64 - quiet down

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Yuta pov

Iniziai a sentire alcune goccioline scendermi verso gli occhi e poi oltre le guance, tutto ad un tratto un dolore lancinante alla testa. Era sudore? Perchè non riuscivo a reagire?

Mi sembrava di essere in una bolla, anzi in un vortice che mi stava conducendo verso il vuoto assoluto. Non sentivo niente, mi sembrava di volare. Solo un forte dolore alla nuca e sopra all'orecchio. 

Cercai di raggiungerli per grattarmi ma non ci riuscii, non sentivo più il mio corpo e non sapevo neanche più se ne facevo parte. Sentivo me stesso ma non vedevo niente. Forse ero morto, pensai. E' così che si sente una persona quando lascia la Terra?

Sentii altre goccioline passarmi sul naso. Era così insopportabile, non potevo togliermele. 

Poi in lontananza sentii un suono fisso, stava diventando sempre più vicino, sempre più forte e strillante. 

Poco dopo riuscii ad aprire gli occhi, ne avevo abbastanza, sentivo così tanto fastidio dovevo fare qualcosa. Solo allora mi ritrovai in una camera, non era la mia. 

Non riuscivo a vedere molto bene, il tutto divenne sfocato e confuso, ma non potevo ritornare dove ero prima. Cercai con tutto me stesso di aprire di più gli occhi, finchè non vidi che ero coperto da un lenzuolo bianco, le mie mani erano scoperte, piene di tubicini. 

Ma cosa stava succedendo?

Piano piano riuscii a sentirmi le gambe, i piedi e infine le dita. Da quanto tempo ero lì? Per un attimo pensai di essere in un universo parallelo, dopo la morte.

Successivamente, qualche istante dopo, vidi alcune persone correre verso di me, erano tutte vestite di bianco. Erano intenti a guardarmi e a controllare lo schermo alla mia destra. Sentii nuovamente gli occhi pesanti, non dovevo chiuderli, non volevo tornare in quel vortice. 

Le persone intorno a me parlarono ma io non riuscii a capire molto, tutto rimbombava nella mia testa fino allo sfinimento. 

<< Yuta, Yuta mi senti? >> chiese una donna alla mia sinistra, non la vedevo molto chiaramente ma non mi sembrò di conoscerla. Cercai di girarmi il più possibile verso di lei, volevo vederla meglio. Altre persone mi fermarono riappoggiandomi al letto sotto di me. 

Poco dopo mi passò una luce davanti agli occhi, mi bruciarono per qualche istante e li strizzai di conseguenza.

<< Ci vede e ci sente >> disse ancora la donna guardandomi preoccupata. 

<< Yuta riesci a muovere le dita della mano? >> mi chiese un altra persona, questa volta un signore sulla sessantina, era pelato e aveva degli occhiali buffi. In quel momento mi venne quasi da ridere ma non so come non ci riuscii. Sentii di avere pochissima forza, gli occhi tornarono pesanti.

Rivolsi lo sguardo verso la mia mano destra e poco dopo mossi il pollice e l'indice. Mi sembrò quasi strano in quel momento, quello era il mio corpo, eppure perchè lo sentivo così distante da me?

Iniziò a girarmi la testa e poco dopo non vidi più niente, sentii solo le ultime parole del signore vicino a me.

<< Bene ora lasciamolo riposare, si deve riprendere >>

-

Quando mi risvegliai non capii bene quanto era passato. Ero in un'altra camera, sempre da solo. Questa volta era più grande e con un arredamento molto semplice. Vicino a me trovai un comodino con sopra un vaso con un fiore. Era giallo. Era il mio colore preferito.

In quel momento mi erano tornati molti ricordi alla mente. Per qualche minuto la mia mente fu sovrastata dal viso di Jungwoo e infine da quello di Ten riverso sull'erba.

Anemone | Yuta NakamotoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora