𝓒10 | 4 𝓹𝓪𝓻𝓽𝓮

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(Erika)
Quegli occhi chiari che mi ricordavano l'oceano mi travolsero come un'onda. Per qualche secondo rimasi sott'acqua cercando di ritornare in superficie. Axel sorrise a me e Mike, mentre raddrizzò la schiena.

-Mike-.

Lei spostò lo sguardo sull'uomo alle mie spalle. Mi resi conto che indossavano lo stesso grembiule blu. Solo io ero il pezzo del puzzle fuori posto...

-Axel, ti presento Erika-. Mike appoggiò entrambe le mani sulle mie spalle. -Erika, lei è Axel. È la responsabile di sala-.

Ah, pure la responsabile, pensai. Volevo che il pavimento mi inghiottisse: lei era un mio superiore, dovevo portarle rispetto sempre. L'unica pecca era che avevo già capito quale tipo di persona fosse...

-Piacere, Erika-.

Scandì bene le due parole, mentre mi porse la mano. Gliela strinsi senza pensarci troppo. Volevo levarmela di torno il prima possibile, ma non credo sarebbe stato fattibile fino alla fine del turno.

-Ottimo-. Mike sembrò ignorare il tono duro di Axel. -Te la affido per le prossime quattro settimane-.

Si rivolse a me.

-Sarete un'ottima squadra-.

Feci un sorriso forzato, quando Mike mi passò accanto e uscì fuori. Axel mi lasciò la mano tornando ad appoggiarsi con gli avambracci sopra il bancone del bar.

-È ottimista, vero?-.

Aggrottai le sopracciglia. Cosa voleva dire?

-Non dovrebbe?-. Axel ridacchiò coprendosi la bocca con la mano. Mi fece innervosire, ma mi trattenni dall'andarmene una seconda volta. -Non so cosa ci trovi di divertente...-.

Quegli occhi chiari tornarono all'attacco.

-Niente-. Axel si spostò vicino ad uno sgabello. -Faccio così quando sono nervosa-.

La guardai senza parlare. Era solo l'ennesima scusa per prendermi in giro.

-Lasciamo perdere-. Scosse piano la testa e portò lo sguardo verso un blocchetto di carta e una penna. -Ora ti spiego cosa farai-.

Annuii rimanendo distante. Non riuscivo proprio a capire il suo atteggiamento. Non s'era nemmeno sudata per oggi... Dall'altra parte c'era d'aspettarselo. Sembrava una persona orgogliosa, una di quelle che "scusa" lo diceva una volta all'anno, o nelle situazioni più gravi. Mi sarei limitata ad ascoltare, annuire e applicare. Questa era l'unica cosa che avrei fatto con lei.

Una normale conversazione era destinata a crollare dopo appena pochi secondi. Meno ci saremmo stuzzicate a vicenda, più tempo avevo da dedicare al lavoro effettivo. Intanto, Axel prese il blocchetto e me lo passò insieme alla penna.

-Ora seguimi ai tavoli fuori e prendiamo un'ordinazione insieme-.

Anniii ancora e la seguii fuori.

Le ombre degli edifici s'erano fatte più grandi coprendo buona parte della strada semideserta. I turisti verso le cinque di sera cominciavano a rientrare negli hotel e ritornavano fuori solo verso le sette per la cena. I ristoranti si riempivano, i vicoli traboccavano d'ombre umane in contrasto con la luce dei lampioni e il silenzio aleggiava nel cielo quieto, governato dalla possente luna. Questo scenario ogni volta mi agitava il cuore. Amavo Brunico con tutta me stessa, non ero mai stata parte di un luogo.

Sí, Bergamo era la città dove ero cresciuta e avevo confiscato Angelika, però questo paesino mi stava regalando troppe emozioni in così poco tempo. Se avesse continuato, non ero sicura che avrei visto l'anno nuovo. Sorrisi, mentre Axel si fermò ad un tavolo. La sua espressione seria mi riportò alla realtà, come se avessi urtato un dito del piede contro il mobile.

Blaue Blume - Il prezzo dell'amore (completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora