29 - day dream parte 2

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Yuta pov

Perchè tutto ad un tratto mi rispondeva così? Forse perchè le hai risposto davvero tanto male, pensai. Forse non voleva neanche più parlarti e te lo meriti. 

Non sapevo che cosa fare, continuavo a sbattere i piedi sul pavimento, non ero mai stato in una situazione del genere. Non sapevo neanche più come parlare a una persona, ero rimasto da solo per così tanto tempo che non sapevo più cosa era giusto o sbagliato fare. Parte di me era convinta di aver fatto una cazzata, forse perchè consapevole dei benefici che mi stava apportando, mentre l'altra parte di me, che da anni ormai governava il mio corpo mi spingeva a rifiutarla, così da non arrecarle danno. La verità era che non volevo far soffrire Hunter, ne parlai con Mark tutti e tre i giorni precedenti. Forse, se non ci fosse stato lui, avrei già perso totalmente la testa, pensai. 

Mark cercò in tutti i modi di farmi ragionare, di capire cosa provavo veramente per Hunter, la verità è che non lo sapevo neanche io. Non sapevo se fosse amore, non lo avevo mai provato. Ogni emozione e sentimento dentro di me era represso ormai da parecchi anni. Non ho mai provato felicità o gioia, solo rabbia e rancore e forse per questo mi era difficile accettare questo cambiamento, portato da Hunter. 

Non sapevo ne come ne perchè ma in lei potevo vedere ciò che avevo perso, i suoi occhi erano pieni di sofferenza, potevo percepirlo, eppure era così forte. Io non ero per niente forte, dovevo ammetterlo, ogni cosa dentro di me era fragile, per questo in tutti questi anni riuscii a costruirmi una perfetta maschera. 

Persino in quel momento la indossai, davanti ad Hunter. Mi sforzai di guardarla negli occhi, il mio cuore stava urlando. Strinsi i pugni e continuai la conversazione. Dovevo mostrarmi il più freddo e distaccato possibile, lei non doveva avvicinarsi a me, dovevamo rimanere solo semplici compagni di lezione, niente di più. Finito il semestre mi avrebbe dimenticato e forse con il tempo lo avrei fatto anche io. Se le avessi permesso di conoscermi meglio, avrebbe capito che razza di persona fossi, di quanti problemi avessi e di quanta fatica facessi a vivere, non potevo farle toccare tutto ciò. 

Continuò a guardarmi negli occhi, come se nulla fosse successo, come se in un certo senso non ci fossimo mai parlati. 

<< Dovresti iniziare a scrivere >> le dissi in un modo ancora più rude, per poi continuare << Nel mentre ti direzionerò, così sarà scritta da entrambi, non sei contenta? >> 

Lei mi diede un'occhiata veloce, si stava arrabbiando, potevo intuirlo. Chi non lo avrebbe fatto pensai. Stavo cercando in tutti i modi di risultare la persona più fastidiosa sulla faccia della terra, cosicché lei si sarebbe allontanata del tutto e mi avrebbe dimenticato.

Lei prese il suo quaderno con forza, se lo avvicinò e iniziò a scrivere guardando nel mentre quello che ci fosse scritto sul libro.

Aveva davvero una bella scrittura, pensai, forse un po' adolescenziale e disordinata, ma era sempre bella. Era molto arrabbiata, stava scrivendo in un modo pesante. 

<< Hai sbagliato a scrivere >> Le dissi punzecchiandola. Sorrisi leggermente, questa cosa mi stava in un qualche modo divertendo. Lei neanche mi guardò.

Continuò a scrivere, menzionando anche quello che le avevo detto prima sul concetto di perdita e ritrovamento. Forse quelle parole erano state un po' esplicite, in quel momento non stavo che pensando a lei e a quello che era successo. Mi morsi un labbro, ero stato davvero un idiota.

<< Non si scrive così quella parola >> Le dissi ancora indicandole l'errore. Mi venne da ridere, ma cercai di non darlo da vedere. Stavo cercando in un qualche modo di provocarle una reazione, volevo proprio vedere. 

<< Senti allora perchè non lo scrivi te eh? Nakamoto Yuta primo di tutto l'istituto >> Disse lanciandomi uno sguardo di sfida, mi passò il suo quaderno. Io non risposi, mi aveva chiaramente zittito. 

Lei si spostò dalla mia parte per leggere cosa stessi scrivendo, il mio braccio era a pochi centimetri dal suo viso. Dovevo rimanere concentrato e tornare con lo stesso sguardo di prima. 

Continuai a scrivere e lei non mi disse niente per il tutto il tempo. Oggettivamente stavo scrivendo un bel testo, forse perchè spinto anche da una motivazione personale.

Ad un certo punto finii, avevo deciso che poteva bastare. Perciò lo rilessi velocemente per capire se mancasse qualche virgola o punto. Era tutto perfetto. Mi girai con la testa, per dirle che avevo finito e che poteva leggerselo. Me la ritrovai davanti. Eravamo a dieci centimetri di distanza. I suoi occhi mi squadrarono il volto per qualche secondo e poi si staccò, girandosi dall'altra parte.

 Per un momento mi ricordai di quando l'avevo presa per un polso, dietro il dormitorio, pensando fosse stata lei a fare la spia a Jungwoo. Anche in quel momento eravamo vicinissimi, ma questa volta era diverso. Lo potevo sentire anche dentro di me, qualche mese fa non pensavo neanche di poter provare un sussulto del genere. Il mio cuore si fermò per qualche secondo.

Non potevo continuare a mentire a me stesso, io avevo bisogno di lei e forse, per averla, avrei dovuto aggiustare ogni parte dentro di me. 

Anemone | Yuta NakamotoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora