Capitolo 56

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GRETA
Sono passati altri due mesi e Marco è ancora lì dentro, manca solo una sentenza e poi potrà essere scagionato o alle brutte, avere gli arresti domiciliari o le firme, ma è più di un mese, che ogni settimana fissano la data e il giorno prima viene cancellata per qualche assurdo problema, gli avvocati dicono che lo fanno, perché non vogliono far uscire Marco da lì, ma stanno utilizzando questo tempo per trovare altre prove o altre accuse a suo carico da potergli aggiungere.
Giovanna vive qui con me e devo essere sincera, ringrazio ogni giorno Dio ore avermela fatta incontrare, con lei riesco a parlare di tutto, dei miei desideri, delle mie paure, delle mie ansie, senza essere giudicata o senza aver il timore, di influenzare gli altri dai miei sentimenti, come succedeva spesso quando parlavo con Sara o Manu, se io ero in panico, loro lo diventavano peggio di me, invece Giovanna no, lei aveva sempre quella parola giusta per confortarmi, ovviamente io faccio lo stesso con lei, perché purtroppo anche Nicola e ancora in carcere ma per lui e differente, sembra che il padre della ragazza a avuto un brutto incidente, ed è in coma farmacologico, quindi per la sentenza definitiva devono aspettare che si svegli o che peggiori per essere rimosso dalla denuncia contro Nicola.

Ho avuto altri due incontri coniugali con Marco e abbiamo fatto di nuovo l'amore, quando succede, per giorni interi sto meglio, perché rivivo gli attimi passato con lui, ma abbiamo avuto anche colloqui normali, dove io gli ho raccontato di Giovanna e cosa era successo quel giorno, avevo paura si arrabbiasse, invece devo dire è stato molto comprensivo, almeno apparentemente, perché da quel momento anche Massimo si è trasferito a casa con noi, Marco si sente più sicuro, perché la cosa non gli piaceva molto, era il fatto di avere estranei in casa.
Sono sincera, per me è inutile la presenza di Massimo, ma se ciò rende tranquillo Marco, va bene così.
E da una settimana che mi sento un po' strana, mi sento stanca e a volte ho un po' di nausea, ho pensato da subito che fosse un influenza intestinale, anche Manu e mio padre sono stati cosi, sicuramente me l'avranno attaccata loro, ma ieri sera, mentre parlavo con Giovanna tutte le mie certezze sono svanite, mi ha detto che lei si sentiva così, quando era incinta di Nicola, io ho sgranato gli occhi, perché ad essere sincera non ricordo l'ultima volta che ho avuto il ciclo, visto che Marco non c'era e che i nostri incontri coniugali li usavano per parlare, non ho più segnato nulla e sopratutto, ho smesso di prendere la pillola.
Forse la mia espressione facciale ha richiamato l'attenzione di Giovanna, che prima di ritirarsi in camera sua, mi ha dato un bacio sulla testa < fare il test non costa nulla tesoro> .

Non ho dormito tutta la notte, ed ora sono davanti la farmacia, mi faccio coraggio ed entro, compro il test è quasi come fossi una ladra, torno a casa e vado nel mio bagno per farlo subito, lo guardo e mi convinco che non sono incinta, faccio pipì e aspetto i 5 minuti, che durano ore per me.
Guardo il test, non so se ridere o piangere, lo prendo e sorrido mentre fiumi di lacrime scendono sul mio viso. Mi vado a sedere sul letto, mentre continuo a guardare il test, non so se essere felice o no, non so se Marco sarà felice o no e questa incertezza, mi fa star male.
Chiamo Giovanna che subito arriva, mi guarda con il test in mano e sorride mentre si viene a sedere al mio fianco, mi fa appoggiare la testa sulla sua spalla e con una mano mi accarezza il viso < che c'è bambina mia? Non sei felice? Non lo vuoi un bambino?> annuisco e la guardo < si io... si almeno credo di sì... insomma la mia vita non è come quella di tutte le altre donne, Marco e in prigione... non so se lui...> lei mi accarezza il viso < quindi il problema non è ciò che vuoi tu, ma ciò che vuole lui?> annuisco, perché in fondo al mio cuore io so che voglio un bambino, l'ho sempre sognato, so che lo vorrei da Marco e il solo pensiero, di avere la certezza in questo momento che sta crescendo dentro di me, mi riempie il cuore di gioia. La guardo < devo parlargli, devo dirglielo subito> lei annuisce ed io prendo il telefono e contatto l'avvocato, dicendo che devo vederlo subito, possibilmente un incontro coniugale anche nella stanzetta schifosa, perché tanto noi dovevamo solo parlare.
Mi dice che farà il possibile e solo dopo un ora mi conferma che ho il colloquio con lui, nel tardo pomeriggio.

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