𝓒6 | 𝓑𝓻𝓾𝓷𝓲𝓬𝓸 | 1 𝓹𝓪𝓻𝓽𝓮

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(Erika)

Avevo le cuffiette nelle orecchie, le mie dita digitavano veloci sulla tastiera mentre il flusso di pensieri ricostruiva la storia di quegli ultimi mesi. Lasciare Bergamo era stato difficile, rispetto a come avevo pensato. Una nuova vita era affascinante, ma c'era anche da considerare tutto quello che ne sarebbe derivato: le spese, il lavoro, lo studio, il mantenimento dell'appartamento, delle auto e di me e Sissi.

Alzai lo sguardo dallo schermo, notando che il buio del salotto si era fatto meno tetro. Guardai l'orario sull'orologio digitale a parete della cucina. Erano le sei del mattino, non avevo chiuso occhio per tutta la notte a causa dei pensieri e Angelika sarebbe andata a scuola oggi. Era da meno di una settimana che aveva cominciato alle scuole elementari.

Si trovava bene, soprattutto con i bambini aveva una buona intesa, così come mi aveva detto. Anche i colleghi erano persone piacevoli e disponibili a scambiare due parole ogni tanto. Invece per me, dovevo aspettare ancora una settimana per l'università, perché le lezioni iniziavano da ottobre.

Oggi era il 24 settembre, tra due giorni sarebbe stato un anno esatto da quando avevo conosciuto Angelika, quella professoressa che avevo giurato di odiare adesso era la mia ragazza. Sorrisi.

-Angelika, perché il destino ha voluto farci rincontrare?-.

Perché lei mi avrebbe dato la spinta per lasciarmi alle spalle quel terribile passato che mi avrebbe divorato se non fossi scappata in tempo. Infatti, dopo il mio compleanno, la "scomparsa" dell'allegra combricciola e le ultime settimane a Bergamo le cose avevano toccato il fondo. Carmela aveva avuto il coraggio di presentarsi a casa nostra, insultandomi perché avevo offeso i sentimenti di sua mamma, mia nonna. Era successo, quando i miei non erano a casa e Angelika era impegnata con sistemare i vestiti dentro le valige.

Mia zia mi aveva aggredito senza darmi alcuna possibilità di spiegare, tanto che aveva tentato di mettermi le mani addosso, ma Sissi era intervenuta cacciandola fuori casa. Le minacce non sono finite lì... Mi ha fatto trovare una lettera nella cassetta della posta, firmata da tutta la famiglia, quindi una cosa meditata da più teste, dove mi avevano augurato di sparire nel nulla, perché ero contro natura, "qualcosa di orripilante", espressione che avevano usato al posto del mio nome.

A dire che mi ero sentita come se qualcuno mi avesse abbracciato e poi infilzato un pugnale nel cuore. Davanti a quel pezzo di carta Mamma e papà erano rimasti increduli di un atteggiamento simile, ma anche per loro c'era "il regalino": erano stati tagliati fuori da tutti i contatti. Quindi niente chiamate, messaggi, social o altro che potesse permettergli di contattare la famiglia.

Questo era stato un colpo basso per la mamma, mi ero data la colpa, ma lei aveva avuto il coraggio di dirmi che il problema erano gli altri, non noi, lei o papà. Avrebbe vissuto anche senza, i rapporti erano tesi da diversi anni ormai e ora l'accetta gli aveva tagliati una volta per tutte. Da quell'accaduto di poche settimane fa la famiglia eravamo solo: io, Angelika, mamma, papà, Marta e Leo.

Questa nuova visione mi piaceva, perché ci volevamo davvero bene, e avevo una "nonna" fantastica. Ogni settimana Marta mi spediva i suoi Mareo! Li mangiavo a colazione, e mi aiutavano a sentirmi meglio. Sì, l'intoppo famigliare mi aveva piegato in due, sebbene avessi pensato di stare meglio, era successo l'opposto...

Adesso chiudevo occhio solo qualche ora durante la notte, ero più taciturna, leggevo di rado e evitavo il mio riflesso allo specchio. Non di meno avevo cominciato a scrivere sul pc di Angelika dalla gita a San Felice al pranzo con i genitori di Sissi, l'ultimo capitolo "bello" prima del crollo emotivo. Volevo mettere per iscritto anche l'aggressione da parte di mia zia e le parole taglienti di quella lettera, ma mi ero fermata.

Blaue Blume - Il prezzo dell'amore (completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora