𝓒20 | 𝓦𝓲𝓵𝓵𝓴𝓸𝓶𝓶𝓮𝓷, 𝓖𝓸𝓸𝓭𝓫𝔂𝓮 | 1 𝓹𝓪𝓻𝓽𝓮

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(Erika)

-Per quanto voi due vi amiate, cercate due amori diversi. Angelika cerca stabilità, un equilibrio destinato a qualcosa di concreto. Tu invece cerchi una persona, qualcuno con cui sperimentare-. Le parole di Luca s'adagiavano sulla mia pelle, la trapassavano, entravano in ogni singola cellula e ne solleticavano il piccolo nucleo. Ogni molecola del mio corpo era in subbuglio, una danza vorticosa. Un ritmo incessante, frenetico all'interno di un cuore già fragile. -E' la tua prima relazione. E' ovvio che ti sei fatta andare bene tutto quello che ti è stato dato. Sei nella fase dove stai cercando di capire il tipo di persona di cui hai bisogno-.

I miei occhi erano fissi sulla tazza di cappuccio di soia fumante. I lunghi fili di fumo s'elevavano in strane forme sopra le mie mani attaccate alla tazza: l'unica cosa ferma in quella realtà ballerina. Ero arrivata con Luca al bar delle volte scorse e ora avevo adempito alla mia promessa: raccontargli del litigio. 

Adesso lui mi diceva cosa ne pensava. Sentivo un senso di nausea punzecchiarmi lo stomaco, ma non mi muovevo. Ero incollata a quella panca di legno ad ascoltare "l'occhio esterno" di cui avevo tanto bisogno. Me l'ero cercata e sarei andata fino infondo...

-Angelika forse copre tanto di quel bisogno lasciando però un piccolo buco. Quel vuoto per te significa molto, perché ti separa da lei-.

Soffiai appena sulla tazza fumante: un gesto automatico. La mia attenzione era rivolta solo a Luca. Perché non reagivo? Perché non mi alzavo e me ne andavo? Perché non ribattevo niente di quello che mi diceva?

-Quale sarebbe questo "vuoto"?-.

La mia stessa voce mi tradì. Ero chiusa nella mia coscienza, ero spettatrice della mia stessa vita. Niente margine d'azione, c'era solo d'ascoltare.

-Oh, Erika-. Puntai lo sguardo verso il suo. -Questo sta a te scoprirlo...-.

Analizzai i suoi occhi vitrei, fissi nel capire cosa mi stesse passando per la testa. Era un casino, un fottuto casino! Ero venuta qui, affinché Luca trovasse un filo logico a tutti i miei pensieri. Invece li aveva messi ancora più in disordine...

Le parole di Luca m'avevano lasciato l'amaro in bocca, però gli davo ragione. Lui conosceva ciò che gli avevo raccontato, la storia completa la sapevo io. Non potevo biasimarlo di niente, andava bene così. C'era qualcosa che mancava. Che fosse mio o di Angelika, era difficile da capire. 

La mia mente decise di piombare in una ricerca disperata, arrancando su ogni ricordo di noi due. Scavai nel passato, ribaltai diversi ricordi, li ripercorsi e dentro di me saltò fuori la soluzione. Angelika crecava la normalità. Fino allo scorso anno era stata con uomini, da quanto conoscevo. 

Era palese che inconsciamente avesse bisogno di una famiglia, del classico matrimonio in chiesa, dei figli, della gravidanza e dell'opportunità di sentirsi "normale". E così, trovai la spiegazione a tutto il caos dei mesi scorsi: quello sguardo malinconico durante la gita d'agosto con le mie amiche, le occhiate tristi rivolte ai bambini, quella bella bugia che aveva rifilato ai colleghi e le sue strane reazioni ai nostri litigi. 

Tutto puntava verso la normalità. Angelika la voleva, io non potevo darle niente. Agli occhi della gente, per quanto i tempi potessero essere cambiati, erano due donne. Due donne che si amavano. Erano contro natura nel pensiero comune. Lei l'aveva accettato, ma la sua natura interiore no. Continuava a bramare la classica vita della coppia etero.

A questa realizzazione mi sentii soffocare. Una voragine s'aprì sotto di me, mi prese i piedi e cominciò a trascinarmi nell'oscurità. Un buio che fino ad ora avevo solo letto nei social, nelle frasi dei libri. Ora era il mio turno, era arrivato il momento della resa dei conti.

-Devo andare...-.

Dentro di me sentii lo stomaco contorcersi attorno a quelle poche gocce di latte che avevo bevuto. La sensazione di nausea ci saltò sopra come un bambino che saltava sul materasso. Mi sentii soffocare dentro, ma fuori rimasi normale. Nessuno sapeva della mia battaglia, nemmeno Luca. Dovevo vedermela da sola, magari a casa. Avrei saltato l'università? Sì.

-Tutto ok?-. Vidi lo sguardo preoccupato di Luca: m'ero alzata. Neanche m'ero accorta... -Scusa se sono stato schietto-.

Notai le mie mani tremare. La confusione aveva portato con sé un terremoto che distruggeva il mio cuore. Entro poco si sarebbe frantumato in mille pezzi, impossibili da ricongiungere.

-Tranquillo-.

Lasciai i soldi sul tavolino, accanto allo scontrino. Nel scendere dalla macchina, m'ero portata dietro lo zaino. Vecchie abitudini... Luca aggrottò le sopracciglia, arricciò la bocca e piegò di poco la testa. Ecco che mi nascondevo dietro la solita maschera. Dovevo scappare, dovevo tornare a casa prima che potessi esplodere. Nessuno doveva vedermi crollare, nemmeno lui.

-Come?-.

-Scusami-.

In pochi passi percorsi il locale, superai la porta d'ingresso evitando alcuni clienti intenti ad entrare e mi diressi verso il parcheggio. La mia amata Lupo, verde come un pino alpino sullo sfondo di un paesaggio spento, m'aspettava. Sarei scappata via e avrei abbandonato Luca li in quel bar. L'avrei perso, ne ero sicura. 

Chi mai vorrebbe stare con una persona come me? Sono instabile, pensai, instabile come la merda. Ecco perché perdevo tutti, ecco la soluzione che tanto volevo! Non ero in grado di prendermi cura di me stessa, figuriamoci della vita che volevo!

Aprii di scatto la portiera, mi fiondai in macchina, buttai lo zaino sul sedile passeggero e misi in modo. Il tremore alle mani s'era amplificato, il dolore fluiva nelle vene, piano piano saliva verso la testa. C'era ancora tempo, un tempo breve. Dovevo correre, dovevo salvarmi. Mi feci forza, misi in moto e scomparvi lungo la via da dove ero arrivata.

Un turbine di pensieri misto al senso di colpa m'assalí, iniziò a martellare la scatola cranica, mentre le mie mani tenevano salde il volante. Il mio sguardo era troppo impegnato a fissare la strada, a seguire il solito automatismo, per osservare il paesaggio sfrecciare dietro i finestrini.

Come cazzo avevo potuto? Perché avevo chiesto un parere, se poi ero fuggita? Come mai mi sentivo così a pezzi davanti ad una realtà ovvia? Perché non avevo mai dato peso ad un simile pensiero?

E ne avevo avuti! Avevo avuto i miei dubbi riguardo a ciò, allo strano comportamento di Angelika. Un insieme di segnali impercettibili, appena visibili ad occhi esperti. I miei lo erano, conoscevo bene Angelika... Ogni sguardo strano, ogni bacio debole e ogni modo di reagire ai nostri litigi dimostravano quanto fosse palese. Lei voleva essere normale! Cazzo!

-Angelika cerca stabilità, un equilibrio destinato a qualcosa di concreto-.

Quella frase si ripeté incessante nella mia testa, diede più velocità al turbinio che già mi tormentava. Una danza frenetica, incessante iniziò a soffocarmi. Iniziai a prendere strade a caso, una dietro l'altra senza una meta precisa. Mi lasciai condurre dalle dolci curve, dal paesaggio montano e ai pensieri che mi soffocavano con il passare del tempo. Mi allontanai da Brunico, dovevo tirare le somme di quella storia...

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Blaue Blume - Il prezzo dell'amore (completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora