1 - mad city

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Il sole era ancora alto in cielo quando Hunter varcò il portone della sua nuova università. Si voltò per accogliere il vento caldo e si accorse che le foglie degli alberi si stavano muovendo, in armonia, producendo un suono accogliente. Ogni cosa era al suo posto, pensò, per la prima volta nella sua vita le sembrò che tutto stesse andando per il verso giusto, lo poteva cogliere dal fruscio delle foglie, dal vento leggero e dalla luce del sole che si rifletteva nelle vetrate dell'edificio. 

Notò alcuni ragazzi verso l'entrata della struttura imponente, stavano giocando a calcio. Le loro risate la fecero sorridere leggermente, lei però si nascose con la sciarpa che aveva attorno al collo. Cercò quindi di entrare, cercando di non dare dell'occhio, nonostante le sue due valigie la stessero facendo faticare non poco. Il taxi dietro di lei, che l'aveva accompagnata, sfreccio via in pochissimi secondi, facendo un gran rumore con le ruote. 

Dopo aver attraversato tutta la stradina per entrare dentro l'edificio si recò in segreteria, fortunatamente riuscì a scorgere alcune indicazioni una volta nell'atrio. Alcuni studenti erano intenti a studiare nei tavoli vicino al corridoio principale, altri ci erano seduti sopra e parlavano con altri in piedi. Sembravano veramente tutti simpatici, li trovò naturali, nelle loro pose, nei loro sguardi, tutti ridevano o almeno sembravano felici. 

Una volta davanti la segreteria Hunter pensò un po' a cosa fare, iniziò ad agitarsi dato che il suo coreano non era molto fluido, cercò di non scoraggiarsi e decise di bussare.  Una voce gentile dall'altra parte della porta le disse di entrare. Aprì la porta ed entrò con le valigie, notando che davanti a lei c'erano due donne coreane di media età. Lo spazio era molto pulito, tutto era in ordine. Per un attimo guardò al di là della finestra e notò gli stessi ragazzi di prima che stavano giocando a calcio. Distolse lo sguardo e lo riportò sul viso della donna, che un po' preoccupata le chiese se aveva bisogno di aiuto, notando le grosse valigie dietro di lei.

Hunter si presentò dicendo che era appena arrivata alla Soongsil per frequentare la triennale in Arte e beni culturali. La donna dietro la scrivania dopo aver controllato la sua iscrizione sul computer le diede alcune indicazioni, lasciandole il piano di studi che doveva compilare nel minor tempo possibile e la tessera per la sua camera, spiegandole che il dormitorio era dalla parte opposta dell'università, vicino il chiosco, sempre dentro al cancello che ne delimita lo spazio. Le diede anche una mappa per sicurezza, sperando così si potesse orientare velocemente.  Infine le indicò che nella camera era già presente la sua compagna con la quale avrebbe dovuto convivere. 

Dopo aver firmato tutte le carte ed essersi diretta fuori dalla segreteria decise di andare a depositare le sue valigie, per poi fare un giro. Tutto lo spazio all'interno dell'università le sembrò carino, era pieno di armadi con vari trofei e medaglie, di quadri appesi con persone e tavole di progetto e alcune piante incorniciavano il tutto. 

Gli studenti erano ancora per la maggior parte fuori, godendo del bel tempo, alcuni erano seduti per terra, parlando con altri, mentre molti erano ancora a giocare. 

La stradina condusse subito Hunter verso il dormitorio, notando anche un totem che ne indicava la direzione. Subito dopo notò il chiosco, ora capì a cosa si riferiva la donna in segreteria, era un bar. Un bar con alcuni tavoli dentro e altri all'aperto ed era pieno di persone che mangiavano o bevevano. Pensò a quanto dovesse essere imbarazzante passare lì davanti con alcune valigie pesanti, cercando di camminare bene e con disinvoltura, cercando di non farsi notare. Tenne lo sguardo fisso sulle sue scarpe, cercando di fare in fretta e raggiungere la porta del dormitorio nel minor tempo possibile, quando ad un tratto sollevò lo sguardo per capire quanto mancasse e notò un ragazzo. Era seduto per terra attaccato ad un albero, con le gambe leggermente accavallate, era intento a leggere un libro. La sua giacca di pelle toccava l'erba sottostante mentre il fumo della sigaretta che aveva tra le labbra si espandeva verso l'altro, oltre le foglie. Era da solo, isolato, non si sentiva neanche un rumore, se non le sue dita che sfogliavano le pagine e ogni tanto toglievano la sigaretta per aspirare. 

In quel preciso istante il tempo si fermò.

Anemone | Yuta NakamotoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora