20 - Hiroto

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Oggi c'è un traffico pazzesco... Sono seduto sul sedile posteriore della mia berlina e sorrido pensando a come tutto stia filando liscio e secondo i miei piani. È stato così facile raggirare quello sciocco di Michail Kozlov. Mi è bastato lanciare una piccola esca e ha abboccato immediatamente. È stato sufficiente promettergli di diventare il leader della mafia russa. Non si è minimamente fermato a pensare alle conseguenze del suo gesto. Sapevo che era l'anello debole della sua famiglia, ma non avrei mai immaginato che sarebbe stato così semplice.

I carichi delle armi sono adesso in mio possesso. Mio padre non sa nulla di questa storia e farò in modo che continui ad essere così. La mafia italiana e russa hanno detenuto il potere anche troppo a lungo. Avrei lasciato correre se questi avessero semplicemente agito sui loro territori, ma dal momento che hanno ficcato il naso negli affari della Yakuza, non posso più lasciare stare. Non ho detto nulla mio padre perché so che sarebbe stato contrario. Sta invecchiando e forse è proprio a causa di questo che si è ammorbidito. Non che non sia in grado di comandare la Yakuza, questo mai. Non conosco uomo più pericoloso di mio padre, ma per lui l'onestà negli affari conta più di ogni altra cosa. Quando i carichi hanno iniziato a subire ritardi, mi sono insospettito. I miei uomini hanno indagato a fondo e sono rimasto piuttosto sorpreso nello scoprire che la mafia cinese si stava muovendo nell'ombra. Sono accaduti alcuni fatti che mi hanno fatto pensare, perciò ho agito prima di loro.

Tutto questo mi rende un traditore agli occhi di mio padre? Probabilmente sì. Non che mi interessi qualcosa.

Sono cresciuto seguendo una ferrea educazione ed essere i primi nella catena alimentare era in cima alla lista di cose che avrebbero dovuto fare di me un campione.

È stato divertente vedere i russi e gli italiani cercare di capire come stessero le cose. Tutto stava andando liscio come l'olio, almeno fino a quando non si è aggiunta un'incognita alla mia equazione perfetta.

Sento vibrare il telefono nella mia tasca e quando guardo lo schermo, vedo che è un numero sconosciuto. Nessuno conosce questo numero.

«Anata wa daredesuka, soshite dono yō ni shite kono bangō o shutoku shimasu ka?»
Chi sei e come fai ad avere questo numero?
Dico con voce piatta nascondendo la mia curiosità.

«Anata no koe o kiite hisashiburidesu, Hiroto-san.»
È passato molto tempo dall'ultima volta che ho sentito la tua voce, Hiroto-san.

Chiudo gli occhi e assaporo con la mente questa voce che avevo quasi dimenticato.

«Anata ga watashi no koe o wasureta to watashi ni iwanaide kudasai.»
Non dirmi che hai dimenticato la mia voce.

Riapro gli occhi e sorrido.

«Alyssa-chan... Hisashiburidesu. Watashi wa nani ni denwawokakeru gimu ga arimasu ka?»
Alyssa-chan... né passato di tempo. A cosa devo la chiamata?

«Naze watashi ga anata o yonde iru no ka, anata wa kanzen ni yoku shitte iru to omoimasu.»
Credo che tu sappia perfettamente il motivo per cui ti sto chiamando.

La sua voce è profonda e suadente e sentirla parlare nella mia madre lingua mi provoca scariche elettriche che dal cervello si irradiano in tutto il corpo.
Conosco perfettamente il motivo per il quale mi sta chiamando.

«Anata ga anata no kyōdai no tame ni watashi o yobunaraba, watashi wa anata no tame ni nani mo suru koto ga dekimasen.»
Se mi chiami per tuo fratello, non posso fare nulla per te.

Non mi sono interessato molto della faccenda, a dire il vero. Ho saputo che mio padre ha preso in ostaggio Vito e un uomo dei Kozlov. Non ho idea del perché Vito ficcasse il naso nei nostri affari; quello di cui sono certo è che adesso è in guai seri.

Fino all'ultimo respiroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora