Capitolo 61

1K 114 28
                                    

MARCO
Dopo mesi, Per la prima volta ho accarezzato la pancia di Greta, per la prima volta, l'ho sentito scalciare ed è stata un emozione immensa, Greta mi confessa che è la prima volta che si fa sentire in questo modo e aggiunge, che forse aspettava me, il suo papà, sentirla parlare così, mi da coraggio, mi ha detto che ha bisogno di un po' di tempo, ed io ho intenzione di darglielo, l'ultima cosa che voglio e innervosirla o agitarla.
Rimaniamo così abbracciati, ad ascoltare i calci che nostro figlio dava, in silenzio a guardare il mare.

La vedo muoversi un po' < sei scomoda?> scuote la testa < no, solo che a stare troppo nella stessa posizione, mi fa male la schiena > bacio la sua spalla e mi alzo, aver tolto le mani dalla sua pancia mi fa sentire vuoto, il contatto con lei e con nostro figlio, già mi manca, mi posiziono avanti a lei e allungo le mie mani per aiutarla ad alzarsi, noto come guarda le mani e poi un po' titubante, le afferra, io le stringo forte e lei mi guarda dritta negli occhi ricambiando, l'abbraccio stretta, si alza e mi sorride, lascia le mie mani e fa un passo verso il mare < dove vai?> mi guarda < sono tutta sporca di sabbia e poi... ho bisogno di rinfrescarmi un po'> annuisco e mi unisco a lei, mi guarda < non devi per forza fare ciò che faccio io, lì ci sono tutti loro... insomma vorranno stare un po' con te...> sorrido < ma io voglio stare con voi, per troppo tempo...> mi interrompo < basta parlare di cose tristi...> annuisce e va sott'acqua, nel momento che riemerge la tirò a me, < che fai?> sorrido < niente> mi guarda
< niente....> sorride anche lei, nel momento che ci rendiamo conto che nonostante le nostre pance si tocchino, noi siamo distanti < sono già un pallone...> accarezzo il suo viso < non ancora...> mi da un pizzico sul collo e io l'afferro da sotto il sedere per prenderla in braccio e subito stringe le sue gambe intorno hai miei fianchi, < mi hai fatto male...> sorride, guarda il mio collo e con il dito accarezza il punto esatto dove mi aveva pizzicato < ti ho lasciato un segno rosso > sorrido < mi hai marchiato...> annuisce, guardandomi negli occhi e lascia un leggero bacio sullo stesso punto, in questo momento il mio corpo è tutto un brivido, la desidero da morire, ma so che questo non e ne il momento ne il posto, avvicina la sua bocca al mio orecchio < anche tu mi hai marchiato..> ovviamente allude alla pancia, la guardo dritto negli occhi < non immagini quanto sono felice di averlo fatto, lo rifarei anche adesso, se solo potessimo...> mi guarda ma non dice nulla
< io... vorrei uscire > annuisco e noto un po' d'imbarazzo, nelle sue parole < certo, usciamo > annuisce e noto che subito slega le sue gambe dai miei fianchi e comincia a camminare da sola verso la riva.

Abbiano raggiunto i lettini e Massimo subito si avvicina da Greta < Greta lei è Valeria Lipari la mia fidanzata> Greta la guarda e poi le sorride stringendo la sua mano.
C'è un po' d'imbarazzo e Paolo interviene < io ho fame, che ne dite di andare a mangiare? Il tavolo è pronto > Greta subito sgrana gli occhi e lo guarda sorridendo < stiamo  morendo di fame> tutti ridono e ci incamminiamo al nostro tavolo, sono seduto vicino a Greta e vedo come tutti sanno cosa mangia, come mangia, perché lo mangia, sanno quando è cosa beve, io mi sento in estraneo in questo tavolo, non lo avrei mai detto e minimamente pensato, ho mangiato pochissimo, il mio stomaco e chiuso, credo che in questo momento, si sente più a suo agio Valeria, che era la prima volta che li incontrava che io, nonostante sono la mia famiglia.
Stanno tutti ordinando il dolce ma io non ne ho voglia, sembrano tutti così sereni e felici, ma per me, era tutto strano, non ero più abituato alla loro presenza, non ero abituato a stare tutto questo tempo all'aria aperta, sopratutto non ero abituato a lei, così distante da me, sia fisicamente che mentalmente, dico al cameriere che io non voglio nulla, poi mi alzo < io intanto vado giù...> tutti mi guardano, nessuno mi contraddice e nessuno prova a trattenermi e questo mi solleva.

Raggiungo i lettini e guardò fisso, verso la passerella che porta al locale, era più di un anno che non ci entravo, vado e raggiungo l'interno, mi guardò intorno e so che tutto questo, l'ho fatto per lei, che grazie a questo ci siamo riavvicinati, ci siamo amati, tanto da volerci sposare.
Raggiungo il prive, il nostro prive e mi sdraio sul divanetto, stare qui al chiuso, mi fa stare un po' più calmo, ma dentro di me, cerco di tranquillizzarmi, pensando che da ora, avrei potuto godere della luce, del sole, del mare, di tutto, perché sono un uomo libero.
Penso a quanto sarà bello tornare a casa, nel mio letto, ma in questo momento sento un nodo allo stomaco, perché mi rendo conto, che di bello non ci sarà nulla, sarò solo in quella casa, dove tutto parla di lei, di noi, ed io non posso fare nulla per cambiare le cose, non ora e non subito almeno, una lacrima scende sul mio viso e subito la tolgo, non voglio piangere, non voglio buttarmi giù, devo riuscire ad essere forte, per me, per lei e per nostro figlio.

Non lasciare la mia mano Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora