𝓒15 | 4 𝓹𝓪𝓻𝓽𝓮

35 5 0
                                    

(Angelika)

Quando ormai il sole s'era nascosto tra le imponenti vette montane, ricoperte ancora dal candido manto della neve, il pullman si fermò in un ampio parcheggio poco distante dalla scuola. Erano quasi le cinque, buona parte delle persone usciva dal lavoro per tornare a casa. Così avrei fatto anche io, non appena tutti i bambini fossero tornati sani e salvi dai loro genitori.

Dal finestrino dell'autobus notai una lunga colonna di macchine dall'altra parte della strada. Sembrava un lungo serpente allungato che voleva impedire la fuga alla sua preda, la scuola. I bambini cominciarono ad agitarsi, mentre l'autista fece rallentare la corsa del mezzo. Il viaggio era stato tranquillo: Gerhard nel mezzo, io davanti a guardare la strada. Nessuno s'era messo a fare brutti scherzi o a gridare, come invece era successo all'andata.

Forse l'intensa giornata al museo e i laboratori creativi avevano sfinito tutti, pure noi insegnanti. Infatti, volevo solo tornarmene a casa tra le braccia di Erika e chiudere gli occhi che ad un certo punto s'erano fatti pesanti, ma ero rimasta vigile. Avevo chiacchierato un po' con il conducente per evitare d'addormentarmi.

La cosa importante era stare lontana da Gerhard. Solo pensare al suo nome, la rabbia cominciava a bruciarmi nelle vene. Non volevo fare l'ennesima sceneggiata come era successo al museo. Meno i miei occhi lo vedevo, più ero tranquilla.

Il pullman arrestò la sua corsa, il conducente schiacciò un tasto e la porta frontale s'aprì, come quella posteriore. Spostai lo sguardo sui bambini che saltellarono giù presi dalla gioia di essere arrivati. Se prima sembravano spenti, ora erano reattivi come non mai. Avrei voluto anche io un po' della loro energia...

Quando fummo tutti radunati nell'enorme piazzale del parcheggio, presi un foglio dove erano segnati i nomi degli alunni. Feci l'ultimo appello della giornata, non mancava nessuno. Perfetto, pensai riponendo il documento nella borsa. I genitori dei bambini iniziarono a farsi avanti, mentre i figli gli correvano incontro contenti.

Era stata una bella gita, leggera e interattiva. Il progetto di fine anno ero sicura sarebbe stato apprezzato. Stavamo facendo un buon lavoro. I miei occhi caddero sui capelli scompigliati del mio collega. S'era messo in disparte, le mani nelle tasche dei pantaloni, la giacca mezza aperta, gli occhiali da sole penzolanti da una tasca e due belle occhiaie sotto gli occhi. La sua "freschezza" mattutina s'era sciupata nel corso della giornata, oppure ero stata io a dargli il colpo di grazia?

I nostri sguardi s'incrociarono, mentre mi fece un sorriso forzato. Portai gli occhi verso gli ultimi bambini che mi salutarono. Ricambiai con un gesto della mano e presi il cellulare dalla tasca. Sì, avevo appena ignorato quello stronzo. Non meritva il rispetto che cercava con chiunque gli capitasse a tiro.

Ero immune al suo fascino, tanto quanto alla falsa persona qual'era. M'incamminai lungo il parcheggio deserto diretta verso la scuola. Se non ricordavo male, c'era ancora Johanna. Aveva da sbrigare alcune cose per le assemblee dei docenti, e dovevo lasciar giù alcuni documenti firmati.

Lungo il tragitto il vento freddo scosse leggero i rami morti delle piante, il cielo cominciava ad assumere tonalità sempre più scure con il passare dei minuti e la voglia di tornare a casa si faceva spazio dentro di me. Se avessi appoggiato la testa sul cuscino, sarei sprofondata in un sonno profondo.

L'indomani sarei uscita presto, sarei potuta passare a prendere Erika in università. Solo dopo un bel po' diedi un'occhiata al cellulare, sebbene lo tenessi in mano da quando avevo lasciato il parcheggio. Lo schermo era pieno di notifiche: Facebook, Gmail, Messaggi spam e Whatsapp. Aprii quest'ultimo, il resto non mi interessava. Erano solo inutili notifiche di lavoro o di gente che aveva postato qualcosa di nuovo sul proprio profilo. Le vite degli altri non mi importavano, ero felice di vivere la mia. Di ficcanaso ne avevo già incontrati abbastanza in questi anni, mai ne avrei fatto parte.

Blaue Blume - Il prezzo dell'amore (completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora