3 - black on black

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Hunter pov


La giornata era iniziata veramente bene. Io e Miyeon ci siamo svegliate presto per essere preparate per la prima lezione dell'anno. Dopo aver fatto colazione alla mensa ci siamo dirette nell'altro edificio. Miyeon mi spiegò che al piano terra, nel corridoio a destra dell'entrata, ci sono i vari armadietti per sistemare i libri e altre cose ingombranti ma utili per le lezioni. Mi aspettavo una cosa del genere, ma quando mi ritrovai davanti al corridoio mi resi conto che era enorme, pieno di armadietti, ce ne saranno stati almeno 500. 

Mi diressi verso il numero che mi avevano assegnato e scritto sul foglio di iscrizione, passai davanti ad alcuni ragazzi appoggiati agli armadietti, stavano parlando, non si accorsero neanche di me, ma in un certo senso mi sentii a disagio. Erano tutti sconosciuti, tutti potevano giudicarmi per il mio outfit strano, per niente simile allo stile soft che vedevo sugli altri ragazzi dell'università. Tutti indossavano camicie, maglioncini monocromatici, pantaloni neri un po' eleganti, pochi avevano i jeans larghi come me. Io indossavo una maglia a maniche lunghe bianca e sopra un maglione nero strappato e sfilacciato fatto da me qualche mese prima. 

Decisi di aprire lo sportello dell'armadietto per metterci dentro i quaderni che avevo portato per le altre lezioni di Storia dell'arte contemporanea e pittura. 

Mi voltai un attimo per capire se Miyeon aveva già finito si sistemare le sue cose o mi aveva lasciata lì in mezzo a gente che non conoscevo. Proprio in quel momento mi resi conto che un ragazzo stava attraversando il corridoio per dirigersi verso l'atrio. Era vestito con una giacca di pelle leggermente rovinata, sotto una camicia bianca e dei pantaloni neri semplici. I suoi capelli bianchi gli ricadevano perfettamente sul colletto della giacca, mentre il ciuffo davanti gli copriva un po' gli occhi. Era lui. Cercai di non guardarlo troppo ma notai ancora i suoi occhi spenti, che guardavano dritto. E' come se attorno a lui non ci fosse nessuno, non prestava attenzione agli altri. Una volta che girò l'angolo tornai a fissare l'armadietto, mi sembrava così surreale, lui mi sembrava totalmente diverso dagli altri ragazzi che avevo visto qui dentro. 

Dopo poco Miyeon mi venne a recuperare e ci dirigemmo nell'aula di Archeologia e storia dell'arte classica. C'erano ancora molti posti liberi, effettivamente eravamo in anticipo di dieci minuti. Il professore non era ancora arrivato. Decidemmo quindi di sistemarci nel tavolo in penultima fila, nonostante volessi andare avanti di qualche posto. 

Poco dopo altri ragazzi si sedettero facendo un gran rumore e parlando ad alta voce tra di loro. Cercai di farmi i fatti miei, aprendo il quadernino che avevo davanti e scrivendo la data di oggi. Miyeon intanto era persa a guardare verso la cattedra.

Ad un tratto, prima che entrasse il professore, sentii vicino a me un forte odore di sigaretta, lo percepii sempre più intensamente, fino a quando una persona mi passò davanti, andandosi a sedere in prima fila. 

Non ci potevo credere. Mi stava perseguitando. Me lo stavo trovando ovunque. 

Più cercavo di guardare oltre più mi ritrovavo a guardare i suoi capelli. Erano veramente bellissimi davanti alla luce del sole che risplendeva oltre la finestra. Appena si sedette si tolse la giacca appoggiandola oltre la sedia. Notai la sua camicia bianca, pulita, stirata molto bene, tirare all'altezza delle spalle, per via del movimento. Questa cosa mi fece sussultare. Era un movimento così normale, quotidiano, ma mi ritrovai ferma ad ammirarlo, come faceva ad essere così armonioso, nonostante la sua espressione stanca?

<< Ma che stai guardando? >> Mi chiese Miyeon avvicinandosi a me con la testa.

Mi ricomposi cercando di essere il più naturale possibile. Mi sentivo in imbarazzo, ancora una volta.

<< Nessuno, perchè? >>

<< A me sembrava stessi guardando qualcosa con molta intensità. C'è qualcosa oltre la finestra? >> Si sporse curiosa per capire da dove derivasse il mio interesse. 

<< No ti prego dimmi che non stavi guardando Yuta Nakamoto >> 

Effettivamente non mi resi conto che vicino a lui non c'era nessuno, era da solo in prima fila, neanche dietro di lui c'era qualcuno, ero fregata. Non potevo fare altro che annuire.

<< Si ma parla piano >>

Lei scoppiò a ridere e io cercai di trattenerla dal farlo. Così mi avrebbe messo ancora più a disagio, speriamo che nessuno se ne accorga. 

<< Una cosa del genere non l'avevo mai sentita, tu sei fuori di testa >> mi disse continuando a ridere.

In quel momento non pensai più a niente, neanche agli altri miei compagni. Tutto stava svanendo attorno a me. Persino lui stava svanendo. 

Quindi, si chiama Yuta Nakamoto. 

Anemone | Yuta NakamotoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora