Capitolo 21

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MARCO
Greta è uscita da un po', io ho fatto una doccia per riprendermi da lei, dai suoi occhi, dal suo sorriso dal suo modo di fare... insomma dovevo togliermi dalla testa la sua immagine, anche se un po' impossibile, visto che ovunque guardo ci sono sue foto, giustamente questa è casa sua.
So che non dovrei, ma entro nella sua stanza, sento il suo profumo e sorrido, ricordando ogni volta che l'ho sentito e ciò che ho provato in quei momenti, mi fa piacere che dopo anni usa ancora lo stesso, perché questo era davvero buono, era il suo profumo.
Noto che non ha rifatto il suo letto, così prima immergo il mio viso nel suo cuscino e poi, decido di rifarlo, sicuramente non ha fatto in tempo, perché si è persa in chiacchiere con me.
Ovviamente ho rifatto anche il mio letto e sistemato i miei vestiti nell'armadio, anche se vorrei bruciarli tutti, perché ogni cosa, mi ricordava quei giorni infernali, prendo il telefono che mi è stato riconsegnato ieri e che io ancora non avevo acceso, perché sinceramente, tutti coloro che avevo voglia e bisogno di sentire, erano qui ieri ad accogliermi.
Lo accendo e mi arrivano in infinita di messaggi chiamate, li ignoro tutti e chiamo mio padre, il telefono squilla, ma lui non risponde, sorrido e penso tra me e me che era scontato, perché ogni volta che io ho avuto bisogno di lui, lui era impegnato in qualcosa che a suo parere, era più importante. Chiamo Fabio e dopo 4 squilli risponde, dal tono in cui mi risponde, capisco che c'è qualcosa che non va, il Fabio che conosco, si sarebbe presentato qui stamattina, sorridente con chissà quale progetto in testa

< ciao Marco, mi fa piacere sentirti >

Alzo le sopracciglia

< ciao Fabio anche a me, come stai?>

< bene, bene senti sono un po' indaffarato, magari ci sentiamo più tardi per fare quattro chiacchiere >

Faccio fatica a riconoscere mio fratello in queste parole

< tranquillo ti chiamo per avere i miei vestiti e ke mie cose >

< ok chiamo uno dei ragazzi e te le faccio portare >

< ok grazie>

Chiudo la chiamata e sbatto il telefono sul divano, ma che cazzo gli è successo? Questo non è mio fratello.
I miei pensieri vengono interrotti dal citofono, guardo ed è la polizia per il controllo, firmo il foglio e rientro in casa, dopo pochi minuti di nuovo il citofono, ma stavolta è mia madre, mi raggiunge sorridente e mi fa vedere che ha portato un ciambellone, la ringrazio e facciamo quattro chiacchiere, mi chiede come e andata la notte e ovviamente mento, dicendo che è andata tutto bene e anche quando mi chiede di Greta, rispondo allo stesso modo, dicendo che è sempre molto gentile con me.
Dopo una mezz'ora mia madre va via e al suo posto, entra Adriano, ci sediamo in giardino a fumare una sigaretta e con lui sono sincero, gli racconto del fatto che non sono riuscito a dormire bene, e gli racconto anche di Fabio, lui scuote la testa

< Marco e molto cambiato, da quando tu...sei andato via, lui è diventata l'ombra di papà, si muove solo con lui, quando c'è stato il problema al locale con Fabrizi, l'ho chiamato per avvisarlo e lui mi ha detto che non erano problemi suoi e che, aveva questioni più importanti, quindi se quel coglione voleva vendere droga nel tuo locale, di lasciarlo fare>

guardo mio fratello allibito, ma io so il perché

<questo è perché il giorno in tribunale ho detto a papà che ero stanco di pagare con la mia libertà colpe non mie e che, una volta pagato il mio conto con la giustizia, mi sarei tirato indietro, ti dico la verità, mi sono sorpreso che ha permesso all'avvocato ancora di difendermi >

Adriano e schifato

< Marco, sono felice che hai scelto di mollare tutto questo schifo... poi magari un giorno, mi dici anche perché hai deciso di entrarci >

Non lasciare la mia mano Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora