66 - favorite (vampire)

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Hunter pov

I giorni iniziarono a passare, uno dopo l'altro, ormai avevo smesso di contarli e avevo smesso di sperare che Yuta tornasse a parlarmi. Continuavo a mandargli vari messaggi, per chiedergli alcune motivazioni, dato questo suo comportamento, ma niente. Mi sarebbe bastata anche solo una scusa e io gli avrei creduto. Per giorni mi immaginai di vederlo per la Soongsil, quando in verità era solo un sogno. Mi mancava più di qualsiasi altra cosa ma a quanto pare questo non era ricambiato. 

Non riuscii a studiare molto, nonostante Taeil fosse sempre nei paraggi per spronarmi a dare di più, a non abbattermi. Alla fine era veramente l'unico ad aiutarmi, il quale mi aveva portato tutti i giorni all'ospedale per andare a vedere Yuta. Ogni volta finivo per piangere disperatamente in quella sala d'attesa, chiedendomi perchè il tutto fosse andato così, chiedendomi se davvero fosse stata colpa mia.

Più di una volta pregai il medico del reparto di chiedere a Yuta spiegazioni, dato che quando Mark andava a trovarlo non faceva altro che uscire e dirmi che non c'era niente che non andava, semplicemente non voleva vedermi. Ogni volta era sempre la stessa storia, tornava da me dicendomi che non gli rispondeva, che se ne stava sdraiato sul letto in silenzio ad osservare il soffitto.

Non ero così stupida, doveva esserci per forza una motivazione di base. Quando impazzivo, in quella squallida sala d'attesa, affianco a me ogni volta trovavo Taeil. Mi guardava senza dire niente, il suo sguardo era neutro. Spesso mi veniva in mente quanto fosse stato energico e pieno di vita, prima che lo rifiutassi. Proprio in quei momento non facevo altro che darmi la colpa di tutto. Ero io a rovinare le persone?

Tutto iniziò a scivolarmi addosso, come se il mondo si fosse messo contro di me, in un certo senso. Mark e Miyeon erano sempre insieme, idem Soyeon e Yuqi. A quanto pare le loro relazioni stavano andando a gonfie vele, tutte tranne la mia. 

Spesso facevo visita a Ten, ma anche lui era caduto in una sorta di stato depressivo, ogni volta mi diceva che voleva stare da solo. Mi era rimasto solo Taeil praticamente. 

Molte volte mi veniva a prendere, aspettandomi davanti alla porta di camera mia, mi pregava di uscire con lui a prendere una boccata d'aria e ogni volta finivamo seduti una panchina, non parlavamo molto, eppure mi faceva stare meglio.

Quel pomeriggio decidemmo di andare al chiosco, rimanemmo fuori all'aperto, sotto la luce del sole, che stranamente stava illuminando Seoul da alcuni giorni d'inverno.

Ci sedemmo in silenzio e poco dopo mi porse il menu. I suoi occhi sono sempre stati così espressivi. Lo vidi sospirare profondamente per poi appoggiare le mani sul tavolo. Se le strofinò leggermente. Successivamente guardò verso il cortile, i suoi occhi si schiarino in parte per colpa del sole, non sembrò gli desse fastidio.

Si alzò per andare ad ordinare e io lo aspettai seduta al tavolo. Mi schiarii la voce un po' agitata e poi guardai il cellulare. Mi tremarono le mani, forse per il freddo, non avevo nuovi messaggi, Yuta non mi aveva ancora risposto. Erano passate tre settimane, lo avrebbero dimesso tra qualche giorno, ne ero certa. Mark mi aveva riferito che ormai si era ripreso del tutto. Il cuore iniziò a battermi velocemente, il suo viso mi passò davanti agli occhi, sussultai, era ancora la mia immaginazione.

Taeil tornò poco dopo con due caffè americani. Il vento si alzò, i suoi capelli si scompigliarono leggermente.

<< Stai bene Hunter? >> mi chiese un po' preoccupato. Non mi accorsi che mi ero incantata guardando il vuoto, mi ripresi subito appena sentii la sua voce.

<< Stavi pensando a Yuta? >> in quel momento non riuscii a pensare ad altro che a quanto suonasse strano il suo nome dalla bocca di Taeil.  Quest'ultimo si sedette poco dopo di fronte a me. Mi guardò intensamente, avvicinandomi la tazza.

Io annuii, era la semplice verità. Abbassai lo sguardo un po' triste. Iniziai a bere il caffè freddo, i miei capelli mi coprirono il viso.

<< Hunter, lo sai che mi dispiace >>

Non me lo aveva ancora detto, anche se me lo aveva fatto da capire più di una volta. Alzai subito lo sguardo e incrociai i suoi occhi. Si avvicinò poi la tazza alla bocca prima di continuare a parlare.

<< Non dovresti soffrire così >>

Il punto è che aveva ragione, ma in quel momento non riuscii a fare altro che a difendere Yuta. Erano ormai settimane che pensavo solo al fatto che era tutta colpa mia e che me lo meritavo nel profondo. Perciò tutto quello che avevo accumulato in quel momento venne fuori, come l'eruzione di un vulcano.

<< Non è colpa di Yuta. Penso sia mia la colpa >> 

<< Non dovresti giustificarlo, lo sai anche tu che non hai fatto niente di male >> 

Come potevo non giustificarlo, lo amavo con tutta me stessa. Qualsiasi cosa facesse lo avrei sempre coperto e perdonato. Eppure in quel momento pensai che Taeil aveva ragione, in cuor mio lo sapevo che non era colpa mia eppure non riuscivo a trovare altra spiegazione.

<< A quanto pare sono sempre io la causa di tutto. E' sempre colpa mia se le persone cambiano >> strinsi forte la tazza, le lacrime iniziarono a formarsi intorno ai miei occhi. Non dovevo piangere, non lì davanti a lui.

<< Che vorresti dire? >> mi chiese avvicinandosi a me, cercò di guardarmi dritto negli occhi ma io abbassai il viso, verso il tavolo.

Non potevo resistere ancora a lungo, il mio cuore stava esplodendo.

<< Yuta si è trovato in questa situazione per colpa mia, non mi sarei mai dovuta avvicinare a lui. Poi tu sei cambiato radicalmente per colpa mia, perchè ti ho rifiutato. Sono stata una stupida >> Mi portai le mani alla testa e iniziai a piangere. Non riuscivo più a trattenermi, in quel momento mi lasciai andare. 

<< Hunter, io sono sempre la stessa persona di prima >> disse con voce ferma, si avvicinò poi a me prendendomi per le braccia. Nonostante in quel momento volessi essere lasciata sola decisi di accogliere il suo gesto. In parte mi rassicurò. 

<< No Taeil. Prima eri così solare, pieno di vita, sempre con il sorriso in volto >> sputai fuori le parole che tenevo dentro da tanto. Era il momento si sfogarmi. 

Lui si alzò per poi inginocchiarsi leggermente vicino a me. Tentennò qualche secondo e poi appoggiò una mano sulla mia spalla.

<< Hunter, non è colpa tua se sono così. Devi credermi, non è per questo >> lo vidi abbassare leggermente lo sguardo, pensando, per poi alzarlo qualche secondo dopo, forse stava cercando le parole giuste.

<< Tu non stai facendo altro che migliorarmi la vita, credimi. Ti chiedo scusa se per un periodo non ci siamo parlati, ma avevo bisogno di capire cosa fare >> deglutì faticosamente per poi continuare. Mi girai di lato per guardarlo in viso, era così sereno.

<< Ricordati quello che ti ho detto Hunter. Io ci sarò sempre per te, combatterò fino alla fine per stare con te. So che questa cosa non è ricambiata, ma cercherò di darti tutto quello che posso. Prima o poi ci riuscirò >> disse per poi alzarsi in piedi e tirare fuori un fazzolettino di carta dal suo zaino. Me lo porse con cura con le mani, poi mi accarezzò la schiena. 

Era così strano quel gesto, eppure mi fece stare magicamente meglio. 

Anemone | Yuta NakamotoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora