Andrà Bene

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C'erano tante cose che ancora non capivo bene di Andrew pur lavorando a stretto contatto con lui in tutti quegli anni. Tra le tante cose che non mi spiegavo figuravano in netto vantaggio quelle più inspiegabili: il perché doveva sbattere la porta quando entrava in una stanza, perché beveva il caffè amaro quando lo voleva zuccherato, o perché mi faceva andare nel suo ufficio se poi doveva stare in silenzio a guardare verso la city lasciandomi in balia dei miei pensieri più controversi proprio come quella mattina. In quelle circostanze, le uniche armi a mia disposizione erano il colpetto di tosse oppure il buttare tutto a terra nella speranza di attirare la sua attenzione. Quella mattina però, essendo piena di bozzetti catalogati alla meno peggio, optai per il.solito colpetto di tosse riuscendo nel mio intento. Lui mosse il capo leggermente verso destra come se si fosse accorto nello stesso istante che io fossi lì. 

« Anita, cercherò di essere più celere possibile cercando di non rubarti altro tempo prezioso... », esordì Il mio capo voltandosi finalmente dalla mia parte. « Il discorso è questo, l'ingegnere che doveva venire qui oggi si è ammalato e il sostituto verrà la prossima settimana... Quindi hai tutto il tempo di rivedere i bozzetti e correggerli! »,

Bene, ma non benissimo.

Avevo passato notti insonni su quei bozzetti e il solo pensiero di dover rinviare tutto alla settimana dopo mi metteva agitazione. 

E poi odiavo gli ingegneri. 

A parte mia sorella e mio cognato odiavo proprio quella categoria, odiavo lui e il suo ricordo.

" Le sue parole erano state chiare: non voglio stare più con te. Quelle parole, seppur dette con la calma assoluta, avevano innescato dentro di me una guerra. 

Ero rimasta come di ghiaccio davanti a tale affermazione uscita dal cilindro come uno di quei coniglietti simpatici che vedi maneggiare ai prestigiatori. Anche lui, a suo modo, era stato un prestigiatore. Era riuscito a camuffare bene cosa "non" provava per me facendomi cadere nella sua trappola.

La porta che si era chiuso dietro, sembrò ancora sobbalzare minuti dopo la sua sparizione dietro di essa talmente l'aveva  sbattuta forte.

Singhiozzai. Per la prima volta in vita mia singhiozzai. 

Poi, l'istinto di sopravvivenza prese il sopravvento spingendomi velocemente verso la porta chiusa. Non volevo che finisse tutto così. 

L'aprii senza indugio e guardandomi intorno mi avviai verso l'uscita. Lui era ancora lì, fermò davanti al marciapiede in procinto di salire in uno dei taxi che si era fermato al suo cenno. 

Lo chiamai a perdifiato. Senza farmi domande, senza pensare a dove mi trovassi, senza paura. Lui alzò i suoi occhi verdi su di me per un breve istante prima di entrare dentro il taxi senza aggiungere altro. 

Gridai quel no a lui e a me stessa. Quella negazione che il mio cuore suggeriva si perse nel traffico Milanese quasi dissolvendosi nell'aria. Con quel poco di fiato che mi era rimasto nei polmoni, mi precipitai verso l'auto bianca che stava avanzando ingranando la marcia. Continuai a chiamarlo nella speranza di attirare nuovamente la sua attenzione, ma l'auto non cessò la sua corsa neanche per un secondo.

Caddi rovinosamente a terra tra il clamore generale sbucciandomi entrambe le ginocchia. Fu in quel momento che mi liberai di quel pianto che avevo trattenuto davanti a lui per non fargli vedere quanto fossi fragile e inerme di fronte ad una situazione del genere. Un signore di mezza età, volto a compassione verso quella ragazza che piangeva senza sosta, mi diede la sua mano aiutandomi nell'impresa titanica di rialzarmi. Piansi ancora molto nei giorni,nelle settimane e in quei due anni che ne seguirono  Lui mi aveva devastata. Lo odiavo."

Ogni Parte Di NoiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora