi di possibili minacce esterne. Lì fuori, sulla pista di atterraggio, ci sono diversi veicoli pronti per me. Non appena vedo la mia Ducati nera, afferro le chiavi da una delle mie guardie e la metto in moto.

«Signore! Dove sta andando?» Kishimoto mi guarda preoccupato. Io indosso il casco e do gas alla moto.

«Trovatemi Vito.»

So che i miei uomini lo faranno.

Do gas e parto più veloce che posso. Sono stato ferito come uomo e come capo della Yakuza. Ho intenzione di dare una svolta ad entrambi i miei ruoli.

Quando arrivo al mercato, spengo la moto e mi incammino dentro un piccolo minimarket. Non appena la signora alla cassa mi vede, si inchina e mi saluta con riverenza.

Fino all'ultimo respiroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora