24 - Hiroto

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Il suono della notifica di un messaggio mi sveglia intorno alle tre di mattina. Sento il respiro pesante di Alyssa che dorme beatamente abbracciata a me. Le bacio la fronte facendo attenzione a non svegliarla. Ancora non riesco a credere che lei sia tornata da me. Quando ci siamo separati, credevo che non ci saremmo mai più rivisti.

La nostra storia aveva avuto un inizio burrascoso e sono certo che se avessimo continuato a frequentarci, non avremmo avuto futuro.

Io ero un gangster e il futuro capo della Yakuza; lei faceva parte della mafia italiana. Eravamo nemici, appartenevano a due casate diverse, le quali non avevano altro da spartire se non rivalità e ostilità.

Il giorno in cui ci siamo detti addio, è stato uno dei giorni più bui della mia vita.

C'è un'antica leggenda cinese che dice che ognuno di noi nasce con un filo rosso ben legato al mignolo. Questo filo ci collega alla nostra anima gemella e non importa dove essa sia, questo filo non potrà mai essere reciso. Io sono certo che il mio filo sia collegato a quello di Alyssa, ma quando ci siamo separati definitivamente, le ho fatto una promessa. Non l'avrei mai più cercata perché farlo, avrebbe significato farla tornare nel mondo della malavita che tanto detestava. Ero disposto a sacrificare e a sopprimere i miei sentimenti per lei pur di vederla felice e libera come aveva sempre voluto essere.

La libertà che ha sempre cercato non è un concetto filosofico, bensì ben radicato nel suo cuore rinchiuso in una gabbia dorata. È una libertà dal peso della sua famiglia; dagli errori che questo mondo burrascoso ci fa commettere. È una libertà dai legami opprimenti quella che sta cercando e non so se riuscirà mai a trovarla, ma quello che so, è che ho intenzione di aiutarla a compiere la sua impresa.

Le voci, nel nostro mondo, corrono estremamente veloci e quando è giunta alle mie orecchie la notizia del suo fidanzamento con Viktor Kozlov, sono uscito fuori di senno. Ho desiderato ardentemente dare la caccia a quel figlio di puttana; di trovarlo e massacrarlo solo per il semplice gusto di avere anche ipoteticamente pensato di poter prendere qualcosa che appartiene a me.

Questo fa di me un pessimo individuo?

Non mi fermo a pensarci.

Mi giro molto lentamente per evitare di smuovere Alyssa e poi prendo il telefonino che è sul comodino. Leggo la notifica.

"È tutto pronto. Adesso sta a te."

Sorrido perché adesso non si può più tornare indietro. Mio padre è gravemente malato e sono certo che Alyssa non sappia nulla della sua malattia terminale.

Da quando ha scoperto di avere un tumore, ha allentato le redini negli affari e i nostri nemici ne hanno approfittato. Facciamo ancora parte della cerchia ristretta degli eletti al Tavolo, ma rischiamo di esserne esclusi se non diamo un contributo significativo al nostro nome. La Cina ci sta col fiato sul collo e sta diventando sempre più potente. Le mie spie mi hanno riferito che ci sono loro dietro agli attacchi di San Pietroburgo.

La pagheranno cara, eccome se lo faranno.

Quando ho deciso di dare una svolta alla nostra organizzazione, il mio cuore ha perso un battito. Sapevo perfettamente che mettermi contro la Mafia e la Bratva significava tradire la fiducia di mio padre, ma non ho avuto altra scelta. Non ci siamo solo io e lui in questa organizzazione. La Yakuza è l'essenza stessa degli uomini e delle donne che ne fanno parte. Il nostro nome, per quanto possa risultare terrificante e spaventoso, stava perdendo vigore e se non avessi agito in questo modo, saremmo finiti in un baratro dal quale sarebbe stato molto difficile uscirne. E il fatto che alla fine mio padre non se la sia presa più di tanto, mi fa capire che forse sa che ho ragione. Ora è il momento di agire.

Fino all'ultimo respiroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora