𝓒8 | 3 𝓹𝓪𝓻𝓽𝓮

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(Erika)

L'Audi di Angelika si fermò davanti ad un edificio grigio con un ampio cortile e diverse panchine cementate disposte sul perimetro. Slacciai la cintura ammirando quell'insolita bellezza architettonica: la mia università. Erano quasi le otto, ma c'erano pochissime persone radunate in piccoli gruppetti, quasi fossero delle chiazze d'inchiostro su un foglio candido. Mi sarei aggiunta anche io, se il mio occhio non fosse caduto sulla scritta in diverse lingue dell'università libera di Bolzano. Il mio cuore mancò un battito, mentre sentii la mano di Angelika posarsi sopra la mia coscia. Mi concentrai su di lei.

-Ehi, sembri terrorizzata...-.

-No, no. Mi fa solo strano-.

-L'università?-.

-Sì, ma anche tutto il resto-. Osservai un ragazzo dalla carnagione scura passare accanto alla macchina. -Mi spaventa l'idea che non avrò nessuno con cui parlare. E se non trovassi amici?-.

Sissi abbozzò un sorriso. Le dita della sua mano si spostarono sulla mia guancia.

-Non pensarci. Vai e buttati in quest'avventura. Ci sono io nel caso, tengo il cellulare con me. Potrai chiamarmi, se avrai la pausa pranzo, oppure scrivimi e ti farò compagnia. Ma vedrai che ci sarà qualcuno con cui parlare-.

Le sorrisi godendomi il tatto caldo della sua mano sulla pelle. Mi sarebbe mancata...

-Grazie. Speriamo vada tutto bene-.

-Andrà bene!-.

Annuii. Angelika riportò la mano sul volante, mentre aprii la portiera e notai un paio di macchine dietro la nostra. Ci salutammo con un gesto della mano, niente baci affettuosi. Aspettai che le due auto passassero, prima d'attraversare. Mi incamminai a passo incerto verso il cortile. Alcune persone mi guardarono, ma nessuno mi rivolse la parola. Mi avvicinai alla porta d'ingresso e cercai di capire come fosse l'interno dell'università.

Intravidi solo un pavimento di granito, delle scale e una vetrata. Provai a vedere se fosse aperta, perché al liceo tenevano sempre chiuse le porte fino a quando non suonava la campanella d'inizio lezione. Con mia grande sorpresa la porta si aprì di poco, la richiusi guardandomi attorno. Magari era proibito... Gli altri non avevano fatto una piega. Allora entrai.

L'interno si presentò semplice e spoglio. Alla mia destra c'era un breve passaggio a volta collegato a delle scale, che forse portavano al piano superiore. Invece a sinistra vi era una bacheca a muro ancora spoglia. Sfiorai la parete bianca con la mano sentendo il muro ruvido graffiarmi la pelle. Indietreggiai. Angelika aveva ragione, ero terrorizzata dall'idea di trovarmi lì. Ero da sola, dovevo arrangiarmi. Ma questo era stato anche lo scopo per cui m'ero iscritta lontano da casa: imparare ad abbandonare il mio lato introverso.

Ero costretta ad aprirmi, se volevo qualcosa dagli altri. Avrebbe funzionato? Non lo sapevo, potevo solo provarci e oggi ne avrei avuto l'occasione. Un conto era esserselo immaginato, un altro era aver messo piede in università. Proseguii qualche metro fino ad un altro passaggio a volta che conduceva verso una stanza fornita di tavoli, stampati, pc, armadietti, attaccapanni e altre porte ancora chiuse.

Su una di esse c'era la targhetta della segreteria. Quella doveva essere la parte burocratica della scuola, nonché gli uffici del personale. Ma trovai anche l'aula studio con la scritta in inglese. Ecco dove avrei potuto studiare, se non volevo tornare a casa. Diedi un'occhiata alla classe, ma come tornai nel corridoio, mi bloccai.

Una donna dai capelli rossi con la frangetta tagliata a metà fronte mi scrutò. L'abito lungo floreale che indossava non mi permetteva di individuare dove avesse le braccia o le gambe. Sembrava fluttuasse nel vuoto, siccome neanche le scarpe, o qualunque cosa avesse ai piedi, erano state inghiottite dal tessuto del vestito.

Blaue Blume - Il prezzo dell'amore (completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora