Tutto questo è un cazzo di casino. Il mio braccio destro e l'erede della mafia sono appena stati sequestrati e se non voglio farmi strappare le palle da mio padre o dal mio futuro suocero, devo risolvere la situazione.
«Ti rendi conto che questo è tutta colpa tua?»
Alyssa è sotto shock. Siamo in macchina e sto guidando da venti minuti e lei non ha proferito parola.
«Sto parlando con te!» Forse esagero con il tono, ma sono incazzato nero. Nonostante abbia urlato, lei non si degna nemmeno di guardarmi. Questa cosa mi irrita oltremodo e quando sono irritato, divento una bestia. Accosto bruscamente e spengo la macchina. Apro la portiera ed esco come una furia. Non ci metto nemmeno due secondi e mi ritrovo ad aprire la portiera dal lato di Alyssa. Le afferro un braccio e la trascino fuori con violenza. All'inizio prova a divincolarsi, ma non può nulla contro la mia presa eccessivamente stretta su di lei.
«Che vuoi fare, eh?» Mi chiede con tono di sfida.
La spingo contro il muretto che ci separa da un campetto di calcio. Siamo soli; ci troviamo in un quartiere praticamente disabitato e le uniche persone a frequentare questo posto sono i senzatetto e i drogati. Non mi stupirebbe incrociare lo sguardo di mio fratello a dire il vero.
Alyssa cerca di ricomporsi.
«La vera domanda è cosa vuoi fare tu!» Le rispondo io urlando. Mi fa veramente arrabbiare il fatto che non si renda conto di tutti i problemi che ha causato fino ad ora.
«Di che stai parlando?» La sua voce è un'ottava sopra del normale.
«Hai anche il coraggio di chiederlo? Da quando sei scesa da quel cazzo di aereo, non hai fatto altro che causare problemi! E adesso tocca a me risolverli.»
Sembra trovare un po' di lucidità. Si stacca dal muretto e viene verso di me con passi lunghi e sicuri. «E in che modo sarebbe colpa mia, sentiamo? Non sono stata io a dire ai tuoi uomini di addentrarsi nel territorio dove chiaramente Tanaka svolge i suoi affari. Non sono stata io a perdere i carichi. Nulla di tutto ciò è colpa mia!»
«Se avessi tenuto la bocca chiusa, a quest'ora non ci troveremmo in una situazione del genere.»
«Dovresti solo che ringraziarla la mia boccaccia. Se non avessi detto a Tanaka la verità, probabilmente ti troveresti già sul fondo del tuo amato fiume.»
Mi fa veramente incazzare la sua arroganza.
«Saprei io come impiegare o nell'eventualità tappare quella boccuccia.»
«Mi stai minacciando Kozlov?» Se gli occhi di qualcuno potessero diventare un'arma letale, sono certo che quelli di Alyssa avrebbero già mietuto parecchie vittime. Faccio un paio di passi verso di lei e, come previsto, non accenna ad indietreggiare.
«Forse non hai ancora compreso appieno quali sono i ruoli in questa storia...» Le afferro le braccia e gliele stringo così forte che la sento emettere un verso di dolore. «Tu sei solo una merce di scambio. In quanto donna della tua famiglia, puoi contribuire solo sfornando qualche erede. Sei stata venduta come una puttana alla mia famiglia. Pensi che provocarmi con le tue solite battutine, possa portarti a qualcosa? Credi veramente che conterai qualcosa in questa famiglia? Non siamo nemmeno sposati e tuo padre ti ha già abbandonata. Ti ha lasciato a me. Finora te le ho fatte passare lisce, ma adesso ne ho abbastanza.»
«Tanaka-sama aveva ragione...»
Mmm?
«Lasciami andare. Immediatamente.»
Il fatto che nonostante le mie parole, lei sia ancora in grado di pensare di potermi parlare in questo modo, mi fa sorridere.
«Forse non sono stato abbastanza chiaro. Le cose cambieranno adesso.»
«Ah sì? E in che modo, sentiamo.» I suoi occhi ardono come fiamme dell'inferno.
«Non ti lascerò più commettere stupidaggini come quelle che hai fatto finora.»
«Dovresti solo che ringraziarmi...»
«Quando vorrò ringraziarti, te lo farò sapere. Stanne certa. E adesso fila in macchina.»
Lascio la presa e mi volto per tornare alla vettura, ma le sue parole mi bloccano.
«E se non volessi farlo?»
Mi blocco e sento ogni muscolo del mio corpo contrarsi. Mi sta forse sfidando?
«Vuoi che ti ci ficchi dentro con la forza? Attenta a non provocarmi.»
«Le tue minacce mi scivolano addosso, Kozlov. Non sono ancora tua moglie. Non sono una tua proprietà e non puoi dirmi cosa fare o cosa non fare. Tu non puoi comandarmi nulla.»
«Mi sto arrabbiando, Alyssa.» Se non entra in macchina, non so cosa posso fare.
«Oh, davvero? E cosa succede se ti arrabbi? Mi picchi? Mi rinchiudo da qualche parte? Sinceramente queste sono le due opzioni migliori che mi siano venute in mente.» Incrocia le braccia al petto e alza lo sguardo come per riflettere sulle eventuali possibilità. «Di certo non puoi uccidermi e suppongo nemmeno mutilarmi se non vuoi ritrovarti steso con un cappotto di legno. Quindi... queste sono le opzioni che mi vengono in mente al momento.»
«Fai sul serio?» Ammetto che per un momento rimango imbambolato a fissarla.
«E tu?»
«Entra subito in macchina.»
Si siede sul muretto.
«Forza, sono curiosa di vedere cosa fai se non vengo con te.»
Mi esce il fumo dalle narici e la mia mano finisce immediatamente sul calcio della pistola che tengo sempre con me ben ancorata alla cinta dei pantaloni. I suoi occhi finiscono proprio in quel punto.
«Ahhh, capisco... Sai, Kozlov, dovresti trovare un bravo medico che ti aiuti nella gestione della rabbia.»
«Ti ho detto di entrare in macchina.» La mia voce è un sussurro.
«Costringimi, stronzo psicopatico.»
Ed è proprio qui che perdo il controllo. Mi avvento su di lei e l'afferro per i capelli. Alyssa prova a divincolarsi anche se non ci mette molta enfasi e la cosa mi dà da pensare. La trascino verso la portiera del passeggero, ma quando mi distraggo un secondo per aprire la portiera dell'auto, lei ne approfitta. Torcendomi il braccio, si divincola dalla mia presa e con un calcio ben assestato al polpaccio, mi fa cadere in ginocchio. Accade tutto in un attimo. Mi afferra la testa per i capelli e me la sbatte contro il vetro del sedile posteriore. Fa un male del cazzo. Ammetto che non ci sto capendo più nulla. La testa pulsa e mi cola del sangue sulla fronte visibilmente affettata.
«Questa me la paghi. Giuro su Dio che me la paghi, Alyssa.»
«Sì, certo. Come no! Sogni d'oro, Kozlov.» Il braccio è sempre piegato in una posizione innaturale dietro la mia schiena e il nervo del polpaccio sembra essere impazzito. Mi pervade un crampo che mi provoca un dolore altamente snervante e quando la sento riafferrarmi per i capelli come avevo fatto io con lei pochi attimi prima, capisco che vuole mettermi ko. E ci riesce porca puttana. Il colpo stavolta è bello forte e mi accascio vicino alla mia auto ascoltando la sua voce dire: «Era ora che arrivassi. Cominciavo a preoccuparmi.»
Sorrido tra me. Avevo ragione... lei non è affatto come appare.
Per niente.
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Fino all'ultimo respiro
ChickLitAlyssa fa parte di una delle famiglie più potenti e pericolose del mondo. Ha tutto ciò che una ragazza possa desiderare: soldi, fama e potere. Peccato che lei desideri l'unica cosa che non può avere... la libertà. Alyssa non vuole far parte della ma...