18 - Igor

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Quando signorina mi ha fatto questa domanda, ho esitato a rispondere. Non sono sicuro di quello che ha in mente, ma so che non è nulla di buono.

Quando boss mi ha accolto in casa sua, mi sentivo spaesato. Non riuscivo a credere che esistesse tanto lusso e tanto denaro. L'avergli fatto pena ha giovato alla mia vita. In Russia non avevo futuro; avrei solamente rischiato di morire di fame o di freddo. Quando mi ha portato con sé a Palermo, ho capito che con lui potevo avere un futuro. Non mi ha chiesto molto in realtà se non lealtà assoluta nei suoi confronti. Ero solo un ragazzino e non avrei saputo come sopravvivere nel loro mondo, ma mi sono addestrato. Già da adolescente ero un ragazzo ben piazzato, ma non appena ho compiuto diciott'anni, il mio corpo ha subito una straordinaria evoluzione.

Non appena misi piede in casa Russo, sono diventato la guardia personale di signorina.

Lei era diversa dal resto della sua famiglia. Il primogenito, Vito, era un giovane altezzoso e credeva di poter fatto tutto ciò che voleva in quanto erede di una delle organizzazioni criminali più famose al mondo. Davide, il più piccolo, sembrava non essere molto interessato a nulla. Passava ore chiuso in camera sua a suonare la chitarra. Infine, c'era Alyssa. Era una ragazza solare, energica e sempre pronta a lottare contro le ingiustizie. Non era fatta per quella famiglia. Suo padre la obbligò a seguire lo stesso addestramento dei suoi fratelli, ma con una differenza sostanziale... lei imparava solo la teoria. Agli inizi del mio lavoro di guardia del corpo, la seguivo ovunque lei andasse e ciò significava assistere ai suoi allenamenti. Era brava, eccome se lo era. Aveva un talento innato per le arti marziali e imparava velocemente, ma non appena gli allenamenti si intensificavano un po', suo padre la metteva in un angolo ad osservare i fratelli e lei ne soffriva terribilmente.

Una mattina bussai alla porta di Alyssa e quando non rispose, entrai di soppiatto. Lei non c'era e quando avvisai suo padre, lui mi disse che era partita. Provai a chiedere spiegazioni, ma ovviamente non mi fu data alcuna risposta.

Tornò dopo sette anni ed era... diversa. La maturità l'aveva resa una donna e non più una bambina. I suoi occhi erano diversi, così come la sua aura. Da quel giorno non mi staccai più da lei. Sette anni a studiare in Giappone. Un tempo decisamente lungo per una vacanza.

Quando l'ho vista sopraffare Viktor Kozlov in quel modo, ho capito che per tutto questo tempo, ha fatto finta di essere chi non è.

«Sei con me o no?»

Questa domanda torna ad invadere i miei pensieri. Se sono con lei? Sempre, ma la mia lealtà va a boss. Ho giurato di proteggere signorina da tutto e da tutti. L'ho promesso a suo padre e, nella famiglia Russo, ogni promessa è debito. 

Abbiamo lasciato la macchina e Alyssa ha cercato di camuffare il suo aspetto. Abbiamo documenti e passaporto falsi e non sarà difficile arrivare in Sud Africa.

La vedo passare i documenti alla receptionist e tutto sembra filare liscio. Sono distante da lei. Alyssa potrà anche camuffare il suo aspetto ma io sono difficile da nascondere con i miei due metri di altezza. Quando si dirige lungo la linea rossa, la perdo un secondo di vista. È il mio turno e, come Alyssa prima di me, non ho problemi con i documenti. Confermata la mia falsa identità, mi accingo ad intraprendere il corridoio con la linea rossa. Alyssa non è più nel mio campo visivo, ma l'ho vista passare di qua. Sarà sicuramente già sull'aereo.

Non ho ancora detto nulla a boss della piccola gita di sua figlia, ma una volta che sarò atterrato, ho intenzione di avvisarlo.

Qualche ora dopo

«Der'mo!»
Merda!

Dove cazzo è? Sono sceso dall'aereo e lei non c'è. Ho atteso che tutti i passeggeri scendessero, ma lei non c'è. Sapevo che qualcosa non quadrava, lo sapevo! Ce l'aveva scritto in faccia.

Prendo il cellulare usa e getta e provo a chiamarla, ma la telefonata viene deviata ad un gestore francese. Mi ha fregato con tutte le scarpe.

Adesso sì che sono guai.

Compongo un altro numero e spero vivamente che a fine settimana avrò ancora le mie palle attaccate al corpo.

«Pronto?»

«Boss... sono io.» Come glielo dico che ho perso sua figlia in una missione all'insaputa di tutti?

«Igor, perché non conosco questo numero?»

«C'è stato un problema.» Un grosso problema sarebbe meglio dire.

«Cos'è successo?» La sua voce è piatta e questo non è un buon segno.

«Signorina è sparita.»

...

«Come hai fatto a perdere di vista mia figlia?»

«L'ho persa all'aeroporto.»

«Di che cazzo stai parlando?»

Gli racconto tutto quello che è successo e sarebbe superfluo dire che boss è incazzato nero.

«Torna immediatamente da Kozlov. Sto arrivando. Ah, Igor... sarà meglio che mia figlia sia tutta intera.»

Le mie palle sono decisamente in pericolo.

Che cosa sta architettando signorina?

Fino all'ultimo respiroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora