42 - Viktor

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Finalmente.

I suoi occhi sono come quelli di una tigre ferita. Ho pigiato sui tasti giusti e sapevo che avrebbe fatto di tutto per il fratello.

Mollo quello sciocco di Vito e afferro Alyssa per un braccio. Non me ne frega nulla se le fa male la spalla. È stata la prima a violare il contratto e adesso non sono più costretto ad avere nessun riguardo verso di lei.

«Uccideteli tutti.» Do l'ordine ai miei uomini e ricominciano gli spari. Trascino mia moglie via dalla traiettoria dei loro proiettili e anche se oppone resistenza, è così debole che non può nulla contro la mia forza.

Mi volto giusto in tempo per vedere gli uomini di Tanaka trascinare il loro boss via con la forza. Si è salvato questa volta, ma non sarà per sempre così.

Dietro di me ci sono mio fratello e alcune mie guardie personali.

«Fermati!»

Non riesco proprio a liberarmi di questo coglione. Mi volto e lo vedo puntarmi contro un'arma.

«Non essere sciocco, Vito. Gli affari sono affari e tu lo sai molto bene.»

«Fanculo gli affari! Lascia immediatamente mia sorella.» È seriamente convinto di ciò che dice.

«Vuoi ammazzarmi?»

«Mi dispiace, Aly. Dovevo oppormi a questo matrimonio e non l'ho fatto.»

Sbuffo e tiro fuori anch'io la pistola.

«Che scena commovente... se non ti dispiace, ho fretta di tornare a casa con mia moglie. Abbiamo parecchie faccende in sospeso io e lei e ho intenzione di discuterne tutta la notte.» Metto parecchia enfasi quando pronuncio l'ultima parte della frase. Vedere gli occhi di Vito ardere in questo modo, mi procura un piacere immenso. Se c'è una cosa che ho sempre odiato, sono i bambocci figli di papà che credono di avere il mondo ai piedi solo perché fanno parte di una famiglia importante o perché hanno i soldi.

«Tu non farai proprio alcunché. Libera mia sorella e finiamola qui.»

«Perché mai dovrei darti ascolto? Questa è una decisione dei nostri genitori e la loro parola è legge. Dovresti saperlo meglio di chiunque altro. Pensa a dare la caccia a Hiroto Tanaka, che a mia moglie ci penso io.»

«Dovresti fare come dice.»

Rimaniamo tutti in silenzio, quasi scioccati dalla scena davanti ai nostri occhi. Il piccolo Davide Russo sta puntando un'arma contro il suo stesso fratello. Mi sembra di sentire Alyssa sospirare pesantemente.

«Come puoi fare questo?» Vito sembra scioccato tanto quanto noi.

«Il russo ha ragione. È una decisione che hanno preso i nostri genitori. La loro parola è legge per noi.»

«Tu non sei più mio fratello...» Alyssa parla per la prima volta. Sembra molto stanca e dobbiamo assolutamente fare qualcosa per le sue ferite se non voglio farla morire dissanguata prima di aver consumato la prima notte di nozze.

«Beh, che dire Vito... Credo che tu debba prendere esempio da tuo fratello minore. Ora, se non ti dispiace, me ne andrei con mia moglie. Sono certo che avremo altre occasioni per approfondire la nostra conversazione.»

Giro i tacchi e me ne vado. Non me ne frega nulla di chi sia morto e di chi sia sopravvissuto; ora tutto ciò che mi interessa e andarmene a casa.

Trascino Alyssa come se fosse un bagaglio a mano e quando finalmente arrivo alla mia macchina, apro la portiera del lato passeggero e la faccio salire.

Passo dalla parte del guidatore ed entro frettolosamente. Metto in moto e parto sgommando.

«Dopo tutto questo tempo, ci siamo finalmente sposati.» Mi giro verso di lei e la vedo guardarmi con tutto l'odio che prova. È pallida e delle goccioline di sudore le scendono dalla fronte. Credo che abbia la febbre e dal sangue che continua a scendere dalla spalla e dalla gamba, deduco che sia molto debole.

Fino all'ultimo respiroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora