6 - Viktor

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Sono incazzato con me stesso perché non mi sono accorto degli uomini che ci stavano seguendo. Ero talmente preso a sbirciare gli occhi della ragazza che non mi sono reso conto di nulla. Devo ammettere che è stata brava a mantenere il sangue freddo; inoltre con la descrizione accurata dell'uomo che ci pedinava, ha mostrato grandi capacità di osservazione. Pensava fosse uno dei miei, ma io non ho detto a nessuno dove stavo andando e nella mia mente si fa strada sempre più l'idea che siano gli italiani ad avere una talpa e non noi.

Ho lasciato la ragazza al club. Hanno visto che l'ho portata io e so per certo che la terranno al sicuro. Le ragazze si occuperanno di lei. Inizio a camminare come se nulla fosse. Voglio che questi stronzi mi seguano senza sospettare nulla. Ne conto quattro. Tengo la pistola carica nella tasta del cappotto e sono pronto a tutto anche se vorrei evitare di sparare colpi nel mezzo della via. Ci sono troppe persone. Imbocco un vialetto stretto. So benissimo che non ha via d'uscita e sorrido. Il viale è lunghissimo e strettissimo. C'è solo una porta: l'uscita di sicurezza del mio club. Qui non mi disturberà nessuno. Rallento il passo affinché questi stronzi mi possano raggiungere e nel frattempo mi accendo una sigaretta.

«Fermo lì, Kozlov.» Dice il primo uomo puntandomi una glock 22 addosso. Lo guardo come se nulla fosse.

«Volete una sigaretta, ragazzi?» Gli chiedo indicando il pacchetto nero.

«Niente giochetti con noi. Dov'è la ragazza?» Chiede il secondo cinese.

«Quale ragazza?» Dico con falsa innocenza.

«Dov'è la troia italiana?» Riprende il primo.

«Mmm... non si parla così di una signora. Quantomeno non di una Russo. Credo proprio che le dobbiate delle scuse.» Mi scosto dal muro e butto a terra la cicca.

«Dov'è?» Insiste quello. Quest'atteggiamento mi fa girare le palle. Perché tutti vogliono quello scricciolo? La risposta non tarda ad arrivare quando chiedo a questi stronzi perché la cercano.

«Lei è la figlia di Vincenzo Russo. Varrà molti soldi.» Dice il terzo cinese uscendo dall'ombra del lampione fulminato.

«Appartenete alla famiglia Han?» Chiedo per curiosità anche se ne sono certo.

«Non sei nella posizione di fare domande.»

«Lo siete, vero?» Sogghigno mostrando lievemente i denti. «Il Tavolo non sarà contento di sapere che la mafia cinese entra nel territorio della Bratva senza permesso e che minaccia una nostra ospite. Se poi quell'ospite fa parte della Mafia italiana, ancor meno... non credete? Ora...» Faccio una lieve pausa levandomi il cappotto «...vi do la possibilità di andarvene con le vostre gambe e senza ripercussioni. Dimenticherò tutto questo, con la giusta collaborazione ovviamente. Rifiutate e rispedirò i vostri corpi a brandelli al mittente. Non credo che il Signor Han apprezzerà.»

Li vedo guardarsi tra di loro. Anche se la mia proposta li alletta, hanno ordini ben precisi e posso solo immaginare cosa farà il loro capo se dovessero fallire.

«Non andiamo da nessuna parte. Facciamo che ci dai la ragazza senza troppe storie e ti lasciamo vivere.»

A questo punto rido di gran cuore. Loro che lasciano vivere me? È forse l'inizio di una barzelletta?

«Ti facciamo ridere stronzo?»

«No, ma sarò io a farlo.» Mi getto sul primo, il più grosso. Lo butto a terra e gli assesto un colpo alla testa talmente forte che si sente un crack. Afferro la sua pistola - per questi stronzi non vale la pena usare la mia bambina - e sparo un colpo dritto al cuore del secondo cinese. Oppure era il terzo? Non lo so, questi mi sembrano tutti uguali. Osservo il corpo che giace inerme sul freddo suolo e sorrido ai suoi occhi che lentamente si stanno spengendo. L'altro cinese spara, ma sono talmente veloce che mi abbasso in tempo. Spara altri colpi, ma mi riparo dietro un cassonetto della spazzata. I rumori dei colpi sono forti, ma non verrà nessuno. La polizia sa bene a chi appartiene questa zona e non oseranno avvicinarsi. Capisco quanto sia un novellino dal fatto che spreca tutti i suoi colpi inutilmente. Lo sento imprecare e questo mi da la conferma che ha finito le pallottole. Sbircio dal cassonetto perché voglio essere sicuro che il quarto cinese non sia pronto a farmi un altro buco per respirare, ma non lo vedo.

Dove cazzo è andato? - chiedo a me stesso. Penso immediatamente che sia andato a cercare la ragazza e mi alzo di scatto. Sono pronto a sparare ma qualcuno mi precede. Il terzo cinese cade a terra come un sacco di patate con un foro in testa preciso e netto. Arsenij si avvicina con tranquillità «Avevamo detto che oggi sarebbe stata una giornata tranquilla.»

Lo ringrazio con una pacca sulle spalle e corro per il vicolo. Quando torno sulla strada principale cerco il quarto assassino; non lo vedo. Punto direttamente al club. Se mi ha visto lasciare lì la ragazza, sarà andato sicuramente da quella parte. Corro come un forsennato e trovo la porta del club socchiusa. Le dò un calcio e trovo uno dei baristi, un mio uomo, morto sul bancone. Sento le urla delle ragazze e ne vedo qualcuna nascosta sotto i tavolini.

«Dove sono andati?» Urlo ad una di queste. Lei si limita ad indicarmi la porta che dà nell'arena. Arsenij mi segue a ruota. Prepariamo le armi e ci appostiamo sullo stipite. Apro leggermente la porta e cerco di vedere all'interno. Finalmente vedo la ragazza. È legata con le mani dietro la schiena dentro il ring. Ha gli occhi segnati dalle lacrime e un alone nero che mi fa capire che quel bastardo le ha messo le mani addosso. Quello stronzo le molla un ceffone per farla stare zitta, ma la paura che l'attanaglia non le permette di smorzare i lamenti. Sento una mano calare sulla mia spalla e per poco non mi parte un colpo.

«Dov'è Signorina?»

Il bestione russo che mi trovo di fronte mi punta un coltello alla gola. È minaccioso, coraggioso e dannatamente stupido se mi punta un'arma contro. Guardo la lama poggiare sulla mia pelle, poi alzo gli occhi per fissare quelli di questa guardia che sembrano fatti di ghiaccio. Mi fissa senza un briciolo di emozione. Pressa ancora di più.

«Dov'è lei?» Ringhia ancora più lentamente in russo stavolta.

«Calma amico. Siamo dalla stessa parte.» Gli dice Arsenij continuando a puntare verso la porta.

«Tu lasciato che lei venisse catturata. Boss non sarà contento.» Dice la guardia in un pessimo italiano.

«Del tuo boss non me ne frega niente in questo momento. Abbiamo due possibilità: mi sgozzi ed entri con le armi ben spianate rischiando di far uccidere la ragazza; oppure collaboriamo e ci salviamo tutti. A te la scelta.» Gli dico freddamente. Valuta le opzioni e alla fine sceglie quella più saggia.

«Spero per te che non capita niente a Signorina.» Mi ammonisce.

Riprendo a guardare dentro. Il cinese parla al telefono ma non capisco un cazzo di quello che dice.

«Ok.» Dico ai due «Lo distraggo mentre voi entrate dal retro. Arsenij ti condurrà a quella porcina laggiù.» I due mi fanno cenno di sì con la testa e se ne vanno.

«So che sei lì dentro!» Urlo all'assassino.

«Se entri le faccio saltare il cervello!» Grida quello lì disperato.

«Possiamo trovare un accordo.» Gli dico «Io voglio solo la ragazza. Consegnamela e te ne puoi andare.»

«Tu menti!» Grida e lo sento colpire ancora una volta l'italiana. «Tutti sanno che Viktor Kozlov non lascia testimoni.»

«Potrei fare un'eccezione, se me la consegni subito.» Provo a tranquillizzarlo e lentamente apro la porta. Metto la pistola in bella vista ed entro con le mani in alto. Non vorrei che facesse stupidaggini.

«Sta fermo!» Grida quello puntandomi contro l'arma.

«Come stai?» Chiedo alla ragazza che mi guarda come se fossi il suo salvatore.

«Potrebbe andare meglio.» Ha la forza di fare battute... bene.

«Tra poco sarà tutto finito.» Le dico e faccio un altro passo.

«Sta indietro!» Mi intima l'uomo e lascia che la ragazza di cui mi rendo conto solo ora, non so il nome, gli faccia da scudo. Le punta la pistola alla testa.

«Se le spari.» Gli dico «Non avrai possibilità.»

«Sono comunque un uomo morto. Se non mi uccidi tu, lo farà il mio capo.»

Vedo la porticina sul retro aprirsi silenziosa e il colosso russo entra senza farsi sentire. Arsenij è al suo fianco. Sarà complicato sorprendere il cinese dal momento che si trova all'interno del ring, ma non ci sono altre alternative...

Fino all'ultimo respiroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora