48 - Alyssa

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Un anno dopo

«Ehi Alice! Il capo vuole la relazione pronta tra tre ore.»

Alzo gli occhi dal monitor del computer e le sorrido.

«Non ti preoccupare. Mancano solo un paio di dettagli e poi gliela consegno.»

Emily si siede sulla mia scrivania e accavalla le sue belle gambe lunghe e snelle.

«Che fai la prossima settimana?»

Mi sistemo sulla sedia e sgranchisco le gambe.

«Credo che me ne starò a casa per tutto il fine settimana.»

«Uffa! Che noia che sei! Quando lo trovi un uomo se stai sempre a casa? Ti avviso... Sabato io e le ragazze abbiamo intenzione di fare baldoria e ti garantisco che tu verrai con noi.»

«Dai...» Le dico quasi sbuffando. «Lo sai che non mi piace andare in giro.»
«Non è questo il tuo problema, mia cara. A te non piace proprio la gente, che è ben diverso.»

«Allora se lo sai, perché mi costringi a venire?»

Emily alza le braccia come se la risposta fosse ovvia e sono certa che lo è per lei.
«Perché devi vivere, Alice. Stai sprecando gli anni migliori della tua vita a fare che cosa?»

Nell'ultimo anno non ho fatto un granché. Se solo lei sapesse che ne è stato del mio passato, forse capirebbe.

Scende dalla mia scrivania e mi dà un colpetto sulla spalla.

«Io ti avviso... Se non vieni, mi attacco al citofono.»

«Va bene, va bene.»

Sorrido. Io ed Emily siamo diventate subito amiche nonostante fossimo due persone completamente differenti.

Consegno la mia relazione in tempo e poi esco per pranzare.
Cammino per le affollate strade di New York e ancora resto sempre sbalordita per la moltitudine di gente che cammina in ogni direzione possibile.

Sto per entrare dentro il solito ristorante dove sono solita a pranzare, quando mi sento chiamare all'improvviso.

«Ehi, Alice!»

Mi volto e vedo Johnny correre verso di me. È un collega e credo abbia una cotta per me.

«Stai andando a pranzo? Se sì, posso unirmi a te? Ho una pausa di mezz'ora e se non torno in tempo, il capo mi licenzia.»

«Come se potesse. Sei il suo asso nella manica e praticamente svolgi tutte le mansioni che dovrebbe fare lui. Dubito che troverebbe un sostituto degno di te.»
Non lo dico tanto per farlo contento; è semplicemente la verità. Johnny è un assistente eccezionale. Vive per il suo capo in pratica.

Ci sediamo al tavolo e ordiniamo entrambi una bistecca di media cottura.

«Senti... Stasera io e alcuni membri dello staff siamo stati invitati ad una festa. Ti va di venire?»

Lo guardo di sottecchi.

«Te l'ha chiesto Emily, vero?»

«No...» Johnny non è per niente bravo a mentire.

...
Lo fisso ancora di traverso.

...
«Oh, e va bene! Mi ha detto lei di dirtelo. Sapeva che se te lo avesse chiesto lei, avresti detto sicuramente di no.»

«E cosa ti fa pensare che dirò di sì a te?»

Rimane con la bocca mezza aperta.

«Beh, perché sono un uomo pieno di fascino?»

Fino all'ultimo respiroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora