Blaue Blume - Il prezzo dell'amore (completa)

𝓔𝓹𝓲𝓵𝓸𝓰𝓸 | 𝓐𝓾𝓯 𝓪𝓷𝓭𝓮𝓻𝓮𝓷 𝓦𝓮𝓰𝓮𝓷

Neanche so il motivo per cui mi ritrovo qui a scrivere... Forse questo pezzo di carta è l'unica cosa che potrà ordinare la mia testa incasinata. Non riesco a trovare la chiave giusta per uscire dal buio in cui mi sono infilata. La mia unica ancora, Angelika, si è staccata dalla nave. Ora giace sul fondale del mare, nascosta dalle acque profonde lontana dal mostro che penso d'essere stata con lei. Sì, mi definisco la versione peggiore di me per come mi sono comportata poche settimane fa. Nella mia testa ci sono così tante domande, magari senza risposta, che mi strappano dal vivere la solita quotidianità. 

E' difficile andare all'università, frequentare le lezioni cercando di dimenticare. Ogni giorno è un continuo sperare che mi riscriva, che si penta e voglia parlarmi. Spoiler: non succede. L'ultima discussione è stata la scure che ha reciso la testa dell'amore, già sul patibolo da diversi mesi. C'è pure una cosa divertente che mi fa sempre ridere, quando la rileggo. Si tratta della prima pagina di questo quaderno dal titolo "prologo", come se la mia vita fosse un romanzo, no? M'ero inventata una Erika simile ad Axel con piercing, capelli colorati e tatuaggi strani. Patetico, no? 

Quanto lo è stare qui seduta a scrivere delle cazzate che non hanno senso! Cazzo, Erika, o chiunque tu sia, smettila di ritornare al passato, e salta al presente. Goditi la vita, mi verrebbe da dire! Tutto fa male, ma non puoi rimanere per sempre ad affogare nel dolore. Vai avanti e basta, anche se ti mancano le forze d'alzarti dal letto. Vai, buttati.

Alzai lo sguardo dal mio "diario", mentre il ronzio della mosca riempiva il silenzio nella stanza. Nelle mie orecchie si ripetevano in loop le stesse canzoni che ascoltavo da mesi a questa parte. Era come se la mia mente fosse rimasta intrappolata a quella sera, la sera della fine dei giochi. La sera che aveva portato via una parte di me, qualcosa che non avrei più recuperato. Non era facile da ammettere, ancora una volta ero crollata nella depressione. Ma si sapeva che sarebbe successo, era impossibile da evitare. 

Lei era la mia roccia che così da un giorno all'altro era scomparsa. Mi aveva strappato il cuore dal petto, se l'era portato via o forse lo aveva buttato in un cestino. Chissà, ormai erano passati sette mesi. Un numero piccolo, ma enorme ai miei occhi. Giorni, minuti, ore e secondi che ci separavano. Io qui, lei là. Io in lacrime, lei verso una nuova vita. Ma era giusto che andasse così, ero e sono troppo piccola, immatura per un simile peso. Non potevo soddisfare a lungo le sue esigenze, mai avrei potuto farlo. 

Aveva cercato di nasconderle, però erano parte di lei. Quando emergevano, non le rinnegava. Era così, la sua natura la portava ad esserlo, sebbene di mezzo ci fossero dei sentimenti reali. L'amore, un sentimento che piano piano m'aveva consumato l'anima, anzi ad entrambe l'aveva fatto. Non ce n'eravamo accorte fino all'ultimo secondo, quando la realtà aveva preso possesso sulle menti assuefatte dall'amore. Solo allora avevamo avuto il coraggio di ammettere la verità, palese a tutti, ma che avevano finto di non vedere.

-Eravate felici, si vedeva-.

-Non mi sembrava giusto rovinare i vostri momenti-.

-Sembrava la persona giusta-.

Montagne e montagne di cazzate, sorrisi nascosti e parole celate per "non ferirmi". Questo dimostrava quanto la gente potesse essere crudele. Non c'era limite alla natura umana, l'uomo era un essere spregevole fino infondo. Niente annientava quella cattiveria intrinseca negli animi di tutti, nemmeno io ero esclusa. Mi sentivo uno schifo... L'unica cosa certa era che avevamo scelto altre strade. Forse è così che doveva andare, pensai, è così, deve essere così. 

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