19 - work it

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Hunter pov

Eravamo io, Miyeon e Yuqi al solito tavolo della mensa. Davanti a noi avevamo un po' di carne, il Kimchi e altre verdure. stavamo mangiando in silenzio quando notai con la coda dell'occhio che due mani si erano appoggiate su un lato del tavolo vicino a me.

<< hyung, è quella con i capelli lunghi neri >> disse una persona a bassa voce. Alzai lo sguardo, cercando di capire chi fosse. 

<< Ancora tu, non ci posso credere >> disse quasi divertito guardandomi. Smisi subito di sorridere, era Yuta. Che cazzo ci faceva qui? Voleva discutere di come ci aveva assegnato il professore di storia dell'arte classica?

<< Tu >> Disse Miyeon stringendo gli occhi guardando dietro di Yuta. Sbucò dalle sue spalle, era Mark. Perchè erano qui tutti e due?

<< Yuta dì qualcosa >> Disse Mark a bassa voce. Per qualche secondo io e Yuta ci guardammo negli occhi, intensamente. Era come una calamita, non riuscivo a fare altro se non a perdermi nei suoi occhi.

<< Quindi... >> disse cambiando direzione verso Miyeon << Devi essere tu la ragazza che vuole uccidermi, cito testualmente, a mani nude, posso sapere perchè? >> 

Sembrava in un certo senso divertito dalla situazione, non era per niente preoccupato o impaurito. 

<< Lo sai perchè >> Disse indicandomi con il volto. Lo sguardo di Yuta si fece più cupo.

<< Cosa cazzo le hai raccontato, eh? >> 

Alzò la voce e cercò di avvicinarsi per sollevarmi il viso.

<< Hyung, che è successo? >> Disse Mark sbuffando e portandosi le mani in testa.

<< Era lei, pensavo fosse lei la spia, te ne avevo parlato. Non ti avevo però detto che l'avevo minacciata. A quanto pare questa ragazzina ha raccontato tutto alla sua migliore amica >>

Mark si scrollò le spalle e se ne andò spedito scuotendo la testa. 

Yuta tornò a guardarmi, dimenticandosi di Miyeon e di quello che aveva detto al suo amico. 

<< Ti chiedo scusa Hunter >>  mi disse dritto negli occhi. Potevo sentire persino il suo respiro. Erano delle scuse sincere, l'avevo capito subito e anche Miyeon lo percepì, non disse niente. 

Io feci una piccola smorfia, quasi come per dirgli non importa, non ti preoccupare e riabbassai lo sguardo. Potevo sentire ciò che provava, anche solo da come teneva le mani sul tavolo. Si strinse nelle spalle e poi se ne andò in silenzio.

Quelle parole mi colpirono nel profondo. Si era scusato con me, in un modo sincero. Non me lo sarei mai aspettato.

-

Il giorno dopo andai a lezione di storia dell'arte contemporanea. La mattinata era iniziata bene, ero andata alla mensa a fare colazione, stranamente. Mi sentivo decisamente bene, al contrario di Yuqi, che mi avvertì che non ci sarebbe stata, aveva un terribile mal di testa e preferiva rimanere sotto alle coperte al caldo.

Mi sedetti da sola in una fila laterale, nei posti dietro. Tirai fuori le mie cose e iniziai a guardare il cellulare. 

Ad un certo punto sentii una presenza alla mia sinistra.

<< Vedo che sei da sola oggi >> poi continuò << posso sedermi vicino a te? >>

Mi girai, ma capii subito dalla voce che si trattava di Taeil. Aveva un sorriso stampato in volto e i suoi occhi brillavano. Vidi che con una mano teneva lo zaino in spalla e con l'altra si reggeva sul tavolo dove avevo preso posto. 

<< Certo >> dissi sorridendogli. Alla fine ero veramente contenta di vederlo, non parlavamo da quella volta dietro al dormitorio.

Mi apparve il viso di Yuta in mente, per un secondo, il modo in cui mi strinse, scacciai via quel pensiero.

<< Come stai? >> 

Era la prima persona dopo tanto tempo che me lo chiedeva. Non ero molto preparata, non sapevo come rispondere, perciò mi limitai a un semplice "bene, dai ".

Continuò a guardarmi, per qualche secondo, ogni tanto sussultando, mentre io iniziai a guardare il mio quaderno.

<< Ti volevo chiedere una cosa, ti andrebbe di andare a disegnare insieme? Come abbiamo fatto qualche giorno fa >> poi continuò grattandosi la testa << Magari ci mettiamo su due panchine separate, se vuoi, così puoi disegnare liberamente >> mi chiese sorridendomi. Cercò forzatamente il mio sguardo.

Non volevo dirgli di no, dopotutto era uno mio compagno di corso, non volevo fare brutta figura, perciò gli risposi di sì, che mi avrebbe fatto piacere. Nonostante provassi costante ansia nei suoi confronti, per il suo livello di tecnica.

<< Ti va se facciamo giovedì pomeriggio? O devi studiare ? >> Mi chiese grattandosi nuovamente la testa, forse dall'imbarazzo.

<< Per me va benissimo, non ho impegni >> gli risposi sorridendo

Alla fine poteva essere una bella opportunità, potevo chiedergli dei consigli o sapere se aveva già studiato arte. Volevo proprio capire se avesse frequentato un qualche liceo o istituto d'arte,  o anche un'accademia.

-

Nel pomeriggio tornai in camera, non avevo molta voglia di stare fuori, potevo cogliere l'occasione di guardare un film o leggere un libro.

Mi strascicai fino al quarto piano, avevo lo sguardo fisso sugli scalini. Non facevo altro che pensare a Yuta, era proprio questo il problema. 

Appena arrivai in camera trovai Miyeon iper agitata. Continuava a muoversi interrottamente per la stanza, avanti e indietro dal mio letto al suo. Che stava succedendo? 

<< Hunter aiutamiii >> Mi disse buttandosi addosso alle mie braccia. << Doyoung vuole vedermi, è fuori dal cancello dell'università >> poi continuò guardandomi negli occhi << Dovrei andare? >> 

Io sgranai gli occhi, pensavo che la faccenda fosse chiusa, invece no. Per un attimo pensai al fatto che molto probabilmente Miyeon mi avrebbe mai smesso di amarlo, ma non potevo permetterle di stare male. L'ultima volta era tornata a pezzi.

<< Miyeon, no, non andare >> continuai stringendola << ti farai solo del male, credimi. Devi cercare di andare oltre >>

Lei scoppiò a piangere, forse per la sincerità del modo in cui le dissi quelle parole. Lo sapeva anche lei, che non era la cosa giusta da fare. Che non era più la persona giusta, nonostante provasse amore.

<< Hunter, è difficile. Perchè l'amore è cosi? Perchè l'amore è sofferenza? >> 

Anemone | Yuta NakamotoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora