39 - Alyssa

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Devo ammettere che quando ho sentito bussare leggermente alla finestra, tutto potevo immaginare, tranne di ritrovarmi Hiroto a penzoloni.

«Sciogli i tuoi capelli, Rapunzel.»

«Hiroto!»
Sono sorpresa di vederlo. Sapevo che mi avrebbe cercata e avrebbe fatto di tutto pur di tirarmi fuori da qui, ma non avrei mai immaginato che lo facesse in questo modo.
«Mi fai entrare o no? Sto per cadere giù.»

Rinsavisco e lo aiuto ad entrare dentro la stanza. Quando cade pesantemente a terra, lo sento lamentarsi come un bambino.

«Che male...»

«Ma che ti è saltato in testa? Le guardie potevano vederti!»

Cerca di rialzarsi, ma fallisce miseramente; perciò, appoggia semplicemente la schiena al muro.

«È stato un gioco da ragazzi. Che posso dirti... Mi mancavi.»
Per un momento mi rendo conto di fissarlo come mi fissava la mia maestra delle elementari.
«Bene signor "è stato un gioco da ragazzi". Come pensi di uscire adesso da qui?»
Apre la bocca, ma poi la richiude. Lo fa una seconda volta e rimane stupito da non riuscire a dire nulla di sensato.

«Beh, mi verrà in mente.»

Mi siedo sul bordo del letto e mi prendo la testa tra le mani. Se la situazione non fosse di per sé tragica, starei ridendo come una matta.

Lo vedo toccarsi la gamba.

«Ti fa male?»

Scrolla le spalle. «È solo un graffietto.»

So per certo che non è così; ho visto il proiettile che l'ha trapassato al porto.
Mi inginocchio vicino a lui e inizio a sfilargli la cinta.

«Ti mancavo così tanto?»

Lo fulmino con lo sguardo.

«Levati i pantaloni. Vado a prendere il kit di pronto soccorso.»

Mi sembra di sentirlo sbuffare mentre mi avvio verso il bagno e credo anche di averlo sentito dire: "preferivo la prima opzione".

Torno da lui con il kit in mano e lo apro cercando del disinfettante con delle garze da sostituire a quelle che ha adesso intrise di sangue.

Mi accovaccio vicino a lui e inizio a tagliare quelle vecchie.

Vedo il suo muscolo irrigidirsi e anche se non proferisce parola, so che gli sto facendo male. Cerco di essere più delicata possibile, ma con una ferita del genere non è facile... non sono un medico dopo tutto.

«Sei arrabbiata?» Mi chiede con voce seria e lo sguardo fisso.

«No.» Gli rispondo io continuando a concentrarmi sulla medicazione.

«Perché a me sembra il contrario?»

«È solo una tua impressione.» Ammetto che la risposta risulta più fredda di quanto volessi farla sembrare.

«Alyssa-chan.» Mi chiama una volta, ma non rispondo. Lo fa una seconda e poi una terza volta. Alla quarta blocca la mia mano piena di garze con il disinfettante. «Alyssa-chan. Perché sei arrabbiata?»

Ritiro la mano dalla sua.

«E me lo chiedi? Sei venuto qui, da solo e senza rinforzi. Potevano scoprirti o peggio ancora spararti a vista. Sei ferito e non sei nella condizione di poter affrontare una cosa del genere, non da solo comunque!»

Abbozza un sorriso. «Sei preoccupata per me allora?»

«Se ti avessero preso...» Una lacrima mi segna la guancia.

Fino all'ultimo respiroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora