Capitolo 24

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GRETA
Sono al ristorante con Leo, cerco di mostrarmi serena, felice, ma dentro sto morendo, la discussione con Marco mi ha stranita molto, sentirgli dire che da domani cercherà un'altra sistemazione, mi fa innervosire di più, io non volevo questo da lui... io voglio... cosa voglio? Non lo so nemmeno io.
Mi alzo e raggiungo il bagno, ho bisogno di riprendermi per tornare al tavolo da Leo e continuare a fingere, mi guardò allo specchio e penso, possibile che Leo non si è accorto che qualcosa non va? Possibile che non riesce a percepire la mia agitazione, il mio disagio? Credo che ci siano due soluzioni, la prima e che non mi conosce veramente o che comunque non è attento hai miei atteggiamenti, non nota una luce diversa nei miei occhi... la seconda è che ha talmente paura che la paura del mio stato d'animo riguardi lui, che preferisce fare finta di niente, pur di non discutere del problema, ad ogni modo, non mi piacciono nessuna delle due, sbuffo perché sono consapevole che forse sto cercando una scusa, un qualcosa di negativo per allontanarmi da lui.
Esco dal bagno e noto come sempre il mio angelo, avevo chiesto a Marco di farli smettere, eppure lui e allora qui, lo guardo e gli accenno un sorriso che prontamente ricambia, raggiungo Leo < tutto ok?> annuisco < hai sorriso a quel ragazzo, lo conosci?> cazzò lo aveva visto, allora era attento a ciò che facevo, ovviamente non posso dirgli chi è < si di vista in palestra> lui si volta per guardare il mio angelo, che però si finge distratto, guardo il telefono per vedere se c'è qualche messaggio di Manu ma nulla, Leo mi guarda < Greta si può sapere che hai? Sono due giorni che sei distante, evasiva... devi dirmi qualcosa?> non posso continuare a mentire, così anche se un po' titubante annuisco, lui mi guarda
< ti ascolto > faccio un respiro e cerco di sorridere e di sminuire la questione < non è nulla di importante.. nel senso lo è ma...> mi guarda < Greta è importante o no? Ti decidi a parlare per favore?> annuisco < si ecco e che da ieri, Marco vive a casa mia> lui mi guarda incredulo < stai parlando di Marco Neri? Lui vive a casa tua?> io annuisco < si ecco...> mi guarda e scuote la testa < Greta ma sei impazzita? Lui...> lo interrompo < Leo tu non lo conosci bene, poi non so se ti ricordi, ma sua madre e mio padre stanno insieme... casa mia era l'unica possibilità...> mi guarda < sei una povera stupida Greta> si alza ed esce dal ristorante, io lo seguo fino al parcheggio
< Leo perché fai così?> lui mi guarda < è uno stronzo... mi aveva detto che io potevo... e invece ecco è tornato...> sono confusa < lui ti ha detto cosa? E quando? > non mi risponde < Leo ti ho fatto una domanda > mi guarda e in modo alterato si rivolge a me < non mi frega un cazzo della tua domanda... Greta lui non deve stare a casa tua punto, è pericoloso > lo guardo furiosa < tu non sei nessuno per dirmi ciò che devo fare, hai capito o no?> alza il braccio per darmi un schiaffo < tu fai quello che dico io e basta> chiudo l'occhio, aspettando lo schiaffo, ma non arriva, apro gli occhi e vedo Massimo il mio angelo, che prontamente gli ha bloccato il braccio
< se fossi in te non lo farei, anzi...già solo l'intenzione, ti ha messo in guai seri > Leo cerca di liberarsi < ma chi cazzo sei? Fatti i cazzi tuoi e la mia fidanzata e non devo rendere conto a te> Massimo mi guarda < stai bene?> annuisco prontamente e Leo continua guardandomi < chi cazzò e questo? > Massimo lo guarda quasi infastidito, ed io rivolgo un sorrido Massimo < e il mio angelo > Massimo sorride < Greta aspettami in macchina per favore > annuisco e vado verso la macchina, Leo mi grida contro < sei solo una stupida puttana, non farti più vedere, non ti presentare nemmeno a lavoro stronza> mi sento umiliata, da lui e da me stessa e grata a Massimo di essere intervenuto, ma sopratutto a Marco di non avermi ascoltata nel richiamare i suoi angeli. Dallo specchietto vedo Massimo parlare a brutto muso con Leo, ma non lo sta picchiando e di questo ne sono grata, perché non vorrei avere sulla coscienza Leo.
Mi arriva un messaggio e subito le mie mani cominciano a tremare, apro lo sportello e grido a più non posso < Massimoooo dobbiamo andare... subitooooo> lui accorto della mia disperazione, minaccia con il dito Leo, mentre indietreggia da lui per venire verso di me.
Sale in macchina e gli racconto del messaggio, senza dire nulla e senza esitazione, corre per le vie dei quartieri.

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