23 - wake up

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Hunter pov

Lo rincorsi per tutto il tragitto, continuò a camminare con passo veloce, fino davanti alla porta principale del dormitorio. 

In quel momento mi sentii abbastanza agitata, stavo veramente per andare in camera sua? In un certo senso non vedevo l'ora di vedere le sue cose, capire meglio quali fossero le sue passioni, che tipo di persona fosse in realtà e questa era l'occasione perfetta. 

Prendemmo l'ascensore. Schiaccio il pulsante del sesto piano, l'ultimo. Eravamo vicini, aspettando che la porta si aprisse. Potevo sentire il suo respiro. C'era così silenzio che potevo sentire persino i suoi orecchini scontrarsi. Lui tenne per tutto il tempo lo sguardo fisso davanti a sè, tenendo le mani in tasca. 

Mi girai e lo osservai di profilo, persino sotto la luce dell'ascensore appariva perfetto. La sua mascella si contrasse leggermente. Sapeva che lo stavo guardando.

La porta si aprì e lui uscì velocemente girando l'angolo a sinistra, continuò fino in fondo. In quel piano dell'edificio c'erano veramente poche camere, ne avrò contate 5 in totale. Mi sembrò molto strano, nel mio piano erano una attaccata a quell'altra. 

<< Aspettami qui fuori >> Mi disse soffermandosi davanti alla sua porta. Estrasse le chiavi da una tasca del suo zaino.

Io annuii, posizionandomi davanti. Lui aprì leggermente la porta per entrai. Vidi che le tende coprivano la luce del sole provenire dalle finestre. Notai solo un gran buio e la fine del letto, sembrava un letto matrimoniale. Che strano.  Forse per questo c'erano poche camere, erano più grandi forse per contenere più letti matrimoniali. Però che strano non li avevo mai visti in stanze da due. 

Sentii del rumore provenire dalla sua stanza. Mi sollevai sulle punte per poi lasciarmi andare, che palle, avrei voluto proprio vedere camera sua.

Lui uscì subito dopo, sbattendo la porta. Aveva tutti i capelli davanti al viso, forse per il brusco movimento. Me li porse in mano, con delicatezza.

<< Per favore, trattali bene >> Mi disse abbassando lo sguardo, sembrò che ci tenesse tanto, non me lo disse in modo minaccioso ma quasi dolce.

<< Ti ringrazio Yuta, mi darò da fare, te lo prometto >>

Il resto del sabato, la domenica e tra le pause del lunedì lo passai a leggere quei due fatici libri, saltando i capitoli che non c'entravano niente. Mi sembrò molto interessante, considerando che erano stati venduti in Yen. Provenivano dal Giappone. Che strano, forse li aveva presi quando ancora abitava là o forse li ha presi durante un viaggio.

Avevano un buon odore, da vecchio libro. Le pagine erano leggermente usurate e ingiallite ai bordi. Cercai di trattarli nei migliori dei modi, li sfogliai con gran cura.

Era giunto già martedì. Io e Yuta ci saremo visti a breve sempre in biblioteca. Questa volta arrivai con 15 minuti di anticipo, dopo aver attraversato tutto lo spazio, senza vederlo, mi sedetti in un tavolo libero. Ero pronta, avevo letto tutto, gli avrei dimostrato che si sbagliava su di me, che ci tenevo tanto a imparare e che non sarebbe stata una fatica lavorare con me.

Preparai tutte le cose sul tavolo. Mi sistemai la camicia tirandola dai polsini. 

Ad un certo punto lo vidi infondo, varcare l'entrata dopo aver passato il suo badge alla signora della biblioteca. Era bellissimo, come sempre. Indossava una camicia lunga bianca satinata, sotto dei pantaloni larghi neri. 

Mi vide subito, forse perchè ero l'unica della stanza a fissarlo. Si diresse nella mia direzione, per poi appoggiare la sua giacca sulla sedia. 

<< Questa volta sei più in anticipo di me >> Disse ridendo sarcasticamente. Mi faceva così piacere vederlo felice. 

<< Ciao Yuta >> Ero veramente felice in quel momento e forse anche lui. Gli occhi gli brillavano.

<< Hai fatto i compiti? >> 

Vidi che era di buon umore. Questo mi rallegrò ancora di più.

<< Certo, ho letto tutto. Sono pronta per iniziare a scrivere >> Dissi appoggiando le braccia sul tavolo aspettando che sistemasse le sue cose.

Diede una leggera occhiata ai due libri che mi prestò qualche giorno prima e che avevo riposto uno sopra l'altro sul tavolo.

Lui tirò fuori il computer e alcuni fogli da un raccoglitore. Gli caddero alcuni fogli per terra. Li raccolse subito, non riuscii a fare in tempo ad aiutarlo. 

Li appoggiò sul tavolo in modo disordinato. Notai però che l'ultimo, leggermente stropicciato, era un disegno. Forse aveva raffigurato qualcosa per la tesina. Così lo presi, incuriosita.

<< Che cos'è questo? >> gli chiesi dopo averlo preso in mano. Lui era ancora intento a sistemare lo zaino che neanche se ne accorse.

Era un fiore. Non sapevo dire quale però. C'erano scritte alcune cose in giapponese. 

<< No, non guardarlo>> Mi disse strappandomelo dalle mani, mi sembrò agitato << Non centra con la tesina >>

Io lo guardai perplessa. Era un suo disegno? Era bellissimo quel fiore, nonostante lo avessi visto di sfuggita. Lo aveva disegnato benissimo.

<< Scusami >> Abbassai lo sguardo. 

Lui lo ripose dentro al raccoglitore e iniziò a guardare gli altri fogli, spiegandomi alcune ricerche che aveva fatto. Ipotizzando da dove iniziare e da dove finire. Trovò interessanti informazioni sugli scavi, su come è stato ritrovato, sul restauro e sul suo significato. Era stato bravissimo, ci avrà dedicato tantissimo tempo. 

Iniziammo a parlare poi di quello che avevo letto e iniziammo a scrivere insieme al computer. Mi sembrò molto entusiasta di quello che stava facendo, non era scocciato. Inoltre molto spesso mi interpellò, ci teneva alla mia opinione. 

Passammo due ore così. Ci dimenticammo persino di fare una pausa. Non riuscimmo però a finire, ci mancava pochissimo ed eravamo abbastanza distrutti. 

<< E' meglio se ci fermiamo qui per oggi >> Gli dissi strofinandomi gli occhi. Rimasi concentrata per così tanto tempo che mi iniziarono a fare male gli occhi.

Lui annuii, sbadigliando.

<< Andiamo a prenderci una boccata d'aria >> Disse mettendo via le sue cose. Io lo seguii senza dire niente. 

Ero stata davvero benissimo. Non poteva essere vero. Non poteva essere la stessa persona. Per la prima volta nella mia vita mi sentii a mio agio con lui e forse anche lui provò lo stesso, spero. 

Fuori in giardino si appoggiò al muretto dell'università. Tirò fuori una sigaretta per fumare. Si spostò i capelli all'indietro e poi mi guardò sospirando.

Abbassò lo sguardo, aspirando. Io continuai a guardarlo, non potevo non guardarlo. Iniziarono a tremarmi le mani. Cosa mi stava succedendo? 

Perchè in quel momento mi stava venendo un'irrefrenabile voglia di baciarlo? Non avevo mai sentito dentro di me un sentimento del genere. 

Cercai di guardare oltre, cercando di calmarmi e distrarmi. Lui non avrebbe mai provato lo stesso per me. 

Anemone | Yuta NakamotoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora