𝓒16 | 3 𝓹𝓪𝓻𝓽𝓮

32 5 0
                                    

(Erika)

Non sapevo dove fossi, avevo vagato senza una meta precisa per Brunico. Avevo cercato di allontanarmi da Angelika, da quegli occhi che mi leggevano nell'anima con un solo sguardo e da quelle labbra una volta dolci, ora amare. Non potevo crederci, era successo ancora: l'ennesimo litigio. Questa volta era serio, avevamo rivangato quel passato che credevamo di aver seppellito mesi fa, quasi un anno ormai. 

Era una stupida illusione, l'amore l'aveva nascosto come un tappeto copriva le imperfezioni di un vecchio pavimento. Adesso era lì, quel maledetto ci aveva separate: Angelika da una parte, me dall'altra. Nessuna delle due aveva avuto il coraggio d'andare oltre, nemmeno davanti all'evidenza. Perché ero scappata? L'ho lasciata lì da sola, pensai. L'ho abbandonata a sé stessa. Le dita stritolarono la superficie consumata del volante. 

La pelle divenne bianca, in netto contrasto con l'abitacolo dai colori scuri. La luce fioca sopra la mia testa mi ricordò d'aver lasciato aperta la portiera. Dentro di me sentivo un fuoco, avevo bisogno di disperdere il calore da qualche parte. Mi mancava l'aria, mi sembrava di soffocare in quella piccola carretta. Volevo spazio, molto spazio. Qualcosa che la mia Lupo non poteva darmi. Avevo una gamba appoggiata contro la portiera semiaperta, mentre la brezza serale si scontrava contro il mio corpo caldo. 

Di lì a poco avrei raggiunto la mia temperatura sarebbe stata uguale a quella fuori. La mia testa passava in rassegna, come un film, gli avvenimenti di poco fa: Gerhard e Angelika, le mie minacce, lui che se ne va, io arrabbiata, Angelika dispiaciuta, poi incazzata e la mia fuga. Repeat, pensai. E di nuovo rividi quelle immagini. Ancora e ancora, fino a quando il senso di nausea non strozzò il mio stomaco. 

Appoggiai la testa contro il poggiatesta, lasciai scivolare le mani lungo il volante chiudendo gli occhi. Angelika, rividi il suo sguardo pieno di rabbia. Una rabbia dovuta a quella maledetta ferita che le avevo causato. Se fossi stata più intelligente o attenta, lei non sarebbe saltata addosso a Francesco. Le immagini di loro due insieme mi perforarono il cuore, così come Gerhard. Erano a un passo, a pochi centimetri uno dall'altra. L'unica cosa a tenerli separati era l'odio reciproco, sennò sapevo bene quanto Angelika potesse innamorarsene. E io non facevo niente di speciale, occupavo un ruolo marginale nella sua vita. 

Per quanto m'impegnassi, mai avrei raggiunto gli "standard degli uomini". Ero una ragazza, una donna. Solo se fossi stata il contrario, forse avrei davvero avuto una speranza concreta con Angelika. Ora come ora, mi sentivo più insicura di quanto già non lo fossi di mio. Ero complicata, piena d'insicurezze. Perché era così difficile avere una relazione normale? Perché dovevo paragonarmi all'ennesimo caso umano?

-Cazzo!-.

Diedi un pugno secco al volante. Ne diedi un'altro e un'altro ancora. La mia mano divenne rossa, insieme ad un lieve senso di dolore. Avrei potuto continuare all'infinito. Davo poca importanza per me stessa, se arrivavo a ridurmi così. Per me al primo posto c'era Angelika, io forse neanche mi consideravo. Il mio unico obiettivo era renderla felice, averla accanto ogni singolo giorno e vederla sorridere era l'ennesimo "sei importante per me, ti amo così come sei". 

Eppure, perché la mia felicità doveva dipendere da una persona? Come mai non riuscivo a trovare "il mio equilibrio" senza l'aiuto di nessuno? E ripensai bene, ripensai al passato. Mi concentrai sulla famiglia. Ecco la risposta: m'ero allontanata da tutti solo grazie ad Angelika. Mi venne da ridere, e io che credevo di potercela fare da sola. Ero patetica, davvero patetica. Alla fine ero passata da una dipendenza all'altra, come un drogato aveva bisogno di una droga più forte. Cominciai a ridere, a ridere di me stessa. Quanto facevo schifo... 

In tutto questo tempo non ero andata verso la libertà, avevo solo scavato sul fondo su cui giacevo da anni. Volevo proprio rimanere nella mia comfort zone, niente mi smuoveva da quel dannato fondo. Scossi piano la testa portandomi le mani sugli occhi. Sprecavo tempo, anni a rincorrere qualcosa che mi feriva. Il mio animo era a pezzi, distrutto dalla mia stessa testardaggine. Mi fermai, bloccai quei pensieri. 

Blaue Blume - Il prezzo dell'amore (completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora