5 - Alyssa

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Palermo: 8 ore prima

Igor mi accompagna a casa mia. Non proferisco parola durante tutto il tragitto. «Signorina arrabbiata con Igor?»

...

«Igor fa solo quello che comanda suo padre.»

...

«Signorina non parlerà più con me?»

...

Arriviamo davanti casa mia e mi fiondo fuori dalla portiera. Scendo quasi in corsa e corro ad aprire la porta d'ingresso. Mi chiudo la porta alle spalle perché non voglio nessuno qui dentro.

Perché mi fanno questo? Non voglio andare in Russia!

Appoggio la schiena alla porta e lentamente scivolo per terra. Mi scende una lacrima che non riesco a trattenere. Realizzo che non posso scappare da questa famiglia; che non me lo lasceranno mai fare. Prendo il telefono e vedo cinque chiamate perse di Greta. Decido di richiamarla.

«Dove diavolo sei finita?» Mi urla senza nemmeno salutare.

«Scusa Greta...»

«Tutto ok?» Cambia subito registro. Forse per il tono della mia voce e per il suo tremolio.

«No. Mi costringono ad andare in Russia.» Le confesso.

«Perché?» Chiede guardinga.

«Mio padre dice che è per tenere a bada Vito, ma a chi vuole darla a bere. Secondo te sono in grado di tenere a bada mio fratello?»

«Effettivamente...»

«Per quanto tempo dovrai stare via?» Mi chiede Greta.

«Non ne ho idea...»

«Vuoi che venga con te?»

Vorrei tanto, ma so che non me lo permetteranno.

«No, sta tranquilla. Avevo solo bisogno di sfogarmi un po'.» Mi rialzo e salgo in camera mia. «Com'è andata la tua asta?» Le chiedo.

«Oh... alla grande. Ho acquistato un nuovo pezzo di un artista contemporaneo. Spero possa piacere anche a mio padre.»

«Sono sicura che sarà così.» Igor bussa alla mia porta e sono indecisa se lasciarlo fuori o meno. Poi mi ravvedo perché so bene che Igor non c'entra nulla in tutta questa storia. Non lavora per me ed è costretto ad obbedire agli ordini di mio padre. «Devo andare Greta. Ti chiamo quando arrivo a San Pietroburgo.»

«Ok... ma se dovessi avere bisogno, fammi sapere. Arrivo in un attimo.»

«Grazie.»

«Ti voglio bene.»

«Anch'io.»

Igor suona nuovamente e scendo di sotto. Apro la porta di scatto e gli faccio cenno di entrare. «Dammi venti minuti.»

«Da.» Mi risponde in russo. Questa è l'unica parola, insieme a "no", che capisco.

Dopo mezz'ora sono pronta. Igor carica la mia valigia in macchina e ci avviamo verso la pista privata della mia famiglia. Quando arriviamo, vedo Vito già pronto e dentro il nostro jet privato. Lo vedo dallo specchietto dell'aereo mentre sorseggia champagne. Scendo dalla macchina e, senza aspettare nessuno, salgo sul jet. Quando mio fratello mi vede esclama furioso: «Era ora cazzo! Sei in ritardo di un'ora.» E indica il suo Rolex d'oro.

«Non rompere.» Gli dico e mi siedo sul sedile di fronte al suo. La voce del pilota ci dice che siamo pronti al decollo e già sento il cuore salirmi in gola. Ho il terrore di volare e allaccio di corsa la cintura. La voce metallica dell'hostess dice che potremmo incontrare delle perturbazioni e lì, esco fuori di testa.

Fino all'ultimo respiroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora