La Cosa Più Preziosa

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Durante la mia mattinata allo studio, non mi ero fatto mancare niente pur sentendomi sotto un treno. Avevo mordicchiato i cornetti che aveva preso Vanda al bar accanto, avevo riso e scherzato con la signora Pedroni, e avevo chiamato Anita quanto bastava per non risultare ossessivo compulsivo. Quella sensazione di inadeguatezza, che ormai aveva preso possesso di me, mollava per un po' la presa, ogni qualvolta che ascoltavo la voce di Anita. La sua risata, il modo in cui pronunciava la parola "amore" riferendosi a me, e la sua felicità contagiosa per quel biglietto con i nostri nomi, mi faceva stare bene. Tutta quella situazione "famigliare" e di affetto incondizionato, stava riportando indietro la mia anima.

« È stato davvero intenso questo primo giorno di lavoro. », affermai lavando le mani nel piccolo lavabo piazzato dentro la palestra.

« Già, e le signore erano davvero entusiaste del tuo lavoro! », asserì Mirko, ridendo passandomi uno scottex.

« Adesso ho solo voglia di andare a casa e dormire tra le braccia di Anita. »

« Peccato che tu non andrai a casa... », ridacchiò lui, uscendo dalla stanza.

Lo seguì subito, lanciando il foglio di carta nel cestino proprio sotto il lavabo.

« Mi, ma in che senso? »

« Sta venendo Saverio a prenderti. », rispose con la sua solita tranquillità e il suo sorriso da persona informata sui fatti.

« Saverio? », chiesi allibito ricevendo un segnale di assenso da parte del santo che in quel momento tutto sembrava tranne che quello.

« Se ti stai chiedendo se sono stato io ad organizzare la serata, la risposta è no. E comunque, ti farà bene stare in sua compagnia. »

« Non lo metto in dubbio, ma sinceramente me ne vorrei tornare a casa. Non ho tutta questa voglia di fare baldoria. »

« La smetti di fare il cazzaro e indossi il cappotto? », domandò Saverio, spuntando dalla porta semi aperta.

« Quindi era già qui? », continuai con la mia serie di domande verso il santo che somigliava sempre di più ad un boia.

« Signorino, io inizio a scendere. Ti do due minuti di tempo. Non farmi aspettare. », replicò con la sigaretta in bocca ancora spenta, prima di sparire dietro di essa

Rimasi a fissare la porta lasciata aperta da Saverio come un cretino, prima che Mirko, attirasse nuovamente la sua attenzione verso di sé.

« Ti conviene sbrigarti, mi sembra abbastanza determinato. », ridacchiò lui prima di entrare dentro lo studio.

Fu in quel momento che iniziai a sorridere. Non avevo ben afferrato chi avesse organizzato tutto, ma l'idea di passare una serata in sua compagnia come ai vecchi tempi, iniziò a piacermi. Indossai il cappotto componendo il numero di Anita, e chiudendomi la porta alle spalle, presi le scale così da avere più tempo per parlare con lei.

« Amore! », la sua voce allegra mi scaldò il cuore, facendomi pentire per un momento di aver ceduto a quella serata con l'avvocato.

« Amore mio. », risposi a quel suo richiamo prima di mettere anche io la sigaretta in bocca.

« Allora, giornata superata? », domandò lei tranquilla.

« Alla fine si. Credevo che sarebbe stato difficile per me riprendere il tutto, invece è stato anche un toccasana per me. Certo, se tu fossi stata qui, sarebbe stato tutto più bello.», sospirai piano. « Anche se credo che le mie cinquecento chiamate, abbiano compensato bene. »

« Diciamo che compensi bene in molti campi, dottor Mancini... », il suo tono della voce cambiò, alludendo a qualcos'altro che avevo ben afferrato.

« In realtà al momento mi sento mezzo impotente, quindi non so fino a quando potrei compensare... », risi prendendo l'accendino davanti al grande portone di vetro.

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